Ceccardi, sindaca-ultrà che salvinizza la Regione
Il “Capitano” l’ha portata da Cascina al Viminale. Lei lo imita in tutto e sogna da governatore
Ieri
Cascina, oggi Roma, domani, forse, la Toscana. Se si cerca un laboratorio locale della Lega salviniana, quella senza più il Nord e col pallino del l’immigrazione, basta bussare all’ufficio di Susanna Ceccardi.
Trentuno anni, di cui otto passati in Lega e due come sindaca di Cascina, in provincia di Pisa, adesso dovrà dividersi tra il Viminale, dove Matteo Salvini l’ha appena scelta come consigliera per il programma di governo e le attività parlamentari e la Toscana, dove è appena diventata commissaria della Lega e dove continuerà a guidare il suo Comune. Con un occhio al 2020, quando Ceccardi potrebbe essere il nome giusto del Carroccio per la corsa alla Regione.
Niente male, per una che quattro anni fa stava per mollare tutto e andarsene all’estero, delusa dalle lungaggini degli studi in giurisprudenza, da una giustizia da riformare e da un Paese in cui “si dovrebbe fare tabula rasa della Costituzione” (Ceccardi dixit) per favorire gli indipendentismi locali. Altri tempi. Ora la sindaca di Cascina è il fiore a ll ’ occhiello degli amministratori leghisti, perfetta riproduzione locale dei cavalli di battaglia, del linguaggio e della retorica del Capitano.
L’URLO di battaglia del partito è“Prima gli italiani”? E lei studia con l’assessore Edoardo Ziello – ora deputato – criteri più stringenti per l’assegnazione delle case popolari di Cascina agli stranieri. Salvini dice che servono le ruspe? Ecco che lei immortala su Facebook i bulldozer in azione: “Dopo anni di segnalazioni per il degado dietro alla stazione, finalmente arrivano le #RUSPE!”. E se il Capitano lancia la crociata contro i “co- munisti col rolex” e i “buonisti”, Ceccardi segue a ruota criticando persino John Lennon – buonista per eccellenza, si sa – e la sua Imagine, canzone “carina” ma con parole “aberranti”, che descrivono “un mondo senza fede, senza valori, senza proprietà privata”, insomma, “un mondo che non è umano”. Molto meglio Fabrizio De Andrè – dice lei ancora in piena sintonia con Salvini – anche se forse tutto si sarebbe immaginato, Faber, meno che di diventare il citatissimo simbolo culturale della nuova destra italiana. Ma per Ceccardi la ditta – pardon, il partito – è il parti- to: se a Roma è tempo di contratti con i 5 Stelle, a Cascina la sindaca propone di allargare la maggioranza ai consiglieri grillini; se Salvini finisce sotto accusa per il caso Diciotti, lei a Vanity Fair lo difende e parla di una “politica uma nita ria” del Viminale “ch e ha diminuito i morti in mare”.
IL VICEPREMIER, dal canto suo, non hai mai risparmiato elogi al “modello Cascina”, tanto che anche per lanciare i candidati leghisti in Trentino Alto Adige – dove si vota domenica – ha citato la sindaca: “C’è una bella differenza tra gli amministratori leghisti e tutti gli altri. A Cascina con la nostra Ceccardi i contributi affitti premiano finalmente gli italiani”. D’altra parte è anche grazie a lei se, negli ultimi due anni, la Lega ha scorticato il fortino rosso del Pd in Toscana, strappando Massa, Pistoia, Pisa, Siena e Grosseto.
Per questo la Lega regionale la vorrebbe governatore tra due anni per tentare l’ultimo grande scippo ai dem. Si vedrà. Prima ci sono Cascina e il Viminale, dove appena arrivata, tanto per cambiare, ha parlato come il Capitano: “Sono contenta per il decreto sicurezza. Per chi ha lucrato per anni sull’immigrazione è finita la pacchia”. Dal Vangelo secondo Matteo.
Falchetta
Più realista del re su immigrazione e case agli italiani, voleva fare “tabula rasa” della Costituzione