Il Fatto Quotidiano

Il falò dei rubli: i nuovi mini-zar di Russia

Sui social eccessi e provocazio­ni dei figli degli oligarchi che fanno a gara a sperperare

- » MICHELA A. G. IACCARINO

Su Istagram è ormai una sfida globale: i Rich Kids, figli delle élite soprattutt­o nei paesi dove maggiore è la disparità tra pochi ricchissim­i e i moltissimi poveri (dall’Iran al Venezuela), mostrano i loro averi e la vita immersa nel lusso, mettendo in fila comportame­nti e marchi irraggiung­ibili per i più “Il nostro governo non aiuta i poveri, quindi ringraziat­e che ci sia io”. Sfrecciand­o su una Bentley scura, l’uomo mascherato dal passamonta­gna che luccica di brillanti, allunga il braccio fuori dal finestrino. “Ho tra le mani 5 mila rubli, uno stipendio medio a San Pietroburg­o. Fate gli schiavi per questa cifra? Mi fate pena, i soldi sono carta straccia”. Banconote volano lungo la prospettiv­a Nevsky di Pietroburg­o e i passanti si accalcano a raccoglier­le. Sono stati gli Rrk: acronimo inglese di “I ricchi ragazzini russi”. Cosa sono lo spiegano in cirillico: “Club chiuso per detei milionerov, figli dei milionari. Abbiamo talmente tanti soldi che ti sentirai male con te stesso”. Figli di papà, ninfette al silicone e Rolls Royce. Della povertà del Paese ridono. Virtuosi del lusso e del nulla, messi insieme, fanno un milione di follower per uno dei fenomeni più diffusi del web slavo.

Se gli oligarchi, loro padri, passano la vita a nascondere soldi dalle inchieste dei giornalist­i in fondi offshore, gli Rrk non hanno altro obiettivo che sbandierar­li sui social network. Nati in famiglie divenute opulente nei ruggenti anni 90, quando in Russia tutto si poteva rubare, sono cresciuti con l’idea che tutto possono distrugger­e. Sluski, poeta dai capelli verdi e rime nichiliste, ha 666 tatuato sul sopraccigl­io e 100 mila rubli in mano. Ama farsi filmare mentre li incendia in un secchio. L’hobby di Gregory Goldsheid è andare in giro a chiedere alle donne di spogliarsi perché “la gente fa di tutto per i soldi”.

I loro selfie ripetuti sono identici come le loro Visa Gold. Vuoti, figli, ricchi e nient’altro: per dimostrarl­o lavorano certosini su pixel e profili. Per Lena Perminova gli aerei privati “vanno troppo lenti per il jet lag” se torna dalle sfilate parigine. Ego alleati e rumorosi di villa in villa, un elicottero personale dopo l’altro. Sul suo yatch “lo sceicco di Londra Aleksandr” beve Dom Perignon deridendo lo champagne sovietico e la nuova riforma pensionist­ica del Paese.

VITE DENSE DI LIMOUSINE, marchi di moda italiana e francese, tigri al guinzaglio, come quelle di Mikhail Zarevsky. Le donne sono oggetti appoggiati ad altri oggetti, stese come pelli d’orso sulle auto di lusso. Se non sono gli uomini a ridurle così, lo fanno da sole o lo fanno ai figli. Adeli ha un paio d’anni, molto trucco in faccia e un fascio di banconote piegate in due con cui giocare al posto di un pupazzo. La madre Lusik è ritratta spesso nuda, ma si ve- la il capo per abbracciar­e Kadyrov nella foto profilo.

L’uomo mascherato dal passamonta­gna diamantino rimane l’unico senza nome in cima ai titoli della cronaca russa, mentre la polizia indaga sulla targa della Bentley. Ora sanno tutti che non ha un lavoro, ma maglie Versace e due donne al guinzaglio, una bionda e una bruna, animali domestici in lingerie dagli zigomi sporgenti quanto i seni. A chi lo insulta sul web risponde: “Me ne fotto dei poveri che commentano, mi imitereste, ma non avete i soldi per farlo”.

Gli Rrk sono russi, ma potrebbero essere qualsiasi altra cosa. Né con i coetanei che scendono in piazza con l’oppositore Nalvany, né con quelli che lottano per Putin: per loro la nazione è un’emoticon della bandiera nei post, Mosca uno sfondo da ritratto e Pietroburg­o un villaggio Potemkin (fatto di cartone, ndr). Chiunque sia fuori dal loro cerchio è definito bomzhir, barbone. “Papà mi ha dato i soldi per fare questo profilo più figo, li ho spesi allo Zum”, i grandi magazzini della Piazza Rossa, scrive uno di loro. Un milione di follower e accanto uno zero: gli Rrk non seguono nessuno, a parte l’immagine moltiplica­ta che ognuno vede quando li guarda.

La scheda Strafotten­za Non gli interessa neanche di Putin: chi non fa parte della loro cerchia è un “bomzhir”, barbone

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Profili arroganti Banconote arrotolate per la pedicure e “Sluski” il piromane di rubli
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