La Storia non si insegna e pure “M” ha un problema
La polemica tra Ernesto Galli della Loggia e Antonio Scurati a proposito di M, il romanzo dedicato a Mussolini “in cui non è inventato niente” e tuttavia c’è molto di toppato ( date, circostanze, documenti) è vecchia quanto la letteratura. Misurandosi con il romanzo storico, Alessandro Manzoni ha scritto un capolavoro assoluto, poi ha passato il resto della vita a demolire i presupposti teorici “de’ componimenti misti di storia e d’invenzione”. Il genio non fa prigionieri, a partire da se stes- so. Ma un conto è utilizzare la Storia per rappresentare i tratti immutabili delle relazioni umane (questo fanno i classici), un conto è utilizzare la narrativa pretendendo di revisionare la Storia; a quel punto lo storico ha tutto il diritto di prendere il fischietto, reclamare l’invasione di campo e ricorrere al Var. La smarrita letteratura contemporanea cerca comprensibile conforto nella cronaca, nella biografia, nel reportage, ma il regno della Storia ha confini invalicabili, oltre a un suo proprio coefficiente di mistero, Cesare Garboli si chiedeva se non fosse in sé un genere letterario. Il romanzo di Scurati, gran successo di vendita e osannato dai critici, testimonia prima di tutto l’allergia italiana a conoscere e comprendere il proprio passato; guarda caso, ogni volta che si prova a seppellire il fascismo quello rinasce più gagliardo di prima. Una buona notizia per il ministero della Pubblica istruzione, che ha appena deciso di eliminare dalla maturità il tema di storia.