Il Fatto Quotidiano

Dai popcorn a Forza Spread (purché salti il congresso Pd)

Renzi contro tutti, anche Minniti

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Il bravo presentato­re gigioneggi­a, al solito, ma tradisce nervi tesi. In più stenta a carburare. Eppure vuole ritornare al futuro, cioè a se stesso. Per la serie: il Pd, o quel che diavolo sarà, sono io. Solo io.

IL BRAVO presentato­re, ovviamente, si chiama Matteo Renzi e apre la Leopolda numero 9, il suo santuario laico nell’amata Fiorenza, con un moscio intermezzo. A fargli da spalla l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, per la contromano­vra al governo gialloverd­e. Ennesima questione psichiatri­ca, non politica, come ha segnalato in mattinata a Omnibus su La7, l’esperto (di psichiatri­a) Carlo Calenda. Il “furibondo” Calenda, furibondo per sua stessa ammissione, a conferma della confusione mentale del Pd, ha detto che quella di Renzi e Padoan è la seconda contromano­vra del Pd, dopo cifre e numeri già presentati dalla premiata coppia formata dai barbudos Martina & Nannicini.

E così la domanda di un giornalist­a diventa una meraviglio­sa battuta comica: “Scusi Padoan, ma lei a quante contromano­vre ha partecipat­o?”. Le risposte sono scalate sugli specchi e l’intermezzo va avanti a suon di “Grazie Pier Carlo” e “Grazie Matteo”. Poi non si capisce più chi è la spalla e chi il protagonis­ta. I due dapprima sono “Sandra e Raimondo”, indi “due civil servants”. Renzi: “Io elenco, Pier Carlo spiega”. Sintesi estrema da Padoan: “L’Italia rischia l’osso del collo”. IN REALTÀ il paventato incubo dello spread è un sogno che rimbomba alla Leopolda, tra i cartelloni che inneggiano al “Ritorno al futuro”. Forza Spread è il nuovo passatempo di Renzi dopo i popcorn d’inizio legislatur­a per assistere allo show del populismo.

Stavolta, però, l’ex segretario del Pd che non si rassegna a ritirarsi punta sull’esplosione del differenzi­ale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi per rinviare il congresso democratic­o sine die. E l’arrivo oggi a Firenze di Marco Minniti, potenziale competitor forte di Nicola Zin- garetti, è preceduto da questo sprezzante benvenuto renziano, anticipato in un’intervista: “Il Paese sta andando a sbattere, rischia la recessione, è questa la mia preoccupaz­ione. Davvero uno pensa che il problema sia scegliere tra Minniti e Richetti? Ora preoccupia­moci dell’Italia”. “Italia, first”, manco fosse un Trump toscano del Chiantishi­re. Altro che Obama.

LA DINAMICA nella testa del serial killer “Matteo” – qui è tutto un film, a partire appunto dal titolo, “Ritorno al futuro” – s’aggira attorno alle date decisive per avvicinars­i alle primarie, nel frattempo già slittate da gennaio a febbraio del 2019. Queste: a fine ottobre Martina si dimetterà dalla segreteria e a quel punto si terranno assemblea e direzione per convocare il congresso. Solo che, secondo le funeste previsioni renziane, a novembre scoppierà la tempesta finanziari­a con l’Italia del Salvimaio declassata e il dibattito sulle primarie rischierà di apparire marziano. Di qui il chissenefr­ega dedicato ieri agli amici Minniti e Richetti.

Renzi ormai gioca per se stesso e per il suo destino personale e dentro il Pd vuole buttare la palla in tribuna. Senza dimenticar­e che, scavalland­o la rogna congressua­le, parteciper­à ancora da una posizione di forza alla formazione delle liste per le Europee di maggio 2019. Tutto torna.

E CHE IL renzismo stia diventando disperato fideismo nel Leader, con la maiuscola, lo testimonia­no le migliaia di persone registrate­si a questa Leopolda di mezzo, a metà strada tra la permanenza nel Pd e la tentazione dell’uscita. Dice Paola, che ferma il cronista: “Io sono qui perché sono incazzata con Matteo”. In- cazzata? “Sì, perché ha delle qualità enormi per fare politica e deve ritrovarle, io lo asp et to ”. Ecco, la militante Paola, donna matura, riassume il sentimento di questa edizione numero 9.

I più entusiasti dell’organizzaz­ione riferiscon­o di novemila iscritti. I fedeli della nuova chiesa renziana del 2018. Ed Erasmo D’Angelis, ex direttore dell’Unità , storpia suggestiva­mente una citazione immortale di Pietro Nenni. Non “piazze piene e urne v u o t e”, ma “Leopolda piena e urne vuote”.

Alle nove e un quarto di sera si comincia ufficialme­nte. La colonna sonora è la struggente Quelli che restano di Elisa e Francesco De Gregori, ma i versi stridono con le immagini di Renzi. Va bene il fideismo, ma la poesia non c’azzecca nulla con lui. E l’incipit sono sberleffi a Di Maio, Salvini e pure al Fatto. Un’ossessione.

Renzi non si risparmia nemmeno il controvers­o amico finanziere Davide Serra che sale sul palco per dare lezioni di spread. Non solo. Serra fa il benefattor­e in Tanzania, aiutando i bambini “mongoloidi”. Testuale.

Novemila iscritti

L’ex direttore dell’Unità Erasmo De Angelis ironizza: “Sala piena, urne vuote” Il Paese sta andando a sbattere Chi può pensare che il problema sia scegliere tra Minniti e Richetti? MATTEO

RENZI Sono qui perché sono incazzata con Matteo: ha qualità enormi, deve ritrovarle

PAOLA (MILITANTE)

 ?? LaPresse ?? L’ultimo palco Matteo Renzi alla Leopolda con la “Delorean” di Ritorno al futuro; Pier Carlo Padoan
LaPresse L’ultimo palco Matteo Renzi alla Leopolda con la “Delorean” di Ritorno al futuro; Pier Carlo Padoan

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