Terzo Valico Le ragioni per non fermarlo si chiamano Salini-Impregilo e Condotte
DIRITTO DI REPLICA Interveniamo a proposito dell’articolo “Non lasciamo l’educazione finanziaria ai soliti banchieri” pubblicato il 17 ottobre. Il mese dell’educazione finanziaria nasce su impulso del Comitato istituito dal Mef, che si è posto come obiettivo quello di impostare e condividere una strategia volta a innalzare la cultura finanziaria degli italiani. Un’iniziativa deprecabile? Non secondo noi. Numerose ricerche evidenziano uno scarso, e quindi allarmante, livello di cultura finanziaria tra i risparmiatori del nostro Paese. Promuovere l’educazione finanziaria dei cittadini significa contrastare questo radicato atteggiamento attribuendo a ogni singolo cittadino non responsabilità, quanto piuttosto consapevolezza delle proprie scelte. Anasf si impegna dal 2009 in questo senso, con economic@mente – metti in conto il tuo futuro, progetto rivolto agli studenti delle scuole medie superiori di secondo grado. L’iniziativa, completamente gratuita per tutte le scuole che vi aderiscono, ha come scopo quello di fornire ai giovani gli strumenti di conoscenza del mondo del risparmio, partendo LEGGO SUL “FATTO” che le analisi tecniche del ministero delle Infrastrutture dicono che il Terzo Valico va fatto “perché tornare indietro costerebbe più che continuare”. Peccato però che una regola manageriale, e di buon senso, dica che le decisioni si prendono sui soldi ancora da spendere, non su quelli già spesi. Se la nuova ferrovia da Genova a Tortona non si giustifica economicamente non va fatta, punto. Se chi deve decidere sulle Grandi opere ragiona in questo modo continueremo a buttare via soldi che potrebbero invece essere utilizzati per investimenti utili che stanno in piedi anche economicamente. IL COSIDDETTO TERZO VALICO, caro Marinozzi, è una storia esemplare dal 1991, cioè da 27 anni. Che serva a qualcosa non lo ha mai pensato nessuno. Ad agosto 1991 l’operazione Alta velocità nacque per la T, Torino-Venezia e Milano-Napoli. Il gigantesco affare fu spartito senza gara ma con purissimo “metodo sticazzi” tra Iri, Eni e Fiat. Raul Gardini, che aveva appena pagato la tangentona Enimont, reagì: “Con tutti i soldi che vi ho dato mi lasciate fuori?”. A fine 1991, tre mesi prima dell’inchiesta Mani pulite, si inventò per la Montedison la Genova-Milano, treno veloce che avrebbe consentito di lavorare a Milano vivendo in Riviera. Per vent’anni i conti non sono tornati e nessuna banca ha avuto il coraggio di finanziarlo. Nel 2011 il governo Monti, mentre ci infliggeva la riforma Fornero per evitare il default, stanziò 6,2 miliardi per l’opera che non si sosteneva economicamente. I 6,2 miliardi bastano per arrivare a Tortona, 52 chilometri. Per Milano ne mancano altri 100, in tutto saranno 20 miliardi. Finora hanno speso 1,5 miliardi. Nel frattempo nessuno dice se serviranno per le merci o i passeggeri. Siccome spendere 20 miliardi per i passeggeri è dalle loro esigenze. Chi sono i formatori? Sono nostri associati che hanno seguito a loro volta con Progetica un percorso di abilitazione a entrare in aula. Nessun riferimento alle società di appartenenza, nessun cappello e nessun brand, se non quello della nostra Associazione, a garanzia dell’abilitazione a incontrare i ragazzi e a erogare i moduli formativi. Nessun compenso, infine. A ulteriore testimonianza della bontà del nostro progetto ci sono i numeri: 891 corsi av- assurdo (costerebbe meno andare a prendere ciascuno a casa con la limousine), si racconta la bubbola delle merci che, sbarcate al porto di Genova, raggiungerebbero il centro dell’Europa alla velocità del suono, spezzando le reni al porto di Rotterdam (a proposito, staranno già razionando il Gouda in vista della miseria?). In verità c’è una sola ragione per non fermare i cantieri del Terzo Valico. Si colpirebbero le due imprese che da sempre, senza gara e per investitura divina, detengono l’appalto da 6,2 tendenti a 20 miliardi: Salini-Impregilo e Condotte, due delle aziende più amate dai politici italiani, che ne sono riamati. Una catena di affetti che neanche il M5S può spezzare, soprattutto nella versione “statisti per caso”. viati in 84 provincie italiane, per un totale a oggi di 340 scuole, molte della quali (131) hanno tenuto il nostro progetto in più classi, svolgendolo in almeno due anni scolastici diversi. Non stupisce che i promotori (ovvero venditori) finanziari s’industrino per tirare l’acqua al proprio mulino. La cosa indecente è che il Comitato Edufin e a monte il mistero dell’Economia e della Finanza (MEF) appoggino iniziative inficiate da così gravi conflitti d’interessi. Comunque il numero degli interventi dell’Anasf nelle scuole non dice nulla della loro qualità.
Si spiega piuttosto con la sciagurata alternanza scuola-lavoro. Per coprire il monte-ore imposto dalla c.d. Buona Scuola, gli studenti sono stati dirottati dappertutto: in agenzie assicurative a fare gli stagisti, a feste di partito a fare i camerieri, in conferenze e corsi di ogni genere ecc. L’articolo riportava fedelmente quanto segnalato dalla Corte dei Conti (con riferimenti anche alla gestione finanziaria del 2017) che sottolineava anche ulteriori e molteplici punti critici – rischi di conflitto d’interessi, ex direttore pagato come fosse in carica in virtù di un accordo precedente, necessità di ulteriori valutazioni di sostenibilità finanziaria – che, a questo punto, non possiamo fare a meno di sperare siano anch’essi in fase di risoluzione.