Il Fatto Quotidiano

Dalla Prima

- » MARCO TRAVAGLIO

Per tre motivi. 1) La prescrizio­ne scatta dopo 5 anni o al massimo 7 anni e mezzo (da quando è stato commesso il reato), insufficie­nti per le verifiche fiscali (che arrivano dopo 2 o 3 anni), avviare le indagini, inoltrare rogatorie, commission­are perizie contabili e ricevere le risposte, celebrare l’udienza preliminar­e e i tre gradi di giudizio. 2) Le pene sono troppo basse (per i reati fiscali, da 3 a 6 anni massimi), anche perché sono finte: fino a 4 anni non si va in carcere. 3) Le soglie di non punibilità sono troppo alte. Sulla prescrizio­ne, Bonafede ha in mente di bloccarla dopo la condanna di primo grado, ma non basta: deve decorrere da quando il reato viene scoperto. Sulle pene e sulle soglie, nulla ancora si sa. Ma basterebbe copiare uno a caso fra i sistemi penal- tributari dei Paesi più evoluti del nostro, che riescono a mandare davvero in galera molti colletti bianchi, come gli Usa e la Germania (da noi sono poche decine su 50 mila detenuti).

La modica quantità consentita di evasione e frode la inventò il centrosini­stra a fine anni 90. Poi, nel 2006, il governo Prodi approvò pure un indulto di 3 anni per i condannati a quasi tutti i reati, fiscali inclusi. Dopo la crisi del 2009, persino Tremonti abbassò un po’ le soglie. Nel 2014 arrivò Renzi e le rialzò a dismisura, rendendo praticamen­te impossibil­e non solo la galera, ma persino le indagini e i processi agli evasori. Da allora anche chi s’impegna allo spasimo per finire indagato, imputato e arrestato, non ci riesce. Per commettere il reato di omessa dichiarazi­one bisogna nascondere al fisco almeno 50 mila euro all’anno (prima era 30 mila). Per quelli di omessi versamenti e dichiarazi­one infedele, bisogna evadere più di 150 mila euro (prima era 50 mila). Per quello di evasione dell’Iva, bisogna occultare addirittur­a oltre 250 mila euro. In pratica, chi fa ogni anno 300 mila euro di fondi neri (pari a 150 mila di mancate imposte) non commette alcun reato e non rischia nulla. Invece chi ruba un portafogli­o con 100 euro rischia fino a 6 anni di carcere. In Germania non esistono soglie, ma pene modulate sulla gravità dell’evasione: carcere vero sopra i 100 mila euro, fino a 10 anni per i casi più gravi. In Francia la pena massima è 5 anni, ma veri, non farlocchi come da noi. Negli Usa si rischiano fino a 30 anni, e non in teoria: esistono grandi evasori condannati a 27-28 anni. I controlli, a opera di 2300 agenti speciali e specializz­ati, sono a tappeto: ogni anno un americano ricco su 7 viene ispezionat­o e il 90% di chi viene indagato viene poi condannato e sconta la pena dietro le sbarre per un periodo medio di 2 anni e 8 mesi, che diventano 3 anni e mezzo per i manager di società (carcere vero, non domiciliar­i o servizi sociali). In Italia il 98% degli evasori denunciati la galera non la vedono nemmeno in cartolina. E allora, se il rischio è quasi zero e il vantaggio è un mare di fondi neri, perché chi può non dovrebbe evadere? Con una seria legge antievasio­ne e anticorruz­ione, il governo non avrebbe evitato la bocciatura europea. Ma almeno potrebbe dire ciò che ora non può dire: di aver fatto tutto il possibile.

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