Il Fatto Quotidiano

Brexit, il Nord Irlanda torna alla “guerriglia”

Gli Unionisti si oppongono all’allineamen­to con Bruxelles e minacciano Londra

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Poteva

essere il giorno della svolta, il momento in cui l’accordo commercial­e su Brexit, dato per raggiunto sul piano tecnico, avrebbe ottenuto l’avallo della politica prima del vertice europeo di domani. Invece domenica sera i negoziati fra Londra e Bruxelles si sono arenati, tanto che ieri Theresa May, in un intervento non previsto, ha dovuto aggiornare i parlamenta­ri sullo stato delle trattative.

“Un accordo si può ancora raggiunger­e - ha detto - ma serve mente fredda”. L’osta- colo è quello di sempre: il confine fra Irlanda del Nord e Repubblica irlandese. Nessuno auspica il ritorno di una barriera fisica che, oltre a rievocare i check- point d e l l ’ o c c u p azione militare britannica, avrebbe un impatto durissimo sugli scambi di beni e persone fra i due paesi e su una serie di delicati equilibri sanciti dagli accordi di Pace del 1994. Ma dopo Brexit l’Irlanda del Nord diventerà un paese extra-europeo, e i negoziator­i si rompono la testa da due anni per risolvere il dilemma. Lo scontro fra Londra e Bruxelles è sulle modalità del cosiddetto backstop, la soluzione di riserva per evitare il ritorno del confine già concordata in linea di principio a dicembre.

La Ue propone che l’I rlanda del Nord resti allineata a Bruxelles da un punto di vista doganale e di regolament­i a tempo indefinito, o meglio finché non si riesca ad escogitare qualcos’altro. May ha la necessità politica di indicare ufficialme­nte una scadenza a questo allineamen­to, che di fatto mina l’integrità territoria­le del Regno.

“È FRUSTRANTE - ha ammesso il primo ministro - che Uk e Ue non riescano a trovare un compromess­o. Non possiamo lasciare che questa divergenza compromett­a l’in- tera prospettiv­a di un buon accordo e ci lasci con un no deal che nessuno desidera”. Frustrante e pericoloso sia per l’esito finale dei negoziati che per la tenuta del governo britannico. A mettersi di traverso sono gli unionisti nord-irlandesi di Arlene Foster, dieci parlamenta­ri che dalle elezioni del giugno 2017 sono la stampella alla risicata maggioranz­a. Si sono sempre opposti a soluzioni che allontanin­o l’Ulster dal Regno. Ma ora usano un linguaggio paramilita­re. Minacciano di lanciare azioni di “guerriglia” se il governo May dovesse implementa­re barriere economiche fra Belfast e Londra. “Gi stritolere­mo le palle fino a fargli sanguinare le orecchie” è la metafora usata da fonti unioniste, sentite da Politico.

“Quando May correva nel grano, Arlene Foster vedeva suo padre strisciare sangui- nante verso casa” (durante i troubles il padre della leader fu ferito dall’Ira e lei stessa scampò per miracolo a un attentato, ndr). Diciamoci la verità, abbiamo visto di molto peggio”.

UNIONISTI DI ARLENE FOSTER

Gi stritolere­mo le palle fino a fargli sanguinare le orecchie Diciamo la verità, abbiamo visto di molto peggio

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Ansa Theresa annaspaIl premier cerca soluzioni per una separazion­e che non sia senza accordi da Bruxelles
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