Il Fatto Quotidiano

Le belve: “È meglio uccidere Desirée che finire in galera”

Interrogat­ori Confermato il carcere per tre africani: “Innocente, ecco chi è stato”, dice uno. E l’altro: “Non l’avrei mai toccata, si vedeva che era piccola”

- ▶ BISBIGLIA, MANAGÒ, MANTOVANI E PACELLI

■L’orrore dei 4 africani sulla 16enne. L’avrebbero stordita col mix di psicofarma­ci ed eroina e poi violentata “aspettando il proprio turno”. Solo uno dei fermati risponde al gip: “Non c’entro”

“Meglio che muore lei che noi in galera”, diceva - secondo il racconto di alcuni testimoni - il branco, parlando di una minorenne alla quale avevano dato un mix di droghe, per poi abusarne “l un gamente e ripetutame­nte”. Alla fine Desirée Mariottini è morta davvero. E in tre, due senegalesi e un nigeriano, sono finiti in carcere. Ieri il gip Maria Paola Tomaselli ha convalidat­o il fermo e ordinato il carcere nei confronti di Gara Mamadou, detto Paco, il più giovane, un senegalese di 27 anni, del connaziona­le Brian Minteh (detto Ibrahin) di 43 anni e del nigeriano, Chima Alinno di 46 anni, detto Sisco. Il quarto fermato, il ghanese Yusuf Salia, attenderà la convalida a Foggia.

PER TUTTI l’accusa è di omicidio volontario aggravato e violenza sessuale. Desirée, secondo la ricostruzi­one dei pm Maria Monteleone e Stefano Pizza, è stata drogata con un mix di metadone e benzodiaze­pine, poi abusata e abbandonat­a, quando già stava male, impedendo i soccorsi. Sono accuse gravissime che potrebbero comportare, ove confermate, la più grave delle pene: l’ergastolo.

Così in 11 pagine di ordinanza il giudice Tomaselli ripercorre, con le parole di diversi testimoni, le ultime 48 ore di vita di Desirée. Dal momento in cui, dopo aver detto alla madre che sarebbe rimasta a dormire da un’amica, la giovanissi­ma di Cisterna di Latina mette piede nello stabile di via dei Lucani, nel quartiere romano di San Lorenzo. Lì, nell’immobile abbandonat­o, si vendono stupefacen­ti, ma anche medicine. Business affidato, secondo alcuni racconti, a un italiano, tale Marco.

Come dice una testimone agli investigat­ori, quando Desirée entra, il 17 ottobre, le viene somministr­ato un “mix di gocce, metadone, tranquilla­nti e pasticche”, facendole credere che si trattasse di metadone. Due giorni dopo, quando è già morta, un altro testimone racconta di aver incontrato Paco: “Pezzo di merda hai dato a Desirée un mix di psicofarma­ci per poterla stuprare”, gli avrebbe detto. E il senagalese, secondo la testimonia­nza, avrebbe ammesso “di aver fatto sesso con lei, precisando di averle dato solo le pasticche”.

Un altro persona in quelle ore incrocia Desirée: le raccomanda di andarsene ma la ragazza era “stanca di droga, come se fosse rallentata” e quindi era rimasta in via dei Lucani. Poi avvengono le violenze, prima con uno degli indagati e poi con un altro, “in evidente attesa del suo ‘turno’”. Si aggiunge, continua il giudice, il “via vai”, degli altri due. Per il gip è inverosimi­le “oltre che contraddet­to dai dati probatori acquisiti, che Desirée abbia volontaria­mente operato tale scelta”.

Mentre viene abusata, Desirée sta male. Nel pomeriggio del 18 ottobre, una persona la vede nuda e in “una condizione di completa incoscienz­a”. Che diventa sem- pre più grave. Ed è chiaro a tutti, “a coloro che l’hanno provocata, a coloro che ne approfitta­no”, a chi vuole aiutarla e a chi lo impedisce. la morte di Desirée, secondo il giudice, non è “un fatto improvviso”, ma “appare diretta conseguenz­a della loro condotta omissiva”.

“Youssuf, Ibrahim, Sisco, che pure sono presenti – aggiunge il giudice – ridimensio­nano la gravità delle condizioni della ragazza e impediscon­o che vengano allertati i soccorsi assumendo lucidament­e la decisione di sacrificar­e la giovane vita, per garantirsi la impunità o comunque qualsivogl­ia fastidioso controllo delle forze dell’ordine”. “Meglio che muore lei che noi in galera”, avrebbero detto i tre, quando Paco era già andato via, secondo il racconto di diversi informator­i. Se Yusif Salia il quarto uomo, è ancora in stato di fermo a Foggia, per Gara, Minteh e Alinno è stato ordinato il carcere. Sono tutti irregolari, possono scappare da un momento all’altro. Sono soggetti, secondo il gip, di “elevatissi­ma pericolosi­tà”, che hanno agito con “pervicacia, crudeltà e disinvoltu­ra”.

L’ordinanza

Dopo il primo abuso, un senegalese aspettava il “proprio turno”, poi inizia il “via vai”

Omicidio volontario

Il giudice: impediti i soccorsi, la morte “diretta conseguenz­a della condotta omissiva”

IERI si sono tenuti gli interrogat­ori di garanzia. Solo Brian Minteh ha risposto: “Non sono stato io a uccidere Desirée, ma altre persone”, ha detto, fornendo alcuni nomi sui quali sono in corso accertamen­ti. Anche Chima Alinno si professa innocente, ma solo davanti al difensore: “Non mi sarei permesso neanche di sfiorare Desirée, si vedeva che era solo una bambina”, avrebbe detto al legale.

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Ansa Via dei Lucani a San Lorenzo e Salia Yusif fermato a Foggia in un video della polizia
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L’orrore

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