Dell’Utri, i giudici: “Elevata pericolosità”
Le motivazioni del Tribunale che ha concesso altri cinque mesi di domiciliari
“Il
quadro della pericolosità” di Marcello Dell’Utri “è senza dubbio molto consis te nt e”. È una pericolosità che – a parte la condanna, ulteriormente grave, inflitta in primo grado per la Trattativa Stato-mafia e nessuna intenzione di “rivisitazione critica del proprio passato” – pe r questioni di età, salute e di un fine pena molto vicino non è più “di eccezionale livello”.
SONO QUESTE le motivazioni con le quali i giudici del Tribunale di Sorveglianza a settembre scorso hanno deciso di concedere a Dell’Utri altri cinque mesi di domiciliari. Una conquista per i legali dell’ex senatore che per lungo tempo hanno chiesto la scarcerazione per motivi di salute: dopo due no, a marzo scorso la Cassazione ha rinviato gli atti per chiedere di valuta- re il caso. A luglio sono stati concessi i domiciliari fino a settembre, poi confermati per altri cinque mesi. Non più a casa del figlio, come stabilito inizialmente, ma nel proprio appartamento di Segrate (Milano).
Il prossimo febbraio, quindi, i giudici, in base alle condizioni di salute, decideranno se l’ex senatore dovrà tornare o meno in carcere per scontare la condanna definitiva (inflitta nel 2013) a sette anni di reclusione per concorso esterno in Cosa Nostra.
Nel confermare il differimento della pena, però, il collegio presieduto dal giudice Marco Patarnello traccia un quadro personale e clinico di Dell’Utri, in entrambi i casi poco entusiasmante.
Sotto il primo profilo non ci sono sconti: “Il quadro della sua pericolosità è senza dubbio molto consistente – è scritto nel provvedimento del 28 settembre –. A parte la latitanza in Libano (...), appare molto significativo constatare come i fronti giudiziari a carico del predetto non si esauriscano nel pur gravissimo titolo in esecuzione”, ossia l’accusa di concorso esterno in Cosa Nostra, “ma sono caratterizzati (...) anche da almeno tre vicende estremamente gravi ed allarmanti, anche con condanna non definitiva, fra cui spicca la recente, gravissima e pesante condanna disposta in via non definitiva dagli uffici giudiziari di Palermo”.
I giudici sembrano riferirsi alla condanna a 12 anni inflitta nell’ambito in primo grado nel processo sulla Trattativa Stato-mafia.
NEL PROVVEDIMENTO si spiega che seppure Dell’Utri in passato “ha avuto accesso a mezzi e risorse pressoché illimitati e relazioni criminali, istituzionali e politiche di primissimo livello”, oggi “il quadro della sua pericolosità si è andato avvicinando a quello, pur sempre molto elevato, più propriamente riferibile a un condannato per fatti gravissimi, di 70 anni, con un quadro di grave infermità, con un fine pena non lontano, ancora dotato di assai rilevanti risorse di ogni genere e del tutto lontano da qualsiasi rivisitazione critica del proprio passato deviante, ma verosimilmente non più di eccezionale livello”.
Ed è in questo quadro che bisogna valutare le condizioni di salute. L’ex senatore, infatti, è affetto da cardiopatia, diabete e da un tumore prostatico. A luglio scorso è stato operato una prima volta nella casa di cura Mater Dei di Roma, sottoposto a una angioplastica coronaria con l’impianto di stent. Ci sono state delle complicanze e così ha dovuto affrontare una seconda operazione d’urgenza. Per quanto riguarda il tumore (è stato già sottoposto a radioterapia), invece, come scrivono i periti del Tribunale “il paziente necessita di condurre uno stile di vita corretto con a li me nt az io ne regolare, riposo adeguato, ma anche la possibilità di muoversi (...)”.
E tutto ciò, sostengono i periti, non è compatibile con il carcere.
Cir costa nza che i giudici condividono, confermando altri cinque mesi di domiciliari, anche se – conclude il Tribunale di sorveglianza – “occorre rilevare che la sua elevata pericolosità sociale esclude rigorosamente il contatto con persone diverse dai familiari conviventi”.
Concorso esterno Il forzista
“ha avuto accesso a relazioni criminali e politiche di primissimo livello”