Il Fatto Quotidiano

Khashoggi, l’amico americano molla l’erede al trono di Ryad

Trump: “Il peggior insabbiame­nto di sempre, lì è il principe che gestisce le cose”

- » ROBERTA ZUNINI

La polizia turca ieri, dopo numerosi dinieghi, è stata autorizzat­a a ispezionar­e il pozzo all'interno del giardino consolare alla ricerca dei resti di Jamal Khashoggi, il dissidente sparito dentro il consolato saudita di Istanbul il 2 ottobre. L'assenza del “corpo del reato” lascia molte zone d’o m br a sulla vicenda che nel frattempo si arricchisc­e di prese di posizione.

Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha definito la vicenda di Khashoggi “un incidente molto, molto doloroso per tutti i sauditi e anche per chiunque in tutto il mondo. Non era necessario”.

NON HA SVELATO nulla di più, confermand­o implicitam­ente l'ultima versione affidata ai suoi portavoce: Khashoggi è stato ucciso accidental­mente per strangolam­ento in seguito a una rissa scoppiata nel consolato con gli agenti dell'intelligen­ce mandati da Ryad per costringer­lo a tornare nel paese natale dove vive ancora il figlio Salah. Pur non essendosi spinto ad accusare apertament­e l'alleato saudita, anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dovuto prendere una posizione più chiara: “La gestione da parte dell'Arabia Saudita dell'omicidio del giornalist­a Jamal Khashoggi è il peggiore insabbiame­nto di sempre. Un fiasco totale fin dal primo giorno”. Poco dopo Trump ha persino detto che il principe è colui che sa tutto, “il principe gestisce tutte le cose nel paese”. Secondo la Cnn, sulla base di fonti saudite, il piano iniziale di Ryad prevedeva che Jamal Khashoggi venisse drogato all'interno del consolato e condotto in un’abitazione di Istanbul. La fonte sostiene che, secondo i piani, a Khashoggi sarebbe stata prospettat­a l’ipotesi di tornare in patria. In caso di rifiuto, il giornalist­a avrebbe dovuto essere drogato con un tranquilla­nte. A questo punto, afferma la Cnn, se Khashoggi si fosse ancora opposto al rientro in patria, il team entrato in azione avrebbe lasciato la scena e affidato il giornalist­a ad un “collaborat­ore locale”. Alla fine, a quanto pare, Khashoggi avrebbe dovuto essere rilasciato.

IL PIANOavreb­be dovuto prevedere anche la presenza di un esperto forense, incaricato di cancellare ogni traccia della presenza di Khashoggi nel consolato e nell’appartamen­to. Se il giornalist­a avesse denunciato pubblicame­nte il rapimento, non avrebbe avuto alcuna prova a sostegno.

Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan continua ad alternare dichiarazi­oni infarcite di accuse gravi contro i sauditi ad altre più conciliant­i. Un giorno punta il dito contro la leadership saudita tuonando che “è stato un omicidio pianificat­o nei dettagli” e chiedendo l'estradizio­ne dei 18 agenti della sicurezza saudita e consiglier­i del principe coinvolti nell'omicidio, un altro dice di apprezzare la disponibil­ità dei sauditi. Questo atteggiame­nto altalenant­e del sultano viene letto da molti osservator­i come una tattica per ricattare i sauditi allo scopo di ottenere benefici per la Turchia. Dagli Stati Uniti il segretario di Stato americano Mike Pompeo ribadisce: “Stiamo prendendo le misure appropriat­e”, che potrebbero tradursi in revoche di visti fino all'applicazio­ne di sanzioni individual­i in base alle leggi sui diritti umani. La Casa Bianca successiva­mente ha fatto sapere che Trump si atterrà alle decisioni del Congresso a proposito di eventuali sanzioni economiche contro Ryad.

L’altra versione Una fonte alla Cnn: il giornalist­a doveva essere rinchiuso in una casa per 48 ore e poi rilasciato

È stato un incidente molto, molto doloroso per tutti i sauditi: non era necessario

MOHAMMED BIN SALMAN

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LaPresse Senza traccia Proteste per Jamal, sparito dentro il consolato saudita

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