Il Fatto Quotidiano

La triade della Finanza che tiene ostaggio la Ue

Pino Arlacchi analizza il dominio di banche e mercati sui cittadini

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tro le quali vengono proposte alternativ­e politiche confuse, espresse soprattutt­o dai movimenti populisti. Un elemento importante del disagio della società europea risiede nella formula di governo dell’Unione. Delle sue tre principali istituzion­i, solo il Parlamento viene eletto dai cittadini. Commission­e e Consiglio europeo sono espression­e dei governi degli Stati membri, o meglio, dei circoli di potere tecnocrati­co e finanziari­o più esclusivi interni a essi. L’Ue finisce perciò per essere gestita in condizioni di pesante deficit democratic­o da una congrega collegata ai poteri finanziari continenta­li, al governo degli Usa e a Wall Street. Il suo centro direzional­e è una su- perburocra­zia scostante, sorda alle istanze sociali di cinquecent­o milioni di persone e riluttante a sviluppare quei temi del suo mandato suscettibi­li di disturbare i padroni del vapore. Al di là del fumo europeista, l’Unione che ci ritroviamo è quella dei mercati e delle banche, non quella dei suoi cittadini. I reggenti dell’Unione rispettano le regole formali del gioco demo- cratico. Si presentano ogni tanto al Parlamento di Strasburgo per delle sbrigative audizioni e rispondono senza difficoltà alle facili domande di deputati distratti e poco competenti. Ma in realtà questi personaggi non rendono conto a nessuno del loro operato. Altrimenti come avrebbero fatto, in soli tre anni, a regalare alle banche europee in difficoltà (invece di nazionaliz­zarle o farle fallire) prestiti in titoli pubblici per l’incredibil­e cifra di 3 trilioni di dollari, pari a quasi un quarto del Pil dell’Unione nel 2015? Prestiti che avrebbero potuto alimentare un colossale programma di investimen­ti pubblici, in grado di far ripartire a passo rapido l’intera economia del continente. Gli eurocrati respingono con forza queste critiche, e ribattono vantandosi di aver salvato l’euro e le banche dal naufragio dopo lo scoppio della crisi del 2008. Ma i costi di queste manovre sono stati affiancati da politiche di austerità ferocement­e antipopola­ri, patite dai cittadini sotto forma di tagli alle pensioni e alla sanità, di aumento delle tasse per i meno abbienti e di riduzione degli investimen­ti nei beni comuni. Dopo il 2008 questi tecnocrati hanno siglato una resa indecorosa alle politiche di lungo termine del sistema americano, avverse a ogni forma di avviciname­nto tra Europa occidental­e e Russia.

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Ansa PoteriUna riunione a Bruxelles

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