Il Fatto Quotidiano

Autonomia A un anno dal referendum molti la vogliono, ma nessuno sa cosa sia

- PAOLA VISCOVICH VANNI DESTRO PAOLO BENASSI FERRUCCIO SANSA LUIGI FERLAZZO NATOLI

Gentile ministro Di Maio, voglio testimonia­re con questa mia la disperazio­ne (il termine edulcora la realtà) delle donne, che a tradimento degli obiettivi perseguiti dai gruppi Movimento Opzione Donna e Opzione Donna Proroga al 2018, hanno saputo dalle amministra­trici che una manciata di donne, figlie di un Dio minore, sarebbero rimaste escluse dalla proroga. Parliamo di quelle nate nella seconda parte del 1960 e nella prima parte del 1961. Abbiamo lottato, da 3 anni a questa parte, come le altre e abbiamo condiviso delle parole d’ordine: “Proroga con gli stessi requisiti” e “Non una di meno”. Se, come ci è stato detto, il requisito dell’età anagrafica viene innalzato di un anno, la proroga deve necessaria­mente essere spostata al 2019, facendo ricadere i costi sul 2020, e non restare bloccata al 2018 con l’esclusione di una parte di noi. Lo dico da donna, da cittadina, da chi vi ha votato. Non lasciateci in mezzo al guado, vi chiedo di onorare la promessa per intero. Metà non basta. Abbiamo creduto in voi, non tradite il cambiament­o di cui ci facciamo paladini, non tradite le donne. Un pugno di donne disposte a rinunciare al 30% dell’assegno non può certo essere un problema per il bilancio dello Stato. Lo dico a lei, ministro Salvini: trovi le risorse per colmare questa iniquità che si sta per abbattere sulle nostre vite.

Renzi in tv crede di poterci ingannare come un tempo

Se Renzi continua le sue comparsate in television­e, il Pd, a breve, sarà al 5% scarso. L’ho visto, obtorto collo a causa, forse, di una piccola parte masochisti­ca del mio essere, l’altra sera dal bravo Floris. Il “ragazzo” non ha il minimo sospetto di stare, da un po’ di tempo, per il suo atteggiame­nto e per le sue azioni, sulle palle alla stragrande maggioranz­a degli italiani. Crede ancora gli sia possibile, grazie alle false ammissioni sul suo orrendo carattere e sui suoi “piccoli” errori, in- È PASSATOUN ANNO dal referendum consultivo con cui Zaia ha fatto votare i veneti (a loro spese, 14 milioni di euro) sull’autonomia regionale. I cittadini veneti votanti a favore della richiesta furono, per effetto di una comunicazi­one nebulosa, attratti dall’ipotesi di una maggiore autonomia fiscale e dall’idea che più soldi sarebbero rimasti in Veneto. Sorvolando sull’inutilità della consultazi­one credo sia ormai evidente che la questione del trattenime­nto dei proventi fiscali in regione non è mai stata oggetto di discussion­e e che, anzi, si continua a sostenere da parte di varie fonti ufficiali del governo che una possibile cessione di competenze sarà solo a costo zero per le casse statali: materie in più sì, soldi in più no. SI NAVIGA A VISTA: tutti la vogliono, ma che cosa sia esattament­e l’autonomia non è ancora chiaro. Né quali vantaggi effettivam­ente possa portare. Lo scopriremo solo vivendo, direbbe Lucio Battisti. Il Veneto potrebbe proprio fare da apripista insieme con regioni come l’Emilia Romagna che hanno scelto un approccio diverso (senza referendum). Certo, il referendum – non previsto dalla Costituzio­ne – aveva più che altro un valore politico. Di propaganda, dicono i critici. Il percorso verso l’autonomia veneta prosegue grazie anche a una maggioranz­a di governo vicina a Luca Zaia. Ma il cammino è lungo. Bisogna innanzitut­to arrivare a un accordo tra Stato eRegione. Servirà poi, come ricorda il costituzio­nalista Andrea Pertici (professore a Pisa), un’approvazio­ne del Parlamento a maggioranz­a assoluta.

E resta ancora da capire che cosa conterrà in concreto la parola “autonomia”. Zaia chiedeva competenza in tutte e 23 le materie che possono essere delegate alla Regione. Cioè quelle di competenza esclusiva (sanità, ambiente e finocchiar­ci come gli era riuscito con le promesse di rottamazio­ne di tutto ciò che, essendo obsoleto, rallentava il nostro sviluppo generale ( umano, sociale, economico, ecc...). Ora è diventato impresenta­bile, improponib­ile e, soprattutt­o, inutile. Mi spiace, sinceramen­te, per la sua famiglia (moglie e figli - i genitori e le sorelle sono un’altra cosa) che non ha colpe e deve subire il personaggi­o perdente che ha vicino. Si sta avvicinand­o il redde giurisdizi­one di pace) più tutte le altre di competenza concorrent­e. In questi ambiti le regioni potranno trattenere una quota del prelievo fiscale. Che corrispond­erà a minori entrate, ma anche a minori spese per lo Stato. E non sarà comunque semplice calcolare a quanto corrispond­ano le singole voci delegate alle regioni. Un lavoro lungo. Ovviamente vengono fatti salvi i principi sanciti anche dall’articolo 119 della Costituzio­ne. Cioè il riequilibr­io tra le regioni, la coesione e la solidariet­à. Insomma, le regioni più ricche devono aiutare quelle meno fortunate. Sennò che senso ha lo Stato? Resta comunque la domanda di fondo: ai cittadini l’autonomia conviene? Il dubbio è lecito visto che le regioni sono state negli ultimi anni esempio di cattiva amministra­zione e malaffare. rationem. Quando le sue armate verranno sonorament­e sconfitte nelle urne, i superstiti gli volteranno le spalle.

Si sono accaniti su Stefano perché tossicodip­endente?

Giovedì scorso nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano è stato proiettato il film “Sulla mia pelle” che ricostruis­ce la triste vicenda relativa a Stefano Cucchi, ar- rivata finalmente, si spera, a conclusion­e. Impression­ante la presenza di numerosiss­imi partecipan­ti, soprattutt­o giovani universita­ri. Il che mi conferma nella mia idea che quando si offrono argomenti concreti di riflession­e le persone partecipan­o. A tutti noi resta da capire la motivazion­e per cui un ragazzo come Stefano sia stato ucciso in uno Stato dove, per fortuna, non esiste la pena di morte per nessuno, nemmeno per mafiosi o serial Hanno ormai qualcosa di ridicolo e di patetico le opposizion­i di Pd e FI (la Meloni è più defilata), le quali nonostante le grida contro il governo incapace di governare, perdono ancora le elezioni di Trento e Bolzano e continuano a gufare sperando che lo spread e l’Ue mandino a casa Conte & Co. Evidenteme­nte non hanno capito, né Renzi (che addirittur­a ha inveito dalla Leopolda contro la campagna di odio scatenata contro di lui e la sua famiglia), né l’ormai ingiallito Berlusconi, che la gente li ha conosciuti molto bene, e che non ne vuole più sapere di lorsignori. E i poveretti non capiscono neppure che i sondaggi continuano a darli in calo. Chissà cosa resterà di loro dopo le prossime elezioni europee.

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Ansa In Veneto Il governator­e della Regione Luca Zaia

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