Il Fatto Quotidiano

Ostia: retata tra i Triassi, i rivali degli Spada

41 in carcere: una costola di Cosa nostra, vecchi della Magliana, cocaina e teste di maiale

- » VINCENZO BISBIGLIA

Si erano messi in proprio da un po’, da quando i siciliani avevano ceduto agli “zingari” lo scettro degli affari sul litorale romano. E da poco più di un anno, avevano stabilito rapporti importanti con gli Spada, i Fasciani e altri gruppi criminali di Ostia. L’obiettivo era continuare a piazzare quella che in codice chiamano l’“amica vestita da sposa”, la cocaina, da vendere come “biglietti del cinema” su quattro importanti piazze del litorale. Un presidio mantenuto grazie a teste di maiale crivellate, violenze efferate, accordi trasversal­i con i clan “vincitori” e mediazioni di ex affiliati alla Banda della Magliana. Con gli arresti che negli ultimi mesi hanno colpito il clan Spada, erano diventati “una delle organizzaz­ioni criminali più strutturat­e e potenti della zona”.

L’assetto criminale romano è “in continua evoluzione” come confermato anche dal procurator­e della Dda di Roma Michele Prestipino e dalle carte dell’operazione Maverick, messa a segno ieri mattina dai carabinier­i di Ostia, con 42 persone arrestate.

L’organizzaz­ione era gestita da Salvatore Sibio, anziano boss reduce dalla Banda della Maranella e dai due “colonnelli” Alessandro Pignataro e Fabio Di Francesco, fino a pochi anni fa uomini di fiducia dei boss agrigentin­i Vito e Vincenzo Triassi. Con loro Marco Esposito detto “Barbo nc in o”, elemento di raccordo fra il gruppo di Sibio e gli Spada. I Triassi, infatti, potendo contare sui rapporti di contiguità e parentela con la potente cosca di Cosa Nostra dei Caruana-Cuntrera, hanno vissuto il loro periodo d’oro sul litorale romano fra gli anni 80 e il 2002, almeno fino a quando l’omicidio di Paolo Frau (amico fraterno del boss della Magliana Renatino De Pedis) nel 2002 ha ridisegnat­o la geografia criminale dell’area, aprendo una lunga stagione di sangue legata alla gestione degli stabilimen­ti, con Vito (nel 2007) prima e Vincenzo (2010) poi gambizzati dai clan rivali.

IN SEGUITO a quegli episodi, gli agrigentin­i vengono “estromessi” dopo una riunione in una sala giochi fra le famiglie Triassi, Fasciani, Spada e D’Agata, preludio alla “pax mafiosa” mediata del casalese Michele Senese. Una pace per modo di dire, visto che Marco Esposito (legato ai Triassi e fino a ieri luogotenen­te di Sibio) e Ottavio Spada il 15 marzo 2013 cercherann­o di uccidersi a vicenda davanti alla sala giochi Italy Poker.

Ma dal 2017 in poi le dinamiche cambiano. Il 14 dicembre 2017 Esposito chiude un affare per una partita di marijuana con Roberto Pergola, ex Magliana detto “er Negro” come Franco Giuseppucc­i e, soprattutt­o, collaborat­ore degli Spada, dopo essersi già avvicinato da tempo ai Fasciani attraverso Giorgio Benedetto; allo stesso modo, i due vice di Sibio, Pignataro e Di Francesco, nel marzo 2017, entrano nelle grazie di altri due boss, Roberto De Santis Roberto Giordani, detti “quelli del Cappuccino”, un tempo acerrimi rivali dei due e ora quasi soci, responsabi­li nel 2007 della gambizzazi­one di Vito Triassi.

L’operazione Maverick nasce dall’inchiesta di un caso di presunto suicidio da parte di un civitavecc­hiese, Alessandro Cresta, sparatosi al petto il 18 luglio 2016. Cresta era finito nel mirino di Esposito per una partita di droga non pagata, che aveva generato un debito di circa 70.000 euro. “Barboncino” e i suoi arrivano prima a sequestrar­e il socio di Cresta, Mirko Staffa: “Ieri questi de Ostia m’hanno massacrato de botte, volevano staccarmi i denti con le pinze e mi hanno menato in testa con il calcio della pistola”, riferirà all’amante di Cresta, prima che questi venisse ritrovato morto.

Litorale capitolino Contigui ai CaruanaCun­trera, hanno vissuto il loro apice fra gli anni 80 e il 2002

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Ansa Operazione Maverik Una fase degli arresti

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