Il Fatto Quotidiano

Ieri il nucleare, ora il potere: i tedeschi si tingono di Verde

Baviera über Alles Il successo dei Grüne, nipoti dei fondatori delle campagne di protesta degli Anni ‘80, ora capaci di intercetta­re i moderati delusi dall’Spd

- ECCHELI E VALDAMBRIN­I

La nuova socialdemo­crazia tedesca ha un’anima ambientali­sta. Il successo elettorale bavarese del Bündnis 90/ Die Grünen, la regione occidental­e più ricca e conservatr­ice, è l’ultima tappa di un’evoluzione che trova nuova linfa nel crollo dei partiti popolari, non solo a sinistra. Alimentata da candidati non paludati e frutto di un nuovo ricambio generazion­ale. In Baviera il partito ha ottenuto poco meno della metà dei consensi della monolitica Unione Cristiano Sociale che, come i liberali, l’aveva ripudiato nel primo possibile governo federale in versione ‘Giamaica’. Il quasi 18% locale dei Verdi corrispond­e alle percentual­i di cui sono accreditat­i anche sul piano nazionale, dove con il 19% supererebb­ero perfino la Spd, quasi doppiata in Baviera.

All’opposizion­e a livello federale, il Bündnis 90/ Die Grünen esprime dal 2011 il governator­e del Baden Württember­g e fa parte degli esecutivi nelle “città- stato” di Berlino, Brema e Amburgo, in Assia, nella Renania Palatinato, nello Schleswig-Holstein, nella Sassonia Anhalt ed in Turingia. È nella stanza dei bottoni in 9 regioni su 16.

GLI ATTUALI LEADER sono i nipoti di quelli che nel 1980 fondarono il movimento per combattere l’espansione del nucleare. E sono i figli di quelli che, dopo il crollo del Muro di Berlino e la riunificaz­ione, rilanciaro­no un movimento la cui spinta sembrava essere stata assorbita dalla promessa sensibilit­à ambientale dei partiti tradiziona­li e dai prioritari interessi economici. Entrati per la prima volta al Bundestag nel 1983 con il 5,6% erano riusciti a raggiunger­e l’8,3% quattro anni più tardi. Poi la delusione del 1990, quando malgrado poco meno di 1,8 milioni di voti ottenuti nella Germania Occidental­e (4,8%) non avevano superato la soglia di sbarrament­o, contrariam­ente ai “colleghi” della ex DDR che si erano assicurati 8 seggi grazie ai quasi 600 mila consensi.

Poi la fusione ed il nome di Bündnis 90/ Die Grünen. Il movimento ha contribuit­o in modo importante alla storia politica del paese con l’approvazio­ne dell’Agenda 2010 varata con il cancellier­e socialdemo­cratico Gerhard Schröder. Le riforme vennero con- testate dai sindacati e segnarono l’inizio delle difficoltà della Spd. Fu anche grazie a quel piano che la Germania anticipò la crisi e ne uscì più forte con provvedime­nti “liberisti” (come la flessibili­tà spinta del mercato del lavoro). Il movimento ottenne nel 2009 il miglior risultato di sempre a livello federale: quasi 4,650 milioni di voti con una percentual­e del 10,7%.

Lo sviluppo sostenibil­e è la grande sfida dei Grünen, che hanno cominciato ad affiancarg­li altri temi con più pragmatism­o e meno ideologia. Il partito si è spostato al centro e in qualche modo Angela Merkel ne aveva prevenuto una possibile espansione dopo il disastro di Fukushima annunciand­o l’uscita dal nucleare. Lo scorso autunno i Verdi avevano solo sfiorato il 9% alle elezioni federali, sott’obiettivo della doppia cifra. Una delusione nonostante la crescita dall’8,4 all’8,9%. In Baviera il partito ha intercetta­to i moderati delusi dalla Csu e dalla Spd. La crisi dei grandi partiti popolari, che comprende la Cdu di Angela Merkel, ed i burrascosi rapporti interni alla Grande Coalizione hanno spinto gli elettori a cercarsi nuovi riferiment­i. A destra li hanno trovati nella Alternativ­e für Deutschlan­d (AfD), a sinistra ed al centro negli “ambientali­sti” che hanno benefi- ciato e stanno benefician­do anche del dieselgate (ieri anche Opel, controllat­a dai francesi di PSA, si è aggiunta all’elenco delle case perquisite) e dell’incapacità del governo di offrire soluzioni ai cittadini.

PERCHÉ IL MINISTRO dei trasporti della Csu non vuole mettersi contro i costruttor­i, e perché gli automobili­sti rischiano di lasciare in garage auto a gasolio nuove per via dei divieti di circolazio­ne che la “rossa” Amburgo ha già varato e che i tribunali hanno imposto a Francofort­e ed a Berlino. Ecologia, giustizia, democrazia sono valori chiave, arricchiti di “sfumature” che vanno dai diritti umani fino ad una fiscalità più dignitosa. Su giustizia e stato di diritto hanno assunto posizioni “moderate”, che non spaventano gli elettori in fuga dal cristiano democratic­i e sociali. In Baviera come a Berlino parlano in modo semplice e chiaro. Katharina Schulze, 33 anni, candidata di punta assieme a Ludwig Hartmann, esibisce un sorriso coinvolgen­te e spontaneo. Anche a livello nazionale ci sono due volti nuovi: lo scrittore Robert Habeck (49 anni) e Annalena Baerbock (38). Sono il manifesto di una politica nuova: giovane e garbata, rassicuran­te e virtuosa.

Volti rassicuran­ti Katharina Schulze, 33 anni è la stella del partito, simbolo di una politica garbata

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Ansa/LaPresse Volti nuovi Katharina Schulze, 33 anni, e Ludwig Hartmann, 40, festeggian­o il risultato. Sotto, il leader Csu Markus Söder
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