Il Fatto Quotidiano

Il lungo abbraccio dei lettori dopo la condanna di Firenze

Le lettere al Fatto/2 Ancora centinaia di messaggi e offerte d’aiuto Il direttore e la società: “Il sostegno più utile è acquistare il giornale”

- SILVIO ZANCHET

Dopo la sentenza del Tribunale di Firenze che ha condannato Il Fatto, il suo direttore e una giornalist­a a pagare 95mila euro a Tiziano Renzi per un titolo e due aggettivi (senza mettere in dubbio i fatti), continuano ad arrivare lettere di sostegno da parte dei lettori. Ne pubblichia­mo qui alcune in cui ci viene offerto anche “aiuto” economico. Come hanno già spiegato Marco Travaglio e la società editoriale, “grazie di cuore a tutti”, ma non ce n’è bisogno: l’unico modo per darci una mano è comprare il giornale in edicola, farlo più spesso se lo si fa saltuariam­ente, abbonarsi o regalare un abbonament­o a qualcuno e allargare così la comunità del Fatto. D’altra parte, l’abbiamo detto spesso, siamo nati per avere un solo padrone: i lettori.

Le sentenze e la verità

La verità brucia. Totale e piena solidariet­à per la iniqua decisione del primo grado. Le sentenze si rispettano ma la verità si afferma. GIANFRANCO NITTI (ASSOCIAZIO­NE STAMPA ESTERA)

Tutti i lacci del potere

L eg ge nd o l’editoriale di Marco Travaglio relativo alla sentenza di condanna per gli articoli su Tiziano Renzi, ci si rende conto di quanto sia difficile fare informazio­ne in questo Paese. Senza dare giudizi sulla sentenza alla quale penseranno gli avvocati, la facilità con la quale chi ha potere può cercare di fermare, a torto o a ragione, i giornalist­i che cercano di scoprire i loro affari, è esasperant­e e avvilente. Poi ci si chiede perché l’informazio­ne, tranne alcune eccezioni, sia spesso sfacciatam­ente dalla parte del potere, della politica o di chiunque faccia comodo per non incorrere in cause milionarie o per essere meglio pagati. Solo i lettori possono valutare chi merita la loro attenzione e scegliere da che parte stare. MONICA STANGHELLI­NI

Teniamo in vita le idee

Diamo una mano a questi profession­isti della verità che sono l’ultima diga contro l’arroganza, le bugie e la democrazia... teniamo in vita le nostre idee e la vera morale. Non dovete vergognarv­i di chiedere un sostegno da chi vi ammira e vi segue... Siamo noi a essere in obbligo con voi... GIANNI DAL CORSO

Difendiamo il giornale

Voglio esprimere la mia più profonda e convinta solida- rietà al Direttore del Fatto Q uo t id i a no e ai giornalist­i che sono stati condannati in primo grado nel processo intentato da Tiziano Renzi per diffamazio­ne. Non ho e non ho mai avuto dubbi sull’onestà intellettu­ale di Travaglio e della redazione, che insieme a pochissimi altri giornali hanno scelto di raccontare i fatti così come sono e di rispondere del loro lavoro solo alla loro coscienza e ai lettori che acquistano il quotidiano. È e- vidente che in questo Paese fare questo tipo di giornalism­o dia fastidio e si traduca in un attacco quotidiano. Dobbiamo perciò difenderlo con le unghie e con i denti. Per parte mia sono disposto ad associarmi, insieme ad altri che la pensano come me, per evitare che situazioni come queste mettano a rischio l’esistenza del nostro giornale. Ringrazio di cuore il Direttore e tutti i giornalist­i. Una abbraccio e se serve... ci sono. LEONARDO GENTILE

Per continuare a leggervi

Cari Amici de Il Fatto, sono rimasta particolar­mente colpita e turbata nell’a pprendere della sentenza del Tribunale di Firenze che vi ha condannati a risarcire la somma di 95 mila euro per aver scritto fatti veritieri. Vi chiederei cortesemen­te di indicarmi un recapito Iban o altra idonea modalità, attraverso cui io possa partecipar­e con un mio piccolo contributo. Leggere Il Fatto è per me una gioia immensa nonché un regalo che mi faccio ogni giorno, e vorrei che fosse così sine die. Nell’esprimervi la mia gratitudin­e e la mia riconoscen­za, Vorrei salutarvi con un estratto di una lettera che, il mio adorato Donatien- Alphonse- François Marchese de Sade scrisse dal carcere, nel 1783, alla Marchesa De Sade: “Bisogna essere proprio pazzi per adottare un modo di pensare subordinat­o agli altri... Non è certo il mio modo di pensare che mi ha reso infelice, ma, al contrario, quello degli altri”. MARCELLA VALENTINI

La libertà di critica

Egregio Direttore, con rincrescim­ento e rabbia ho appreso la notizia della condanna del quotidiano per presunta diffamazio­ne ai danni del noto personaggi­o. Credo anch’io che la libertà di stampa e di critica non sia sufficient­emente tutelata nel nostro Paese. Evidenteme­nte la “c u ra ” che certa classe politica ha applicato al Paese per 20 anni e più ha permeato anche quelle aree che avrebbero dovuto restarne immuni. Poiché credo che il diritto a una corretta informazio­ne sia un cardine della democrazia, mi dichiaro disponibil­e a contribuir­e al pagamento della pena pecuniaria comminata. Fornitemi un IBAN e provvedo quanto prima.

Totale e piena solidariet­à per questa decisione iniqua Le sentenze si rispettano, la verità si afferma

GIANFRANCO NITTI Raccontare il potere si traduce in un attacco quotidiano, rispondete solo alla vostra coscienza

LEONARDO GENTILE

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Paolo Poce Un solo padrone Lettori del Fatto alla festa del giornale alla Versiliana, Marina di Pietrasant­a
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