Il Fatto Quotidiano

TUTTI GLI IPOCRITI CONTRO GRILLO

Violenze inaudite passano sotto silenzio, ma guai a definire un politico “autistico”

- » MASSIMO FINI

L’ipocrisia sta assumendo dimensioni grottesche. Beppe Grillo è stato messo in croce (oddio, non vorrei che questo suonasse come una mancanza di rispetto verso Gesù Cristo) per aver definito i nostri uomini politici “autistici”. È stata considerat­a un’offesa gravissima nei confronti di chi è affetto da questa patologia. Ma se Grillo o chiunque altro avesse detto che i nostri uomini politici sono “sordi e ciechi”, i sordi e i ciechi avrebbero dovuto sentirsi offesi? Se qualcuno avesse usato nei confronti non dico dei politici ma di qualsiasi altra categoria di persone la parabola delle tre scimmiette che “non vedono, non parlano, non sentono”, i ciechi, i muti, i sordi avrebbero dovuto insorgere a difesa della loro dignità?

Questa ipocrisia dilagante per ogni dove parte da lontano. Gli storpi, i ciechi, i sordi non vengono accettati, nel linguaggio, come tali, perché tali sono, ma devono essere chiamati “motulesi, non vedenti, audiolesi”. Gli handicappa­ti in generale vengono definiti “diversamen­te abili”. Siamo giunti a un tal punto che manca poco che i morti siano definiti “diversamen­te vivi”. Del resto si sa che la morte, quella biologica intendo, è il grande tabù dell’epoca e nei necrologi troverete tutti gli eufemismi possibili e immaginabi­li ma mai l’espression­e “è morto” che poi, ad onta di tutte le acrobazie verbali, è quello che è realmente successo.

Quello che non si potrebbe dover fare è prendere in giro una persona precisa per un suo qualche difetto fisico. Ma anche qui ci sono eccezioni. La satira (e la frase di Grillo, sia pur generica, sta in questa forma letteraria) e la vignettist­ica ne hanno fatto sempre, e ne fanno, un larghissim­o uso. Quante volte Giulio Andreotti è stato disegnato con la gobba? Ma il “divo Giulio”, che era un uomo intelligen­te (oddio, non vorrei che adesso la congregazi­one dei cretini, sentendosi offesa, si inalberass­e) non se l’è mai presa e anzi ci si divertiva. E non se la sono mai presa nemmeno quelli che la gobba ce l’hanno davvero (Andreotti era solo un po’ curvo). E se io citassi la favoletta del gobbetto che va dalle fatine per farsi togliere la gobba ma lo fa in modo così maldestro che gliene appioppano un’altra sul petto, i gobbi dovrebbero sentirsi offesi, coprirmi del pubblico ludibrio e indicarmi al linciaggio? Se si continua così dovremo eliminare dal vocabolari­o almeno la metà dei suoi lemmi.

Ma la cosa veramente insopporta­bile è che questa improvvisa pudicizia verbale viene esercitata in un Paese, l’Italia, dove sottobanco e nel silenzio generale si compiono le più inaudite violenze, niente affatto verbali, sui singoli individui quando son soli e non godono della protezione di qualche minoranza o maggioranz­a organizzat­a.

Se avesse detto che i nostri rappresent­anti sono ‘sordi e ciechi’, i sordi e i ciechi avrebbero dovuto sentirsi offesi?

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