Il Fatto Quotidiano

Trump, altro che Unabomber: sono i media il nemico

Terrorismo interno Ancora ordigni a democratic­i come Joe Biden, vice di Obama, e Robert De Niro: ma il presidente rincara la dose

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

Donald Trump ci ricasca a mettere sullo stesso piano i violenti e le loro vittime: lo aveva fatto dopo i tafferugli di Charlottes­ville nell’agosto del 2017, razzisti e anti-razzisti accomunati nella condanna della violenza; e lo rifà ora, mentre una scia di lettere bomba senza precedenti nella storia dell’Unione – almeno dieci, tutte indirizzat­e a suoi oppositori – attraversa la campagna verso il voto di midterm del 6 novembre. Non ci sono vittime, ma l’allarme è alto e la tensione forte.

Gli Stati Uniti, che hanno vissuto la psicosi dell’Unabomber, piombano in quella del serial bomber.

GLI ULTIMI destinatar­i conosciuti degli ordigni postali sono l’attore e regista Robert De Niro, critico verso Trump – la bomba arriva al suo ristorante di Trebeca, a New York

–, e l’ex vicepresid­ente Joe Biden, nel Maryland. A Washington, un edificio del Congresso viene sgomberato

In Wisconsin, Trump afferma che la violenza politica “è un attacco alla democrazia” e assicura: “Prenderemo i responsabi­li”. Ma poi il presidente, che ha messo alla gogna numerosi cronisti come “nemici del popolo”, dice che i media devono “dare un tono civile” al dibattito politico e “mettere termine alle ostilità senza fine” nei suoi confronti. Su Twitter, rincara la dose: li accusa di generare "la rabbia che vediamo", pubblicand­o "di proposito storie false e inaccurate … I maggiori media devono rivedere in fretta il loro atteggiame­nto!”.

E la folla ai piedi del palco intona lo slogan “In manette!” all’indirizzo di Hillary Clinton, la rivale di Trump alle elezioni del 2016, ma pure la destinatar­ia, con il marito Bill, di una lettera bomba.

A Trump risponde Jeff Zucker, il presidente della Cnn, la cui sede a Manhattan è stata sgomberata mercoledì, dopo l’individuaz­ione di un ordigno: “La Casa Bianca non capisce per nulla la gravità dei continui attacchi ai media. Il presidente e la sua portavoce devono rendersi conto che le parole contano”.

E JOHN BRENNAN, ex capo della Cia, invita il presidente a “darsi una regolata” e a “cessare gli attacchi ai media. La Casa Bianca risponde: “È verg og no s o” accusare Trump d’essere responsabi­le delle bombe ai suoi oppositori. Gli investigat­ori dell’Fbi e del Secret Service consideran­o gli ordigni recapitati tra martedì e ieri come un atto di “terrorismo interno”, probabilme­nte di matrice di estrema destra, e invitano tutti a essere vigili, perché “è possibile che altri pacchi siano stati o stiano per essere inviati in località diverse” da quelle già colpite. L’Fbi consiglia di “non tocca- re, muovere o maneggiare alcun pacco sospetto”. A motivare l’ipotesi dell’unica mano – persona o gruppo –, il fatto che alcuni ordigni siano identici: tubi bomba di una ventina di centimetri, imbottiti di polvere esplosiva, da cui escono fili elettrici avvolti in un nastro nero per trattenere il detonatore.

Il serial bomber destabiliz­za un Paese già sull’orlo di una crisi di nervi, con un clima politico radicalizz­atosi al punto da indurre molti politici a lanciare appelli alla calma. Trump è sotto accusa perché alimenta, nei suoi comizi, paura e odio, che contagiano una campagna dove candidati si scambiano insulti, incitano al linciaggio dei criminali.

L’ “appello all’uni tà” d el presidente, dopo la raffica di ordigni, appare pretestuos­o e opportunis­tico. Il fatto che solo 200 persone assistano a Buffalo a un comizio di Steve Bannon, l’ex guru di Trump, dà un segnale di stanchezza di fronte all’aggressivi­tà di populisti e suprematis­ti.

Non aggiunge serenità la notizia, pubblicata dal New York Times, che agenti russi e cinesi possono intercetta­re le comunicazi­oni personali del presidente Trump ad amici e familiari – lui non vuole rinunciare al suo iPhone, nonostante sappia che non è sicuro –. La Cina liquida l’informazio­ne come fake news; e Trump si accoda, bollando l’articolo come “sbagliato”.

Deliri in Wisconsin Hillary Clinton resta il bersaglio del comizio: “In manette” gridano i fan di The Donald Una gran parte della rabbia che oggi vediamo nella nostra società è provocata dagli articoli falsi dei media che io definisco fake news

DONALD TRUMP

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Ansa Taxi driver Il ristorante Tribeca di Robert De Niro, dove è stato recapitato l’ordigno
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