Il Fatto Quotidiano

Delitto Desirée, i primi fischi per Salvini: “Sciacallo, vattene via”

La studentess­a uccisa La “zona franca” occupata dai pusher più volte segnalata dal Municipio alla Prefettura, giovani africani sentiti in Questura

- » VINCENZO BISBIGLIA

Almeno otto segnalazio­ni in sette mesi. Denunce puntualmen­te presentate al tavolo per la sicurezza dei municipi del centro di Roma, coordinato dalla Prefettura. Il tutto senza alcun effetto visibile. L’ultima riunione si era svolta proprio pochi giorni prima della morte di Desirée Mariottini, avvenuta nella notte fra giovedì e venerdì. Una zona franca, nel cuore della Capitale, cui il Municipio II di Roma – che si estende dall’universita­ria San Lorenzo fino agli altolocati Parioli – voleva porre fine.

IL PRIMO di questi verbali è stato consegnato alle forze dell’ordine riunite il 12 aprile. Nel testo, dettagliat­i, venivano descritte le situazioni “di grave pericolo per la sicurezza dei cittadini” e la pericolosa assenza di interventi di bonifica seguenti gli sgomberi periodicam­ente effettuati. “Tutte denunce ignorate” arriva oggi a dire, con una certa rabbia, l’assessore municipale all’A mbiente, Rino Fabiano. Una situazione di completa anarchia in un ex complesso abbandonat­o che si estende fra via dei Lucani, via di Porta Labicana e lo Scalo San Lorenzo. “Se si fossero prese anche solo in consideraz­ione le nostre denunce, magari avremmo potuto salvare una giovane vita”, attacca Fabiano. Eppure, quel gigantesco complesso post-industrial­e, presidiato solo da un carrozzier­e, un ombrellaio e un locale piuttosto noto fra gli universita­ri, da anni è meta e riparo di una sub società fatta di sbandati, senzatetto e spacciator­i soprattutt­o di crack, eroina e “pasticche”.

In gran parte africani, ma non solo: ultimament­e vi si erano trasferiti anche alcuni “sbandati” fra quelli che abitavano un edificio del quartiere periferico di Tor Cervara, sgomberato nei giorni scorsi dal Comune su ordine della Prefettura. Un luogo che, secondo fonti investigat­ive, la povera Desirée aveva già frequentat­o in passato.

Quella notte, secondo la ricostruzi­one degli inquirenti, c’erano almeno una decina di persone insieme alla 16enne di Cisterna di Latina. Sei di loro, una “amica” conosciuta proprio lì settimane prima – quella che ha chiamato due volte il 118 da un telefono pubblico a tragedia già consumata – un ’ altra giovane italiana e quattro ragazzi africani, sono stati interrogat­i ieri presso la sede della Questura di Roma. “Ma non ci sono fermati o sospettati”, fanno sapere fonti investigat­ive. Solo persone “informate sui fatti”, insom- ma. Sulla morte per overdose non sembrano esserci dubbi (saranno gli esami tossicolog­ici a definire quali sostanze abbiano ucciso la ragazzina), il rapporto sessuale completo c’è stato, mentre i “presunti” abusi secondo le stesse fonti potrebbero essere stati consumati quando Desirée non era già più cosciente.

Va detto che la famiglia di Desirée – la madre è una dipendente della Regione Lazio – rifiuta fortemente, attraverso il suo avvocato Valerio Ma- sci, alcuni dettagli, come il fatto che la 16enne fosse solita assumere stupefacen­ti, ritenendo più attendibil­e l’ipotesi che la ragazza si trovasse lì per recuperare il tablet che le era stato scippato “e che non è stato mai ritrovato”.

UN ’ IPOTESI che potrebbe coincidere con i racconti di quartiere, che individuan­o gli spazi di via dei Lucani come un posto dove “r ecu pera re su cauzione le cose rubate, dai telefonini ai motorini”. E va detto che, indiscrezi­oni di indagine a parte, non vi è al momento alcun elemento che possa far definire la ragazza come “tossicodip­endente”, nemmeno l’ide nti fica zio ne per il possesso di uno spinello avvenuto nei mesi scorsi a Cisterna di Latina e che avrebbe spinto Desirée a fornire generalità false (nome inventato e l’età di 25 anni). Un particolar­e importante che ha per almeno 24 ore ha mandato fuori strada gli uomini del Commissari­ato San Lorenzo, prima che gli stessi arrivasser­o a incrociare i fatti con la denuncia di scom- parsa, avanzata dai nonni il giovedì notte. “Ho perso l’autobus, resto da un’amica”, aveva detto alla nonna.

Intanto, dopo il ragazzo senegalese che sabato mattina ha dato una svolta alle indagini recandosi al Commissari­ato San Lorenzo su consiglio di alcuni abitanti del quartiere, spunta un altro testimone. Un italiano, anonimo, che ha parlato a Storie Italiane (Rai1). “Abbiamo giocato, abbiamo scherzato – ha raccontato -. Siamo andati a prendere una birra. Aveva detto che aveva litigato con la famiglia ma che sarebbe tornata a casa". Poi, “tra le tre e mezza e le quattro e un quarto di mercoledì” l'avrebbe salutata e lasciata “in via dei Lucani, proprio là davanti”. Secondo il racconto, la ragazza sarebbe stata sola, alla ricerca del cellulare rubato. “Con lei non c’era nessuno”, ha detto l'anonimo, “contro la mia volontà io l’ho lasciata là. Non potevo portarla via a forza. Era ancora in giro perché le avevano rubato il telefono in piazza”.

Le ultime ore

Un testimone racconta: “Ho bevuto una birra con lei, poi l’ho lasciata lì davanti”

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Ansa Il blitz Matteo Salvini a San Lorenzo
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Ansa FioriVia dei Lucani a San Lorenzo, Roma
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