Dai popcorn a Forza Spread (purché salti il congresso Pd)
Renzi contro tutti, anche Minniti
Il bravo presentatore gigioneggia, al solito, ma tradisce nervi tesi. In più stenta a carburare. Eppure vuole ritornare al futuro, cioè a se stesso. Per la serie: il Pd, o quel che diavolo sarà, sono io. Solo io.
IL BRAVO presentatore, ovviamente, si chiama Matteo Renzi e apre la Leopolda numero 9, il suo santuario laico nell’amata Fiorenza, con un moscio intermezzo. A fargli da spalla l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, per la contromanovra al governo gialloverde. Ennesima questione psichiatrica, non politica, come ha segnalato in mattinata a Omnibus su La7, l’esperto (di psichiatria) Carlo Calenda. Il “furibondo” Calenda, furibondo per sua stessa ammissione, a conferma della confusione mentale del Pd, ha detto che quella di Renzi e Padoan è la seconda contromanovra del Pd, dopo cifre e numeri già presentati dalla premiata coppia formata dai barbudos Martina & Nannicini.
E così la domanda di un giornalista diventa una meravigliosa battuta comica: “Scusi Padoan, ma lei a quante contromanovre ha partecipato?”. Le risposte sono scalate sugli specchi e l’intermezzo va avanti a suon di “Grazie Pier Carlo” e “Grazie Matteo”. Poi non si capisce più chi è la spalla e chi il protagonista. I due dapprima sono “Sandra e Raimondo”, indi “due civil servants”. Renzi: “Io elenco, Pier Carlo spiega”. Sintesi estrema da Padoan: “L’Italia rischia l’osso del collo”. IN REALTÀ il paventato incubo dello spread è un sogno che rimbomba alla Leopolda, tra i cartelloni che inneggiano al “Ritorno al futuro”. Forza Spread è il nuovo passatempo di Renzi dopo i popcorn d’inizio legislatura per assistere allo show del populismo.
Stavolta, però, l’ex segretario del Pd che non si rassegna a ritirarsi punta sull’esplosione del differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi per rinviare il congresso democratico sine die. E l’arrivo oggi a Firenze di Marco Minniti, potenziale competitor forte di Nicola Zin- garetti, è preceduto da questo sprezzante benvenuto renziano, anticipato in un’intervista: “Il Paese sta andando a sbattere, rischia la recessione, è questa la mia preoccupazione. Davvero uno pensa che il problema sia scegliere tra Minniti e Richetti? Ora preoccupiamoci dell’Italia”. “Italia, first”, manco fosse un Trump toscano del Chiantishire. Altro che Obama.
LA DINAMICA nella testa del serial killer “Matteo” – qui è tutto un film, a partire appunto dal titolo, “Ritorno al futuro” – s’aggira attorno alle date decisive per avvicinarsi alle primarie, nel frattempo già slittate da gennaio a febbraio del 2019. Queste: a fine ottobre Martina si dimetterà dalla segreteria e a quel punto si terranno assemblea e direzione per convocare il congresso. Solo che, secondo le funeste previsioni renziane, a novembre scoppierà la tempesta finanziaria con l’Italia del Salvimaio declassata e il dibattito sulle primarie rischierà di apparire marziano. Di qui il chissenefrega dedicato ieri agli amici Minniti e Richetti.
Renzi ormai gioca per se stesso e per il suo destino personale e dentro il Pd vuole buttare la palla in tribuna. Senza dimenticare che, scavallando la rogna congressuale, parteciperà ancora da una posizione di forza alla formazione delle liste per le Europee di maggio 2019. Tutto torna.
E CHE IL renzismo stia diventando disperato fideismo nel Leader, con la maiuscola, lo testimoniano le migliaia di persone registratesi a questa Leopolda di mezzo, a metà strada tra la permanenza nel Pd e la tentazione dell’uscita. Dice Paola, che ferma il cronista: “Io sono qui perché sono incazzata con Matteo”. In- cazzata? “Sì, perché ha delle qualità enormi per fare politica e deve ritrovarle, io lo asp et to ”. Ecco, la militante Paola, donna matura, riassume il sentimento di questa edizione numero 9.
I più entusiasti dell’organizzazione riferiscono di novemila iscritti. I fedeli della nuova chiesa renziana del 2018. Ed Erasmo D’Angelis, ex direttore dell’Unità , storpia suggestivamente una citazione immortale di Pietro Nenni. Non “piazze piene e urne v u o t e”, ma “Leopolda piena e urne vuote”.
Alle nove e un quarto di sera si comincia ufficialmente. La colonna sonora è la struggente Quelli che restano di Elisa e Francesco De Gregori, ma i versi stridono con le immagini di Renzi. Va bene il fideismo, ma la poesia non c’azzecca nulla con lui. E l’incipit sono sberleffi a Di Maio, Salvini e pure al Fatto. Un’ossessione.
Renzi non si risparmia nemmeno il controverso amico finanziere Davide Serra che sale sul palco per dare lezioni di spread. Non solo. Serra fa il benefattore in Tanzania, aiutando i bambini “mongoloidi”. Testuale.
Novemila iscritti
L’ex direttore dell’Unità Erasmo De Angelis ironizza: “Sala piena, urne vuote” Il Paese sta andando a sbattere Chi può pensare che il problema sia scegliere tra Minniti e Richetti? MATTEO
RENZI Sono qui perché sono incazzata con Matteo: ha qualità enormi, deve ritrovarle
PAOLA (MILITANTE)