Atac, la posta in gioco al referendum
▶QUESTA
estate il Comune di Roma ha deciso di mettere a gara uno spazio a Trastevere dove un gruppo di ragazzi organizzava da anni un cinema all’aperto: non è cosa loro, ma di tutti, è giusto che più soggetti possano competere per offrire eventi in piazza San Cosimato. Dopo mille polemiche, alla gara non si è presentato nessuno e il cinema è tornato alla stessa organizzazione che però, nel frattempo, aveva diversificato e aumentato l’offerta. Morale: è bastato parlare di gara per avere più film in estate. Ora il Movimento 5 Stelle, che ha rivendicato la virtù dell’affidamento competitivo per la proiezione di film in piazza, si trova di fronte una questione più seria: il referendum dell’11 novembre proposto dai Radicali Italiani per mettere a gara il servizio di trasporto pubblico a Roma. Non si tratta di privatizzare l’Atac (e chi lo vuole un simile carrozzone che ha un costo di 7,3 euro per chilometro di ogni veicolo contro i 5 di Milano?), ma di liberalizzare. Se vince il Sì, il Comune fisserà gli standard di servizio e la quantità di sussidi a disposizione, i dipendenti da assumere e poi più soggetti – pubblici o privati – competeranno per aggiudicarsi il servizio. Difficile che le cose possano andare peggio di così: secondo i calcoli del professor Andrea Giuricin, tra 2009 e 2017 Atac ha ricevuto contributi pubblici per 5,61 miliardi, in aumento anche se le vetture diminuivano e i costi del personale salivano dal 46,5 per cento del 2012 al 51,6 del 2017. L’Atac è in concordato preventivo – che serve a tagliare il debito – ma non risanata e offre un servizio la cui qualità è evidente ai romani (e ancor più ai turisti). Di gare vere per la gestione dei servizi pubblici di mobilità non se ne sono mai fatte in Italia. Eppure sono lo strumento con cui un Comune potrebbe garantire ai cittadini di avere i migliori servizi al minor prezzo, anziché servizi scadenti a prezzi (cioè tasse) elevati. Vedremo che posizione prenderà il sindaco Virginia Raggi, ora che la campagna referendaria sta iniziando. Il referendum è solo consultivo, ma anche quello sulla Brexit del 2016 lo era.