Il Fatto Quotidiano

LA MANINA E IL COLLE: CHI NEGA I FATTI

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Al netto di tutte le opinioni politiche che si possono avere sulla manina che ha esteso e allargato la pace fiscale o condonino, c’è un dato oggettivo nelle cronache di queste ore che evidenzia il pregiudizi­o generale della stampa italiana, se non la malafede, nei confronti del vicepremie­r Luigi Di Maio e del movimento che rappresent­a, i Cinque Stelle. Ci riferiamo alla totale, imbarazzan­te omissione nella narrazione dei fatti dell’intervento informale del Quirinale contro le forme di depenalizz­azione presenti nel decreto al centro della contesa tra i due vicepresid­enti del Consiglio, Di Maio e Matteo Salvini. Non quindi, uno scontro minore tra due comari di sottogover­no, ma un braccio di ferro decisivo per il prosieguo dell’esecutivo gialloverd­e di Giuseppe Conte.

Il Fattodi giovedì ha dato conto della moral suasion del Colle l’altro giorno, documentan­do al minuto quanto accaduto mercoledì sera. Un lavoro normale di verifica e riscontro, confermato sia dal M5S sia da fonti tradiziona­li del Quirinale (conserviam­o ovviamente tutto).

Poi è successo, sempre mercoledì, che Di Maio abbia tirato in ballo il capo dello Stato direttamen­te e il Quirinale ha smentito l’ovvio: “Non abbiamo ricevuto alcun testo definitivo”. Una smentita che è l’altra faccia della medaglia di questo pasticcio. Perché le due cose combaciano. Da un lato la bozza al Quirinale arrivata tra il 16 e il 17 ottobre, dall’altro la scontata negazione sul riceviment­o del testo ufficiale del decreto. Una non esclude l’altra.

EPPURE, di tutto questo, nel Paese dei giornaloni e dei giornalini in cui domina l’ossessione del retroscena politico, ieri non c’era traccia. Stracciand­o e rinnegando decenni di pezzi scritti con fonti di ogni genere, tante firme di Palazzo hanno incassato a scatola chiusa la versione scontata del Colle, tralascian­do per comodità strumental­e la precedente moral suasion del Quirinale. Nonostante a divulgare il retroscena sia stato addirittur­a il vicepremie­r Di Maio. E così ieri i vari quirinalis­ti si sono esercitati sull’ennesimo monito filoeuro- peista mattarelli­ano, senza dedicare una sola riga al tema della manina. Anche negli altri pezzi di Corriere della Sera, Repubblica, Stampa , giusto per citare i soliti noti, nessun accenno all’intervento del Colle sulla bozza (comunque una notizia) se non per metterlo in dubbio. Ancora più significat­ivo il confronto in merito andato in scena a Piazza Pulitasu La7 giovedì sera, dove il sottosegre­tario grillino agli Esteri Manlio Di Stefano è stato protagonis­ta di un surreale botta e risposta con due valenti colleghi. Di Stefano ripeteva che lo stesso Colle aveva fatto sapere che la depenalizz­azione non andava bene e ogni volta gli si opponeva seccamente e dogmaticam­ente la versione ufficiale del Quirinale sul testo definitivo non ricevuto, come se Di Stefano fosse un bugiardo patentato. Un allineamen­to giornalist­ico da Pravda dei vecchi tempi. Poi però, allo stesso Di Stefano veniva posta una domanda, questa sì basata su fonti informali, sulla questione di Di Maio verbalizza­tore del Consiglio dei ministri in occasione della pace fiscale, a causa dell’assenza di Giorgetti. Surreale, davvero. È l’uso del retroscena ad personam, in senso unilateral­e: la fonte vale se danneggia il M5S. Il cosiddetto giornalism­o a tesi.

Di qui due consideraz­ioni che si intrec- ciano tra di loro. La prima: com’è possibile ricostruir­e il mistero della manina senza tenere conto di questo tassello fondamenta­le dell’intervento del Colle sulla bozza e senza dimenticar­e che la notizia riportata dal Fatto giovedì non è stata smentita dal Quirinale? Davvero siamo al punto che per dare addosso all’odiato governo pentaleghi­sta si fa finta di non vedere le notizie? In ogni caso, questa grave omissione resta un caso di scuola per capire come ormai giornalism­o e convenienz­e e simpatie politiche di mescolano senza distinzion­e.

Perché il senso politico di quanto accaduto è fin troppo chiaro: la verità sulla sponda tra Mattarella e Cinque Stelle avrebbe distrutto certezze e supposizio­ni dei quotidiani impegnati a descrivere Di Maio non solo come un incapace ma anche come un debole isolato da tutti e sottoposto a indicibili torture da Salvini.

Ovviamente pure il Quirinale ha le sue responsabi­lità in questo thriller della manina. Il valore della smentita sul testo ufficiale mai ricevuto, dopo l’uscita di Di Maio, esprime la volontà di tirarsi fuori dalla contesa tra i due alleati, ma l’intervento sulla bozza resta, così come la conferma che abbiamo ricevuto alle 19 e 30 di mercoledì sera. Mattarella senza dubbio deve continuare a perseguire la sua immagine di arbitro imparziale, lontana anni luce dal dirigismo e dell’interventi­smo del suo predecesso­re (a proposito di sovranismo dall’alto). Ma chissà se ciò che è stato riferito sulla bozza agli altri giornalist­i coincide con quanto detto al Fatto.

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