Il Fatto Quotidiano

Modello leghista da Voghera a Vigevano

Scuole e case popolari: la guerra della burocrazia contro gli stranieri

- DM

Lodi, ma non solo. E non solo mense e scuolabus. Anche, ad esempio, le case popolari. Il concetto tutto salviniano e leghista è sempre lo stesso: “Prima gli italiani”. Un refrainche piace a molti, soprattutt­o se accoppiato al “prima chi ne ha diritto”, ma che nella pratica si porta dietro un rischio di discrimina­zione molto alto. Le politiche locali di esclusione degli stranieri da alcuni diritti fondamenta­li come la casa e la scuola oggi danno fuoco alle polveri di una guerra fatta di carte e non solo. La delibera della giunta leghista di Lodi fa leva sul “rispetto delle regole”. Per accedere a tariffe agevolate bisogna portare certificaz­ioni ori- ginali di non possesso di beni immobili nei paesi di origine. In alternativ­a lo straniero dovrà pagare la tariffa massima. L’autocertif­icazione non basta più. Lo dice Lodi, lo hanno detto ancora prima il Comune toscano di Cascina (Pisa) e la sindaca leghista Susanna Ceccardi, nonché consiglier­a del vice premier Salvini. In questo caso il tema sono le case popolari.

Risultato: il 75% degli aventi diritto ora sono italiani. A Cascina si fa leva sul fatto che esiste la possibilit­à di chiedere ai cittadini comunitari ed extracomun­itari certificaz­ioni sul possesso o meno di beni immobili. Si tratta di un decreto del presidente della Repubblica del 2000. È lo strumento utilizzato oggi a Lodi, ma anche a Vigevano, ma anche a San Giuliano milanese. Un risiko di Comuni quasi tutti a guida leghista.

MA PRIMA DI LOROc’è stato il caso di Voghera. Anche qui la giunta era del Carroccio, anche qui il regolament­o modificato imponeva carte e certificat­i originali. Tutto, però, è finito nel 2013, quando la Presidenza del consiglio con un decretoad hocsemplif­ica e parifica i documenti da presentare per aver accesso a tali prestazion­i. Fuori da qualsiasi tecnicismo, si afferma che la dichiarazi­one del reddito (per la quale vale l’autocertif­icazione) comprende anche i beni immobili eventualme­nte posseduti in patria. Spiega poi che “allo straniero è riconosciu­ta parità di trattament­o”. Dunque il documento del 2013 supera quello del 2000, come sostengono, tra l’altro, i legali del Naga e dell’Asgi che hanno fatto i ricorsi a Lodi. Per questo il Comune di Voghera è stato costretto ad annullare quella delibera. Del resto proprio questo precedente è uno dei cardini su cui poggiano i ricorsi contro la delibera del sindaco Casanova. Eppure il sindaco di Lodi va avanti. E prosegue anche la giunta leghista di Vigevano guidata da Andrea Sala. Qui poche settimane fa una bimba boliviana di 5 anni è rimasta fuori dalla mensa perché la madre non ha portato la certificaz­ione. A nulla è servito spiegare che la famiglia laggiù vive nella foresta.

MENTRE UN CITTADINO siriano ha ottenuto il passaggio alla tariffa agevolata solo perché la sua richiesta è stata accolta per motivi umanitari. Va detto, poi, che a Vigevano la questione va avanti dal 2015 e dopo il caos del primo anno, alcune posizioni, soprattutt­o di cittadini marocchini, sono state regolarizz­ate. A San Giuliano milanese il regolament­o è appena partito. Ma anche qui, il vicesindac­o Mario Grioni spiega al Giorno:“È una prescrizio­ne di legge”. Ma se quella legge è stata superata da un’altra, allora che succede?

In Lombardia Delibera abolita nel 2013 perchè non garantiva pari trattament­o tra cittadini italiani e non

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Andrea Sala, sindaco di Vigevano
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