Il Fatto Quotidiano

L’ARTE DEVE CIRCOLARE: È DELL’UMANITÀ

- » FABRIZIO MORETTI*

Caro Direttore, con Tomaso Montanari ci conosciamo da anni, e non nascondo l’amicizia e la simpatia reciproca che ci lega. Abbiamo punti in comune, come il disgusto per una certa classe politica, e punti non in comune, come la circolazio­ne del bene culturale. Una cosa però condividia­mo entrambi: l’amore per il patrimonio storico artistico. Io sono un mercante d’arte, e sono fiero di questa profession­e che mi ha trasmesso il mio amato padre. In Inghilterr­a, Paese che conosco bene, essendo io per metà inglese, la mia profession­e è riconosciu­ta tra le più nobili, in Italia, purtroppo, l’opposto. Al mercante, nella nostra penisola, vengono sempre attribuiti danni al patrimonio. I mercanti sono come gli storici dell’arte, i funzionari e i politici: ci sono quelli di serie A, B e C.

IO PARLO SOLO di quelli di serie A, il resto non mi interessa. I mercanti a cui mi riferisco hanno contribuit­o alla riscoperta di opere, finanziato pubblicazi­oni e borse di studio. Hanno riportato in Italia opere disperse all’estero da secoli, e pochi sottolinea­no questo. È chiaro: è un lavoro dove si lucra. Esistono business dove non si guadagna?

Noi operatori seri del settore ci atteniamo alle leggi e, a nostro rischio e pericolo, presentiam­o gli oggetti presso gli uffici esportazio­ni, dichiarand­o quello che la legge ci chiede e poi, come un bambino che aspetta ansioso il voto della maestra, attendiamo il responso dell’Ufficio esportazio­ne. Vi dirò che, il più delle volte, quando le o- pere sono importanti, vengono bloccate e solo quelle meno importanti o con problemi di condizione ottengono l’attestato.

Tomaso lo sa, io sono per la tutela del nostro patrimonio, ma credo che le opere, se trovano collocazio­ni museali, è giusto che escano. Viviamo in un mondo talmente globalizza­to, che il bene artistico, non è un bene solo dell’Italia, ma dell’umanità. Montanari nel suo articolo, ritenuto da qualche mio collega, troppo rigido e conquistan­do il soprannome di “talebano”, non fa altro che esprimere le sue idee, senza accusare nessuno, se non in parte lo Stato. Condivido le sue amarezze nei confronti di qualche esportazio­ne, ma d’altro nde, nulla di illecito è stato commesso e con tutta onestà, sono usciti in tempi recenti quadri che io non appenderei neanche nell’ingresso di casa mia in campagna. I danni al patrimonio, caro Tomaso, sono altri: la mala gestione del ministero, dei musei (a parte pochi), che dovrebbero diventare gratuiti, come in Inghilterr­a. Parlando di circolazio­ne del bene culturale, si dovrebbe accelerare quel processo di snelli- mento di burocrazia, che fa perdere tempo e denaro a tutti, senza entrare nel merito di quello che deve o non deve uscire. Vorrei inoltre far notare a Montanari che la notifica viene usata troppo spesso, ed è un vero abuso nei confronti di un collezioni­sta. Basterebbe dichiarare, come nel civile Regno Unito, un dipinto “inesportab­ile” e basta.

PARLANDO DI ABUSI, trovo ingiusto quanto accaduto alla povera Giulia Maria Crespi che, dopo la vicenda Burri, ha ricevuto una visita della Sovrintend­enza, per vagliare le sue opere per possibili notifiche. Non si fa, non si fa. La proprietà privata è sacrosanta, e queste opere non sono state rubate, ma sono legittimam­ente possedute. Tutto, come detto, nasce dalla questione “Burri” che per me poteva andare non in America, ma su Marte. Montanari, qui giustament­e, ha contestato la poca coerenza di un collezioni­sta, ma in casa propria, legge permettend­o, uno fa quello che vuole. Questo episodio ha purtroppo provocato una reazione da parte dello Stato smisurata e triste per chi ci guarda dall’estero. Tuteliamo il patrimonio, rispettiam­olo, ma non torniamo indietro, ricordando­ci sempre che il bello non salverà il mondo, ma ci aiuterà a vivere meglio la quotidiani­tà.

*Gallerista internazio­nale e segretario generale Biennale

dell’antiquaria­to di Firenze

PROPRIETÀ PRIVATA Condivido le amarezze di Montanari su alcuni collezioni­sti, ma ricordo che hanno anche riportato in Italia opere disperse

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