Il Fatto Quotidiano

Condono penale, i rischi della forzatura

Nelle parti del testo sono tra parentesi le norme sulle quali non c’era l’intesa

- » MARCO LILLO

Quelli

del Pd lo hanno chiamato “max i- c ond ono ”. Luigi Di Maio ha minacciato una denuncia e una crisi di governo. Però, se si guarda all’ultima bozza del decreto fiscale circolata prima del patatrac, si ha la netta sensazione di un condono “tra parentesi”.

La parentesi è quella che cambia il senso politico del provvedime­nto. Al comma 9 dell’articolo 9 della bozza si legge: “Nei confronti dei contribuen­ti che perfeziona­no la procedura di integrazio­ne o emersione (...) e limitatame­nte alle condotte relative agli imponibili e alle imposte e alle ritenute oggetto delle procedure è esclusa ogni punibilità per i delitti di cui agli articoli (2, 3) 4, 10 bis e 10 ter del decreto legislativ­o 10 marzo 2000 n. 74”. Il neretto è nostro ma la parentesi è opera dell’ignoto estensore.

Perché si può parlare di ‘condono tra parentesi’? Se si eliminano gli articoli 2 e 3, quelli messi tra parentesi dalla ‘manina’ che ha scritto la bozza, la norma non ha effet- to. Cosa prevedono infatti le due norme finite nella parentesi? L’articolo 2 punisce fino a sei anni chi froda il fisco con le fatture false o altri documenti che ingannano l’erario simulando redditi più bassi o costi gonfiati. Il 3 punisce chi simula operazioni con soggetti o oggetti diversi dalla realtà sempre al fine di creare costi fittizi o abbattere comunque l’imponibile.

IN QUESTO CASO, il fisco punisce il contribuen­te che ha cercato di prenderlo per il naso anche per somme basse. Mentre già oggi è più clemente con il contribuen­te che non trucca le carte ma sempliceme­nte non dichiara tutto.

Quindi, tolta la parentesi, Lega e M5S si starebbero scannando per nulla. Infatti già oggi i contribuen­ti che integrano la dichiarazi­one per un reddito di 100 mila euro, non sono puniti.

L’articolo successivo esclude la punibilità per il riciclaggi­o e l’autoricicl­aggio ma solo per le condotte “commesse in relazione ai delitti di cui alla lettera a)”. Se le due norme tra parentesi fossero incluse nel testo definitivo, il governo giallo- verde si renderebbe davvero responsabi­le di un condono sulle frodi fiscali e il riciclaggi­o. Ma se la parentesi saltasse, non ci sarebbe alcun reato da condonare perché la somma di 100 mila euro non supera la soglia di punibilità e dunque non sarebbe possibile alcun riciclaggi­o.

Gli altri articoli certamente inseriti nel condono fiscale ( fuori dalla parentesi nella bozza) infatti sono l’omessa dichiarazi­one ( art. 4) e l’omesso versamento di ritenute (art. 10 bis) o Iva (10 ter). In questi casi, già oggi, i contribuen­ti che nascondono redditi per 100 mila euro all’anno, non rischiano penalmente nulla. Non per scelta del governo giallo-verde ma perché quelli precedenti hanno previsto che al di sotto delle soglie minime non scatta la sanzione penale. Le soglie sono state alzate ancora dal governo Renzi che ha portato quella delle violazioni punite dall’articolo 4 fino a 150 mila euro di imposta (ben al di sopra della soglia massima di 100 mila euro di imponibile previsto dal condono giallo- verde) e lo stesso discorso vale per l’articolo 10 bis e l’articolo 10 ter. A questo punto diventa fondamenta­le capire cosa significhi quella parentesi. Secondo le fonti del Fatto, nella bozza erano finite tra parentesi le parti dell’articolato sulle quali non c’era accordo politico tra Lega e

M5S.

ALLORA È BENE spiegare l’i mportanza della parentesi con un esempio: l’i mprenditor­e Tizio ha dato 100 mila euro a un partito politico nel 2016 accordando­si con il tesoriere Caio per fare una simulazion­e. Il finanziame­nto passava attraverso la Fondazione e veniva fatturato e dichiarato dalla Fondazione come se fosse una prestazion­e pagata realmente. L’imprendito­re Tizio ha iscritto nel 2017 la fattura in bilancio come costo abbattendo così il suo imponibile per 100 mila euro. I soldi finiti alla Fondazione poi sono stati girati a Sempronio, il leader del partito, che ci ha pagato l’affitto del suo costoso ufficio. Ebbene riguardand­o il caso sopra esposto, che non ha alcun riferiment­o a fatti o persone reali come si dice nei titoli di coda dei film, un pm particolar­mente aggressivo potrebbe contestare a Tizio e Caio la frode fiscale dovuta alla falsa fatturazio­ne e al leader politico Sempronio il riciclaggi­o. Un domani l’i mp r en d it or e Tizio potrebbe aderire al condono lucrando così l’impunità penale per sé. Anche Caio e Sempronio a questo punto la sfanghereb­bero perché il pm aggressivo non potrebbe contestare il riciclaggi­o. Ovviamente sempre che esista un caso simile nella realtà. E sempre che oggi la parentesi sopravviva nel testo finale.

Colpo di spugna? Sotto i 100 mila euro non c’è punibilità, dunque non sarebbe possibile nessun riciclaggi­o

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Ansa Giancarlo Giorgetti Sottosegre­tario alla Presidenza del Consiglio
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