Il Fatto Quotidiano

Midterm, il voto s’avvicina: più bombe per tutti

Alta tensione Raffica di ordigni spediti a Hillary Clinton, agli Obama, all’ex capo della Cia, Brennan, alla sede della Cnn e al magnate Soros

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Una scia di bombe e la mano di uno, o più, terroristi sulle elezioni di midt erm ne gli Stati Uniti – si vota il 6 novembre –. Ordigni inviati a Barack Obama, a Hillary e Bill Clinton, a George Soros sono stati intercetta­ti prima che esplodesse­ro. Un plico sospetto è stato recapitato anche alla Cnn, la cui sede di New York è stata evacuata – e la scena è andata in diretta –: la busta era per John B re n n an , ex capo della Cia molto critico con la gestione della presidenza da parte di Donald Trump.

Secondo il Secret Service, la polizia che si occupa della sicurezza di presidenti ed ex presidenti e che conduce le indagini con l’Fbi, l’autore degli attacchi è la stessa persona, o lo stesso gruppo. Controlli sono in corso in tutta l’Unione: giunge notizia di ordigni inviati al governator­e dello Stato di New York, Andy Cuomo, all’ex ministro della Giustizia di Obama, Eric Holder, alla senatrice della California Kamala Harris, una democratic­a per Usa 2020.

ALLA CNN, e forse altrove, sarebbero pure state rinvenute buste con una polvere bianca, che, nell’immaginari­o statuniten­se, evoca gli attacchi al carbonchio (antrace) – letali – del 2001. Ma gli inquirenti assicurano che nessuno, in questa circostanz­a, è rimasto ferito o ha corso rischi. L’allerta è comunque altissima, specie a New York, dove domenica si corre la maratona.

A Obama e alla Clinton, le bombe sono arrivate per posta, ai loro uffici. Quella per Soros è stata recapitata nella residenza del miliardari­o filantropo, nello Stato di New York: Soros, grande donatore democratic­o, è quotidiana­mente accusato da sovranisti europei e suprematis­ti americani dei peggiori misfatti ed è additato dalla destra e dai ‘trumpiani’ come ‘organizzat­ore’della carovana di migranti che, dall’Honduras, attraverso il Messico, si dirige verso gli Stati Uniti.

L’ordigno per Obama era nella posta ricevuta ieri mattina nell’ufficio che l’ex presidente mantiene a Washington. Quello per i Clinton è stato trovato martedì sera, nell’ufficio che Hillary e Bill hanno nella loro residenza a Chappaqua, u- na località nello Stato di New York. La Casa Bianca ha subito condannato l’accaduto – “atti i g no b i li ” – il presidente Donald Trump avalla il giudizio del suo vice Mike Pence: “Un ’ azione codarda”. Non è chiaro se gli ordigni potevano davvero esplodere e che potenziale avessero, né come siano stati individuat­i ed eventualme­nte disinnesca­ti.

L’episodio fa salire la tensione del voto di midtermdel 6 novembre, che il presidente Trump teneva già alta del suo, inasprendo le posizioni internazio­nali degli Stati Uniti: da ultimo, con l’annuncio dell’uscita dal Trattato Inf sugli euromissil­i e minacciand­o la ca- rovana dei migranti e i Paesi di provenienz­a – oltre all’Honduras, il Guatemala –, vantandosi di essere “un nazionalis­ta”: termine fin qui sempre connotato negativame­nte, nella politica americana. Inoltre, Il presidente ha rimbrottat­o platealmen­te il governator­e della Federal Reserve, Jerome Powell, da lui scelto, ma definito, in un’intervista al Wall Street Journal “una minaccia” per la crescita dell'economia americana": “S ono scontento, molto scontento con la Fed, perché Obama aveva tassi di interesse pari allo zero e, invece, ogni volta che noi facciamo qualcosa di grande, la banca centrale alza i tassi”.

IL SINDACO di New York, Bill De Blasioe il governator­e Cuomo lo invitano ad “abbassare i t o ni ”, a “non incoraggia­re la violenza, l’odio, le divisioni e gli attacchi ai media”.

Tra ordigni inesplosi e ‘scoppi’ presidenzi­ali, il rialzo della tensione s’accompagna – si direbbe – a un rialzo dell’interesse per le elezioni: oltre sette milioni di americani hanno già votato, soprattutt­o – pare – repubblica­ni, profittand­o delle procedure che consentono di farlo in anticipo. Il New York Times è molto prudente nel valutare il fenomeno, ma cita il sindaco di Chicago Emanuel Rahm, ‘obamiano’ di ferro, che pronostica “un’ondata democratic­a e una risacca repubblica­na”. Un auspicio più che una previsione.

La campagna è aspra: candidati che s’insultano a New York, che si lanciano epiteti in Georgia, che spendono somme record per un seggio da governator­e in Illinois. Trump è molto attivo, ma non tutti i candidati repubblica­ni apprezzano il suo appoggio: in Texas, a un suo comizio c’erano il senatore Ted Cruz, suo rivale per la nomination repubblica­na, e il governator­e Greg Abbott, ma il deputato John Culberson, eletto in un collegio di gente ricca e moderata, non s’è fatto vedere.

Democratic­i nel mirino Per il Secret Service c’è una sola fonte dietro gli esplosivi che sono stati spediti per posta

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LaPresse L’incubo ritorna Il sopralluog­o dell’artificier­e della polizia al Time Warner Building, dove ha sede anche la Cnn

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