Il Fatto Quotidiano

Il giovane Sciascia contro “imbecilli” e amanti del brutto

- » LEONARDO SCIASCIA

Pubblichia­mo stralci delle lettere inedite inviate da Leonardo Sciascia all’amico Stefano Vilardo tra il 1940 e il 1957: la raccolta, “Nessuno è felice: tranne i prosperosi imbecilli”, è da poco in libreria per De Piante Editore.

Carissimo Stefano... ti ho scritto tre volte... Hai ricevuto? Il mio silenzio è sempre perdonabil­e – ma il tuo? O la poesia non ti dà più modo di ricordarti dei tuoi terreni, troppo terreni, amici? Mi piace che tu scriva e mi piace quel che scrivi. Ma ricordati sempre che bisogna distinguer­e, vagliare e soprattutt­o non improvvisa­re.

Quando comincerai a sentire che scegliere una parola e farla poesia è più faticoso di un qualunque lavoro normale, allora vuol dire che hai qualche speranza per diventare poeta. D’altra parte non credere che con le mie poesie io faccia sul serio. Allo stesso modo devi fare tu, anche se le tue poesie siano senza paragone più ben nate delle mie.

Ti abbraccio Leonardo (Scritta su fogli di agenda alla data del 2 maggio 1940)

Carissimo Stefano...

A proposito delle poesie ti dirò che sempre più mi piacciono; e ti consiglier­ei, ove potrai, di pubblicare, pubblicare: il buono piacerà ai pochi. Il brutto piacerà ai più – e in queste due alternativ­e qualcosa di te comincerà a restare nella memoria degli altri, finché da solo ti solleverai a quello che sarà uno stile, una inconfondi­bile espression­e. Per scrivere una poesia tu per ora avverti il bisogno di un avvio “tematico”: una parola una frase una vivida espression­e. Questo avvio lo trovi negli altri in Quasimodo, in Ungaretti, magari in Pirandello, anche in una notizia di cronaca... E allora ti do un consiglio: saccheggia, svuota, piega il vocabolari­o: soltanto così dominerai il sentimento. Anche la poesia è una tecnica, suprema, sfuggente, miracolosa – ma tecnica.

Io invece mi avvio decisament­e verso la critica: e sono giunto ad una maturità e vigilatezz­a che meraviglia me stesso. E tu sai quanto poco conto io faccia delle mie qualità... Oggi potrei occupare con invidiabil­e dignità una cattedra universita­ria e invece aspetto un incarico in questo ginnasio e la pubblicazi­one di qualcosa sul giornale di Caltanisse­tta... Ho messo alle pareti i quadri che volevo, i ritratti più cari (p.e. Pirandello). È un luogo che avrò caro per studiare. La vita familiare mi si apre serena. Comincio ad avere per le persone, ed anche per le cose, un affetto che la mia volubilità di ieri ignorava.

Certo nessuno è felice: tranne i prosperosi imbecilli. L’infelicità è una condizione necessaria all’i nte llig enz a. Ma sereno lo sono.

Leonardo (Senza data, ma riferita al 1944)

Carissimo Stefano...

In quanto alla tua poesia, con la mia consueta brutalità, ti dico che non mi va. Tu hai scritto cose di molto migliori: e quando avrai denaro da buttar via, come io ne ho avuto per le Favole, potremmo farne una selezione da pubblicare.

Io posso soltanto agevolarti l’ingresso presso Bardi e poi scriverti una recensione. La mia situazione, per ora, non è tale da potermi arrischiar­e a promettert­i un certo numero di recensioni.

Ci vedremo a Caltanisse­tta il 26 di questo mese. Ma ti scriverò ancora per farti certo della data.

Un abbraccio Leonardo (Racalmuto, 6 settembre 1951) Carissimo Stefano,

Non ti ho scritto prima perché, tu capisci, abituarsi a un nuovo ritmo di vita è cosa molto difficile. Né io ci sono ancora riuscito (e chi sa se mai ci riuscirò), comunque, mi sento un po’ meglio di come mi sentivo nei primi giorni. Pascal aveva ragione a dire che tutti i guai nascono dal non saper stare nella propria camera – o almeno, dico io, nel proprio paese. Non che io mi senta nei guai; ma non riesco a trovare ancora la serenità dei pensieri e del lavoro, delle buone letture e dei buoni amici. Il fatto è che, ad un certo punto, una “fuga” dal paese ci è imposta dai risultati stessi del nostro lavoro. E dunque sono qui, ci sto e molto probabilme­nte ci resto.

Sere addietro ho incontrato il tuo recensore L. F., che ti ha recensito su “Lo spettatore italiano”: ed è una graziosa signora, poetessa e lettrice di poesia: si chiama Luciana Frezza Lombardo.

È stata lei a parlarmi di te, dice che era rimasta colpita dalla sensibilit­à umana che il tuo libretto rivelava. Quando io gli ho raccontato di te, del tuo carattere e della nostra amicizia, mi ha detto che proprio così aveva immaginato tu fossi.

Come stai? Benissimo come al solito, credo: ma come al solito ti lamenterai. E i tuoi?

Hai saputo che ho vinto il “Libera stampa”?

Ti abbraccio con molti auguri Leonardo

(Roma, 8 dicembre 1957) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

DAL CARTEGGIO “Nessuno è felice: tranne i prosperosi imbecilli L’infelicità è condizione necessaria all’intelligen­za”

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy