I tre oppositori che fanno il gioco di Matteo Salvini
Matteo Salvini regala vagonate di argomenti ai suoi detrattori. Sfortunatamente molti di loro sono così insopportabili e anacronistici da fare il gioco del leader della Lega. Il quale, infatti, cresce. Diamo qui tre brevi identikit di altrettanti anti-salviniani assai penosi. Li si racconterà in ordine decrescente, dal più prescindibile al più celebrato. Il primo è nessuno, cioè Christian Raimo. In Germania la sinistra ha i Verdi, noi abbiamo niente. Cioè Raimo. Tal soggetto, sorta di stalinista che non ce l’ha fatta, ha lanciato uno strale dal suo monolocale frequentato a malapena da se stesso: “Marcello Foa è il nuovo presidente della Rai. (..) Questo è il potere oggi: incompetente fino alla caricatura di se stesso, arrogante con tratti fascistoidi, becero, maschilista, arroccato, vetusto, antiestetico, ridicolo, retrogrado, vile, residuale. Oggi non c’è opposizione capace di arginarlo. Ma presto, sono convinto, arriverà non l’opposizione, non la critica, non il contrasto, non il conflitto. Presto arriverà la vendetta e sarà spietata”. Un bel tono conciliante da Brigate Rosse: la spiccata democrazia di questi paladini del proletariato non smette mai di ammaliare. Commovente anche quel riferimento all’“antiestetica”, che detto da un tipino avvenente come un eczema rancoroso di Genny Migliore non è male. Chissà perché Potere al Popolo, con questi rappresentanti qua, nel paese reale non sfonda.
C’È POI MAURIZIO CROSETTI, firmetta di Repubblica che cerca da decenni di costruirsi un pubblico e al contempo emulare Gianni Mura. Fallendo, va da sé, su tutti i fronti. Dal suo avamposto rivoluzionario su Twitter, Crosetti suole dettarci la via. Dopo l’incidente sulla tangenziale di Bologna, è arrivato a declinare quel dramma in propaganda pro-Tav, asserendo con lucidità granitica che se i grillini non si opponessero al Tav non ci sarebbero tir e dunque morti. Già da qui capisci come Basaglia abbia fallito. Giorni fa il mitologico Crosetti, con quel carisma sdrucciolo da impiegato del catasto che non ha ancora capito se da grande vuol essere Fantozzi o Filini, è andato oltre: “Sia chiara una cosa. Dobbiamo reagire, indignarci, batterci, denunciarli, resistere fino alle estreme conseguenze, e se sarà il caso appenderli per i piedi. Mai più fascisti”. Daje Mauri’! In serata, se non altro, il nuovo Gramsci si è scusato per quel tweet. Non si sa se Crosetti ce l’avesse col caso Lodi, il caso Riace o con la perdurante stasi delle sinapsi. Boh. Si sa solo che, se una cosa così l’avessero scritta Feltri o Padellaro, a quest’ora Zucconi marcerebbe su Roma e Augias invaderebbe la Polonia.
Già, Augias. Venerdì, a Otto e mezzo, Egli è tornato a esprimere tutto il suo compito disgusto per i governanti attuali, non meno che sozzi e “barbari”. Davanti a lui c’era il noto guevarista Calenda, che Augias guardava col trasporto che aveva Nanni Moretti per la Nutella. Il punto di vista di Augias è noto, ce lo ha raccontato lui stesso dopo il voto (barbaro) del 4 marzo: applicare la “epistocrazia”, ovvero far votare solo i “cittadini informati”. Bella idea: democratica, soprattutto. Rispettare solo le elezioni in cui vince chi ci piace, ritenere intelligenti solo quelli come noi e far votare solo gli “informati”. Io però andrei oltre: farei votare solo quelli che leggono Repubblica. Di più: farei votare solo Augias. E al limite, ma proprio al limite, Crosetti e Raimo. A quel punto sì che avremmo una democrazia sana, giusta e illuminata. Mica questa immane cloaca illiberale chiamata suffragio universale.
(Ps: Con “oppositori” così, Salvini durerà decenni).