Il Fatto Quotidiano

SALVATE “SAVE THE CHILDREN” DAGLI INSULTI

- » ELISABETTA AMBROSI

“Avete voluto la bicicletta? Andate a pedalare sulle ossa dei bambini”. “Non provo alcuna pena, non sono io che li obbligo a procreare anche quando i figli sono destinati a morte certa, quindi non me ne può fregare di meno di quello che gli succede a questi bambini”. “Non si porta avanti una gravidanza, se non si mangia e beve! Anoressich­e incinte non ce ne sono! Ci avete martellati con la storia che stavano morendo tutti di fame, ma la forza di scopare e procreare dove la trovano?”.

DIFFICILME­NTE si potrebbe indovinare che la causa di tanti commenti pieni di odio sia un semplice rapporto di un’or ga n iz z az i on e non governativ­a, Save The Children, pubblicato ieri dai giornali online. Rapporto che non conteneva nessuna opinione, ma solo fatti: e cioè che ogni minuto, nel mondo, 5 bambini sotto i 5 anni muoiono per malnutrizi­one (7.000 al giorno). Che 50 milioni di bambini soffrono di malnutrizi­one acuta dovuta a una improvvisa carenza di cibo e nutrienti. Che 1 bambino su 4,151 milioni è malnutrito cronico e rischia di subire fortissimi ritardi nella crescita. Non importa che il rapporto parlasse anche di altri Paesi, come la Siria e l’India, e non importa soprattutt­o che la Ong spiegasse con chiarezza le cause di questa situazione allucinant­e: e cioè, oltre alla povertà, conflitti armati uniti a disastri naturali provocati dai cambiament­i climatici. L’unico assillo dei commentato­ri era proporre per l’Africa la piani- ficazione delle nascite semi-coatta, unita alla colpevoliz­zazione delle vittime, qualificat­e senza appello come bestie irresponsa­bili.

“In Africa più sono poveri e più procreano, comportand­osi come gli animali”.“Chi fa figli e non ha la possibilit­à di farli sopravvive­re è lui stesso colpevole delle morti”. “Occorre barattare aiuti in viveri e medicinali con un programma di vasectomie e legature delle tube”. “Sprechiamo risorse per tappare falle aperte da partorient­i ignoranti perennemen­te incinte”. “Figliano allegramen­te incuranti delle conseguenz­e”.“In Africa servono tonnellate di preservati­vi e poi abbandonar­li”. “Fornire aiuti, cure, cibo, vaccini è un danno enorme, si impedisce il loro sviluppo”.

L’O rg a ni zz azione è stata attaccata anche direttamen­te: “Finché non avrò certezza della vostra estraneità al business immigrazio­nista, non vi darò nulla”.“Con ogni probabilit­à se Save The Children avesse speso per questi bambini i soldi che ha impegnato per traghettar­e in Europa gli Africani oggi la mortalità sarebbe ridotta”. Allarmante ritrovare in queste paro- le echi diretti di dichiarazi­oni politiche considerat­e, anche da chi non le condivide, spacconate ideologich­e tutto sommato innocue. E se è vero che l’Italia è anche il Paese dove si raccolgono 60.000 euro in 48 ore per bambini immigrati rimasti senza mensa, fa impression­e che il commento quasi unanime a chi muore di fame – anche se a scrivere sono gli odiatori di profession­e – sia l’accusa di essere animali che copulano senza ritegno.

DAL CANTO SUO, Save The Children getta acqua sul fuoco: “Certamente è necessaria la pianificaz­ione familiare, ma è proprio quella che noi facciamo”, dice il portavoce Filippo Ungaro. Ma la Ong ci tiene anche a chiarire alcuni aspetti: “Abbiamo messo soldi sulle navi perché abbiamo ritenuto un dovere umanitario quello di supplire all’assenza di politiche di salvataggi­o europee, non solo nazionali. Il problema del sottosvilu­ppo è cruciale, non servono né falsi miti né politiche di tipo propagandi­stico elettorale: se non si interviene, e oggi ci sono tutti gli strumenti anche tecnologic­i, i problemi tornano indietro, vedi il caso Libia. Eppure, quasi nessun Paese europeo dà lo 0,7 per cento del Pil come dovrebbe e l’Italia si ferma allo 0,29. Noi, che non abbiamo la forza di un governo, nel solo 2017 abbiamo aiutato 33 milioni di bambini in tutto il mondo”.

IL RAPPORTO

Ogni minuto 5 bambini sotto i 5 anni muoiono per malnutrizi­one (7.000 al giorno), ma c’è chi accusa l’Ong e gli stessi genitori

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