“ODDIO LA CRISI!”. PD&FI NEL PANICO
Giovedì sera in tv, tra manine e minacce. Con Di Maio che forse non capisce cosa legge, Salvini che forse non capisce Di Maio, Conte sull’orlo delle dimissioni.
Giovedì sera in tv, tra manine e minacce. Con Di Maio che forse non capisce cosa legge, Salvini che forse non capisce Di Maio, Conte sull’orlo delle dimissioni, il commissario Moscovici che torchia l’imputato Tria, spreadche ve lo dico a fare alle stelle, insomma un casino che la metà basta. Finché chiedono proditoriamente a Nicola Zingaretti, cosa succede se cade il Salvimaio. Occhio sbarrato, salivazione azzerata dell’ammutolito candidato alla segreteria del Pd. Forse un governo del presidente, infierisce qualcuno tra lo sgomento generale.
SONO SCHERZI da non farsi ai gentili ospiti del premiato resort ricreativo del Nazareno. Accaniti fan dello Stato Sociale ( una vita in vacanza, niente nuovo che avanza, nessuno che rompe i coglioni, nessuno che dice se sbagli sei fuori). Che lietamente trascorrono le giornate tra set televisivi (Renzi), cover ( Boschi), Instagram (Boccia), diari intimi (Calenda) o in giro dove capita (Martina). Vagheggiando primarie e congressi, partiti aperti, chiusi o a metà (ma senza fretta che c’è l’happy hour). Immaginateli alle prese, per dire, con un Cottarelli-bis di assoluta minoranza, e stavolta con l’incubo di doverlo poi sostenere in Parlamento (non ci si nega a Mattarella), mentre le folle rumoreggiano sotto i balconi. Magari costretti a piegarsi al diversamente sobrio Juncker, a tagliare zac il reddito di cittadinanza, a ripristinare oplà la Fornero. Leggi rimaste sulla carta, ma provateci voi a strappare dalle mani di qualcuno un Gratta e Vinci. Ma dopo, chi comunica a Berlusconi che, insieme al gover- no gialloverde, sparirebbe l’alibi che ha tenuto in piedi il fantasma di Forza Italia (andava combattendo ed era morto)? E il piagnisteo sul centrodestra tradito da Salvini, finito a braccetto con quegli orrendi pauperisti, incapaci perfino di pulire i cessi? Povero Cavaliere, costretto a tenersi, a mezza pensione, Tajani e la Gelmini mentre il truce leghista gli porta via le posate. COLLEGHI dei grandi giornali, diciamocelo, che giornate tristi e piatte se prive di un’apocalisse finanziaria da vaticinare, notte e dì. Mentre cupo risuona l’allarme son fascisti sui nuovi Mussolini alle porte. E gli ascolti dei talk show, mai così ingrifati dai tempi della nipote di Mubarak? E Crozza, come potrebbe sopravvivere senza il fantastico mondo di Toninelli? E gli imminenti no- minati Rai, costretti a ritornare alla casella del via, con una pernacchia? E i condonati, e gli scudati amici del Carroccio, delusi sul più bello? E il tenebroso Moscovici, d’ora in avanti ridotto a consegnare semplici bollettini di sollecito ai governi di Andorra e Lettonia? E la campagna elettorale di Macron e soci per le Europee, privata impr ovv isa men te dell’italico spauracchio sovranista e populista? A pensarci bene, la società Autostrade e i Benetton sono tra i pochi che, davanti all’autoaffondamento del governo Conte, avrebbero argomenti per esultare: solidi come un ponte, gustosi come una grigliata.
Tranquilli, allarme rientrato. Ci comunicano che la crisi non ci sarà. Renzi ringrazia, si era già proposto nella giuria di X-Factor.
Cari colleghi, che giorni tristi senza i fascisti e Mr. Spread... E Crozza? E i talk ringalluzziti? Guardate in tv il povero Zingaretti, occhio sbarrato, salivazione azzerata, al pensiero di una crisi: che poi magari gli tocca sostenere il Cottarelli bis insieme a Juncker