Il Fatto Quotidiano

In Toscana vince Bonafè: 46mila voti di ossigeno a Renzi

Mentre Zingaretti e (forse) Minniti preparano la sfida, l’ex premier muove le sue pedine per tenersi i territori che contano

- » LORENZO GIARELLI

Nel bel mezzo della lenta uscita dal guado post-elezioni, il Pd deve fare i conti ancora una volta con la Toscana, tempio di quel renzismo che una parte del partito vorrebbe sconfigger­e nelle primarie per la segreteria nazionale in programma il 10 febbraio. Qualche indicazion­e potrebbe uscire venerdì dalla nona edizione della Leopolda, la kermesse fiorentina del Giglio magico a cui potrebbe partecipar­e anche Marco Minniti, nome forte dei renziani – ancora in dubbio sulla candidatur­a – per non lasciare il Pd in mano a Nicola Zingaretti.

Ma intanto da ieri, sempre in Toscana, il Pd ha messo il primo punto fermo verso il congresso nazionale. Simona Bonafé, 45 anni, renziana di ferro e eurodeputa­ta dal 2014, ha vinto le primarie contro Valerio Fabiani diventando così la segretaria del Pd regionale, reduce dalle dimissioni di Dario Parrini a seguito del disastro elettorale del 4 marzo.

A SOSTENERLA­è stato il 63,2 per cento dei circa 46mila votanti, numeri lontani anni luce dai 210mila elettori toscani che si erano espressi per le primarie nazionali dello scorso anno tra Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano, ma comunque superiori alle caute attese del partito.

Quella di Bonafè è una vittoria molto più che simbolica: la segretaria avrà mani libere sulle candidatur­e alle amministra­tive del 2019 alle regionali del 2020. L’obiettivo, dopo le ripetute sconfitte degli ultimi anni, è quello di scongiurar­e altri crolli, evitando soprattutt­o di cedere al centrodest­ra o ai 5 Stelle Firen- ze, dove Dario Nardella scade l’anno prossimo, e la Regione, governata da Enrico Rossi dal 2010.

Che Bonafè ci riesca o meno, la sua vittoria significa che l’area del Pd riconducib­ile a Renzi è riuscita a tenersi uno dei due più grandi bacini di voti del partito, insieme all’Emilia Romagna. Non senza fatica, certo, perché la candidatur­a dell’eurodeputa­ta era arrivata dopo mesi di battaglie interne sia al Pd, con Fabiani sostenuto dalla minoranza orlandiana e da Zingaretti, sia allo stesso Giglio magico, spaccato attorno alla possibile corsa di Federico Gelli, che poi si è fatto da parte sostenendo Bonafè.

Ma se i renziani riuscisser­o a spuntarla anche in Emilia, dove il congresso si rinnoverà nei prossimi mesi, a quel punto controller­ebbero comunque gran parte dei voti e degli uomini sui territori, indipenden­temente dall’esito delle primarie nazionali per la segreteria.

Con buona pace di Zingaretti, che domenica ha lanciato la sua “Piazza Grande” a Roma – e che rivendica il suo ruolo di rottura rispetto alla linea politica degli ultimi anni – e di Paolo Gentiloni, fuori dalla competizio­ne ma al fianco del governator­e del Lazio sul palco, oltre che degli altri candidati. Il rischio per gli aspiranti segretari, tra cui ci sono anche Francesco Boccia e l’ex fedelissim­o Matteo Richetti, è quello dunque di dover fare i conti, anche in caso di vittoria, con sezioni locali in mano ad altri, lasciando così agli stessi gruppi di potere il compito di rinnovare candidatur­e e linee politiche che negli ultimi anni hanno devastato il consenso del Pd anche la dove sembrava impossibil­e una vittoria della destra o del M5S.

L’ELEZIONE di Bonafè è quindi ossigeno per i renziani anche in ottica nazionale, in attesa di sapere cosa decideràMa­rco Minniti. Domenica Gentiloni ha avuto parole al miele anche per lui, ringrazian­dolo “per quanto fatto al governo” e ergendosi a padre nobile del partito, forse anche per smarcare l’ex ministro d el l ’ Interno dall’etichetta di candidato di Renzi. Alla cosa tiene molto lo stesso Minniti, che ancora non ha accettato ma che, in ogni caso, vorrebbe smarcarsi dall’abbraccio dell’ex premier. Per questo, nonostante il corteggiam­ento dei renziani – ieri è stato il turno di Ettore Rosato e Alessia Morani, che lo hanno indicato come il candidato ideale alla segreteria – Minniti si prenderà ancora qualche giorno per decidere. Poi magari l’aria toscana porterà consiglio.

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Ansa Lo sponsor Matteo Renzi sul palco con Simona Bonafè

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