I giudici: “Pessima gestione della ricerca aerospaziale”
Il report La stangata della Corte dei Conti sull’ente: sprechi, nomine opache, ex dirigenti pagati come se fossero in carica e conflitti d’interessi
Una bocciatura senza scampo: il Cira, il Centro Italiano di ricerche aerospaziali, è un ricettacolo di sprechi, nomine poco trasparenti, poltrone ben pagate e conflitti d’interessi che coinvolgono finanche un ex astronauta e l’Asi, l’Agenzia Spaziale italiana, che avrebbe potuto vigilare e che del Cira è socio di maggioranza al 47%. A dirlo è la Corte dei Conti che analizza la gestione finanziaria del polo casertano, oggi presieduto da Paolo Annunziato dopo anni di scandali e cambi di poltrone. A maggio è stato nominato il nuovo cda e approvato un piano triennale che ha dato il via ai rilievi dei giudici contabili tra conti in rosso, mancanza del decreto che avrebbe dovuto sbloccare nuovi fondi (sui quali si basa gran parte degli introiti del Cira) e le tensioni con Roberto Battiston, presidente dell’Asi riconfermato poco prima che l’ex ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli, lasciasse il dicastero e che ha più volte ribadito la posizione di controllo e coordinamento dell’Agenzia sul Cira.
IL MONO-DECISORE. I giudici contabili partono da maggio 2018, quando viene approvato il bilancio 2017 e nominato il nuovo Cda: “I tre componenti del Cda che esprimono la par- te pubblica sono stati designati solo da Asi, mentre gli altri due soci pubblici, Cnr e Asi Caserta, non hanno espresso designazioni”. Il Cira è finanziato dallo Stato (con il ProRa, 22 milioni all’anno dal ministero dell’Istruzione), condizione che - spiegano i giudici - “presuppone il coinvolgimento di tutti i soci pubblici”, come le nomine del cda, i bilanci e i piani. C’è poi un problema di “missione”: “Non risulta più presente - dicono i giudici - alcun membro proveniente da istituzioni accademiche o di ricerca, nonostante la ricerca sia la vocazione del Cira”.
CONFLITTO D’INTERESSI. I giudici rilevano che tra i membri del Cda designati dall’Asi c’è un imprenditore “che partecipa in diverse società tra le quali una che (…) risulta partecipata indirettamente dall’Asi”. È Maurizio Cheli, ex astronauta con un buon curriculum: il 22 febbraio 1996 era a bordo dello Space Shuttle Columbia e come colonnello dell’Aeronautica Militare partecipava alla missione Sts-75 come primo astronauta italiano nel ruolo di mission specialist. L’azienda è la DigiSky che a marzo ha siglato un accordo con Altec, partecipata da Thales Alenia Space e, appunto, dall’Asi, per un sistema di monitoraggio della terra. Altec acquisisce il 25% delle quote di DigiSky, fondata nel 2007 da Cheli e un altro socio. L’EX DIRETTORE. L’attuale direttore generale è pagato più del suo predecessore (170mila euro con retribuzione variabile e benefit per circa 24mila euro, revocati invece agli altri dirigenti), inoltre “uno dei dirigenti, pur cessato dall’incarico di direttore generale, continua a percepire, per un accordo, il precedente stipendio da 160mila euro”. Per i giudici è un “sistema di benefit” ai dirigenti per “accrescere la retribuzione”.
AFFIDAMENTI DIRETTI. La Corte rileva poi che gli impianti del centro sono fermi “per manutenzione e ripristino” dal 2014 e che da allora si sono susseguiti strani affidamenti esterni per la manu- tenzione per 19 milioni “a valere impropriamente sul Prora”, ovvero sul fondo pubblico destinato invece alla ricerca aerospaziale. Inoltre “il Cira affida all’esterno la manutenzione, il che solleva dubbi sulla legittimità della esternalizzazione”.
NIENTE GARE. L’affidamento per la manutenzione è la voce più importante della società: vale 5,65 milioni, ma solo da quest’anno si è fatta la gara Consip. Dei quattro lotti previsti, però, tre “sono stati ‘abbandonati’senza un mandato consiliare”. Si legge nella relazione: “Si ribadisce la necessità di istituire procedure che assicurino gli affidamenti nel rispetto dalla legge, per salvaguardare il Cira da forme non trasparenti di affidamenti e il patrimonio impiantistico e infrastrutturale dello Stato dal rischio di ammaloramento per inadeguata manutenzione”.
PIANO SENZA SOLDI. Per restare a galla, nel 2017, il Cira ha presentato all’Istruzione una “Proposta di Aggiornamento” per ricevere i fondi del nuovo Prora sulla base di un piano triennale 20182020. Il decreto Interministeriale che dovrebbe sbloccare i soldi, però, ancora non c’è. Nonostante ciò, il 10 maggio 2018 l’Assemblea ha approvato il piano ma, di nuovo, con il solo voto favorevole dell’Asi. Anche se, per la Corte, “le delibere devono essere condivise tra i soci pubblici”.
PROSPETTIVE GONFIATE. Nel piano si prevedono risultati operativi “lievemente superiori al pareggio” derivanti da un ipotetico aumento dei ricavi da fonti terze che, però, ha come presupposto un “ripristino degli impianti” che ancora non c’è. Inoltre, vengono prospettati “risultati operativi” per 3,3 milioni nel 2018, 3,9 nel 2019 e 5,6 nel 2020 “fondati anche su 27 milioni di risorse attese da ministero, Asi e Regione Campania”. Però non c’è alcun atto giuridico né impegni di spesa delle amministrazioni citate. “Alla luce delle criticità - concludono i giudici - appare imprescindibile un puntuale riscontro della sostenibilità finanziaria e dei tempi di ritorno degli investimenti previsti, oltre che di indagini sulla loro effettiva impiegabilità da parte d e l l’industria aerospaziale…anche per scongiurare, oltre ai già evidenziati rischi finanziari, quello di investire risorse per asset che poi restino inutilizzati dalla comunità aerospaziale”.