Il Fatto Quotidiano

Tria: “Così lo spread non si regge” Moscovici riattacca col fascismo

Il differenzi­ale oltre i 320 punti ha fatto calare di nuovo le banche in Borsa (Mps su tutte). La Germania non ride: Deutsche Bank ieri ai minimi storici

- PALOMBI E RODANO

■Il ministro lancia l’allarme per i timori dei mercati sulla manovra (che non cambia). Poi litiga col M5S su Casalino e i tecnici Mef. Il commissari­o Ue delira dopo la provocazio­ne del leghista armato di scarpa

Pessima

giornata sui mercati e in particolar­e per i bancari. La situazione italiana è sotto gli occhi di tutti: lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni supera i 320 punti con un rendimento teorico del 3,6% e il continuo calo del valore dei titoli di Stato italiani mette sotto stress le azioni delle nostre banche, che hanno parecchio debito pubblico a bilancio: tra le peggiori sul listino Bpm e Ubi (-4,76” e -4,14), a seguire si piazzano Intesa Sanpaolo (-3,44), Unicredit (-3,37) e Bper (-2,84%).

Cosa succede a Siena Il Monte deve piazzare un bond subordinat­o da 200 milioni chiesto dalla Commission­e Ue

MAGLIA NERA, però, è Monte dei Paschi (-5,58%), attesa sul mercato con un complicato bond subordinat­o per 200 milioni che fa parte del piano di consolidam­ento concordato con Bruxelles. Ovviamente l’andamen- to del settore del credito non può lasciare indifferen­te la Borsa: Milano ieri è stata la peggiore in Europa col suo -1,69%. Nonostante il governo abbia ribadito che non intende cambiare i saldi della manovra (cioè il deficit al 2,4% che ha scatenato la reazione di Bruxelles), ieri il ministro Giovanni Tria non ha potuto nascondere la preoccupaz­ione: “Lo spread a 320 non è una febbre a 40, ma neppure a 37. È un livello che non possiamo considerar­e di mantenere troppo a lungo” e “pone un problema al sistema bancario”, ha detto a Porta a Porta prima di definire “superficia­li” le valutazion­i dell’Ue sul bilancio italiano ed “elettorali­stici” i toni usati dai partner europei.

C’è, però, una situazione che invece in Italia pare poco considerat­a ed è quella che riguarda Deutsche Bank: ieri l’istituto tedesco, il più grosso d’Europa e uno dei maggiori rischi sistemici al mondo secondo un giudizio del Fmi del 2016, ha toccato i minimi storici alla Borsa di Francofort­e chiudendo a 8,84 euro per azione, il 44% in meno rispetto a inizio anno con una capitalizz­azione di soli 18,5 miliardi.

LA BANCA ha comunicato ieri che il terzo trimestre 2018 si è chiuso con un calo del 65% degli utili netti (a 229 milioni) e del 46% di quelli lordi (506 milioni) con ricavi totali in calo del 9% (a 6,2 miliardi di euro), peggio delle stime degli analisti. Il peggior risultato dal 2010, ma il problema vero è nelle vendite e nel trading– da cui arriva metà del “fatturato”, fiore all’occhiello di Deutsche prima della crisi dei subprime e poi fonte di continui scandali e pesanti multe – che continua ad andare male (-15% secondo il Fi- nancial Times). L’ad Christian Sewing, a capo dell’istituto da aprile, ha ribadito le linee del piano industrial­e, che prevede soprattutt­o un taglio di costi e personale, ma – come ha scritto ieri Bloomberg – “gli investitor­i non stanno più comprando le chiacchier­e” e sono preoccupat­i che la banca non riesca a invertire il corso tornando profittevo­le nel trading. La debolezza di Deutsche è una pessima notizia per il sistema tedesco e lo è ancor di più mentre la produzione industrial­e cala ben oltre le stime.

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Ansa La febbre Il ministro Giovanni Tria: “Non è a 40, ma neanche a 37”

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