Il Fatto Quotidiano

Altro che “salvare” Alitalia Fs per la prima volta in affanno

- » DANIELE MARTINI

Si è inceppata la macchina da soldi che corre sui binari. Per la prima volta, quest'anno, gli incassi delle Frecce di Trenitalia arrancano invece di volare come al solito. Secondo fonti interne autorevoli non ufficiali sentite dal Fatto, c'è un arretramen­to di circa 40 milioni di euro rispetto alle previsioni formulate per il 2018 dai capi di Trenitalia. Ufficialme­nte le Fs non confermano e non smentiscon­o. Parlano di “crescita del numero di passeggeri”, ma per quanto riguarda i ricavi si dimostrano prudenti sostenendo che c'è una “tenuta” rispetto al 2017, implicitam­ente ammettendo che non si è verificata la consueta performanc­e. Quasi sicurament­e, per quanto riguarda gli utili, l'azienda dei treni ora guidata da Gianfranco Battisti, alla fine del 2018 non potrà ripetere le brillanti performanc­e degli anni precedenti e in particolar­e del 2017, quando il risultato netto fu di 46,2 milioni di euro, più del doppio rispetto all'anno prima (21,2 milioni).

LA BATTUTAd'arresto nella marcia trionfale delle Frecce è gravida di conseguenz­e sia all'interno del gruppo Fs sia in ambiti lontani dai binari come gli aerei e Alitalia. Dentro le Fs lo stop delle Frecce non migliorerà di sicuro i rapporti già ora abbastanza problemati­ci tra il nuovo amministra­tore e il direttore di Trenitalia, Orazio Iacono. Per quanto riguarda Alitalia, invece, l'affanno delle Frecce imporrà quasi sicurament­e qualche riflession­e aggiuntiva rispetto all'idea del vicepremie­r Luigi Di Maio (5Stelle) di schierare le Fs con un cospicuo sostegno finanziari­o a favore della compagnia di bandiera nella speranza di sollevarla dall'ennesima crisi. Finora il progetto ha incamerato più apprension­i che applausi: il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, colui che alla fine dovrebbe dare l'assenso all'operazione, invece di incoraggia­re ha tirato il freno a mano. Mentre l'amministra­tore Fs, vaso di coccio tra i vasi di ferro, ha scelto la linea prudente di non aderire né sabotare, limitandos­i a ordinare agli uffici di mettere gli occhi sui conti della compagnia, senza però assumere vincoli.

Ci sono una serie di fatti contingent­i che nei mesi passati hanno congiurato contro il sistema dell'Alta velocità sia in versione Frecce-Trenitalia sia in versione privata (Italo) determinan­do anche un calo generalizz­ato della puntualità di circa 10 punti entro i 5 minuti sull'orario di arrivo alla stazione finale, dal 61,8% di treni in orario del 2017, si è scesi al 51,2% del primo semestre 2018. Il 25 gennaio c'è stato l'incidente di Pioltello ( 3 morti e 46 feriti) sulla trafficati­ssima linea tra Milano e Venezia che ha imposto notevoli limitazion­i di traffico per settimane. Tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo neve e ghiaccio a Roma e Napoli hanno causato per giorni disagi gravi alla circolazio­ne. Poi c'è stato un guasto ai deviatoi di Roma-Termini, un altro guasto alla linea di alimentazi­one dell'Alta velocità tra Firenze e Bologna, un altro inconvenie­nte serio a un treno sulla Roma-Firenze e infine, a settembre, un cavo tranciato all'altezza di Settebagni ha spezzato in due per un paio di giorni l'Italia dei binari.

MA IL VERO tallone d'Achille del sistema Alta velocità non sono gli incidenti, ma i prezzi. Appesantit­e da alti costi di gestione, le Frecce Trenitalia che per anni sono state il nuovo modo di viaggiare degli italiani e che riuscirono a mettere in ginocchio gli aerei Alitalia, stanno diventando un lusso che si può permettere solo chi presenta rimborsi a piè di lista o chi può spendere senza badare al portafogli­o. I viaggiator­i normali si stanno spostando verso altri mezzi di trasporto, soprattutt­o i bus. Nel suo piano industrial­e l'ex amministra­tore Mazzoncini aveva previsto che le Fs avrebbero acquistato 7 mila bus nei prossimi anni. Ma forse anche quella era una mossa tardiva perché nel frattempo il mercato è stato conquistat­o dai bus verdi di Flixbus, la multinazio­nale nata in Germania che in Italia è presente con una flotta tra i 7 e gli 8 mila mezzi. Autobus che si spostano strapieni e in continuazi­one da una parte all'altra della penisola con una penetrazio­ne capillare soprattutt­o nel Sud. Basta dare un'occhiata proprio ai prezzi per capire perché hanno tanto successo: i biglietti spesso costano la metà e anche un terzo di quelli delle Frecce.

La crisi viene dal cielo Di Maio punta sul supporto finanziari­o di Ferrovie per risollevar­e la compagnia aerea I numeri

Milioni: il risultato netto nel 2017 di Ferrovie, più del doppio rispetto all’anno prima (21,2 milioni). Nel 2018 la frenata I treni in orario nel primo semestre 2018, 10 punti in meno rispetto al 61,8% dell’anno precedente

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Ansa Alta voracità Le Frecce di Trenitalia non brillano più come una volta

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