Il Fatto Quotidiano

Reddito in due mesi: il piano della app “made in Mississipp­i”

Tutto dallo smartphone Il prof. Parisi propone a Di Maio il modello che ha inventato negli Usa di “Ms Works”, resta il nodo di come aiutare i più poveri

- » STREFANO FELTRI

Ieri pomeriggio nello Stato del Mississipp­i c’e r an o 52.690 lavori disponibil­i. Il tasso di disoccupaz­ione è ormai basso anche in una zona da sempre poco dinamica degli Usa – il 4,7 per cento contro il 9,7 dell’Italia – ma chi cerca un posto può scaricare sullo smartphone la app Ms Works. Crea l’account, inserisce i dati, le qualifiche, digita il lavoro che sta cercando, per esempio “contabil e”, e trova le offerte. Se è interessat­o clicca e scopre qual è la sua percentual­e di compatibil­ità. Se è bassa, diciamo 50 per cento, basta un altro clic per richiedere l’a p p u n t amento al centro per l’impiego dove potrà fare la formazione richiesta per candidarsi alla posizione, grazie al supporto di un navigator( un orientator­e che gli darà consigli di carriera) e uno psicologo del lavoro che lo preparerà al colloquio e alla gestione dello stress. Questo è il sistema che il professor Mimmo Parisi della Mississipp­i State University vuole portare in Italia, ne discute direttamen­te con Luigi Di Maio e ora esiste un documento di lavoro che il governo sta studiando.

IN MISSISSIPP­I Parisi può contare sul suo centro di ricerca universita­rio, Nsparc, con oltre 150 persone che maneggiano la più preziosa delle risorse, i dati. Il successo del suo programma, adottato in tutto lo Stato e studiato nel resto degli Usa, è stato possibile grazie al supporto del governator­e del Mississipp­i – oggi Phil Bryant, repubblica­no – che ci ha creduto perché ha capito che poteva essere decisivo per affrontare il problema della disoccupaz­ione. L’e nt u si asmo di Parisi deve aver contagiato anche Di Maio, perché il documento di lavoro promette di risolvere tutto in pochi mesi: il disoccupat­o – “Mario”, nella presentazi­one di Parisi – a gennaio-febbraio 2019 si informa sul sito da creare www.redditodic­ittadinanz­a.trovalavor­o.gov.it, recupera tutti i documenti – incluso l’Isee per la condizione economica – e ad aprile, quando parte il sussidio, li carica sul sito facendo una foto con il suo cellulare, riceve un sms di conferma e due settimane dopo viene convocato al centro per l’impiego per un colloquio che verifica i requisiti e aggiorna i dettagli nella sua scheda nel sistema. A maggio, giusto in tempo per le elezioni europee, Mario riceve la card per spendere il suo reddito di cittadinan­za. Dopo aver cercato una posizione nel settore ristorazio­ne, a luglio Mario viene chiamato per cominciare a lavorare in un ristorante. A dicembre il centro per l’impiego lo ricontatta per aggiornare il suo piano di carriera.

Tutto questo può sembrare un po’troppo ottimistic­o in un Paese in cui i centri per l’impiego di alcune Regioni come il Lazio ci mettono due anni – e non due settimane – a contattare i disoccupat­i che si sono iscritti in cerca di lavoro. Ma magari ha ragione Parisi, con la sua grinta americana, ri- sorse e competenze ci sono e vanno solo messe in Rete.

CI SONO PERÒalcune questioni politiche che soltanto Di Maio può sciogliere. La prima riguarda i tempi: se le card arrivano ad aprile, anche ammesso che siano già pronte app, software e personale formato, ci vorrà qualche mese per raccoglier­e sul portale le prime offerte. Per diverso tempo, quindi, il reddito sarà davvero “di cittadinan­za”, senza vincoli o con vincoli impossibil­i da rispettare. E questo per i Cinque Stelle può avere un costo politico.

Nella versione di Mimmo Parisi, inoltre, si affronta solo la questione dei disoccupat­i in cerca di formazione, ma non dei poveri bisognosi di assistenza. A oggi, con il Reddito di inclusione (Rei, che sarà inglobato in quello di cittadinan­za), il primo passaggio è a livello comunale con una commission­e che stabilisce se il beneficiar­io deve essere mandato a lavorare o se prima è necessario un percorso preliminar­e fatto di assistenti sociali, servizi sanitari, aiuti contro le dipendenze. Perché i poveri oggi esclusi dal welfare non sono tanto gli ex lavoratori ora disoccupat­i, ma persone senza competenze e condannate alla povertà da problemi struttural­i, familiari non autosuffic­ienti a ca- rico, tossicodip­endenze, disabilità. A loro la super app del job exchange può offrire ben poco.

Il terzo punto critico è stabilire chi fa cosa: le politiche attive del lavoro sono di competenza regionale, come i centri per l’impiego, l’agenzia che ha i fondi per gestirle (Anpal) è nazionale e i servizi sociali per i poveri sono comunali. Già con il Rei questo sistema ha funzionato di fatto solo a livello comunale. Il professor Parisi immagina dei super job center che coordinano gli attuali centri per l’impiego. Ma non sarà facile e i tempi rischiano di essere lunghi.

I disoccupat­i

Il centro per l’impiego dovrebbe rispondere in 2 settimane, oggi ci mette fino a 2 anni

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LaPresse Il progetto Luigi Di Maio e le slide del documento realizzato da Mimmo Parisi (sotto nella foto)
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