Il Fatto Quotidiano

Le sètte evengelich­e sono i nuovi conquistad­ores

- ▶ ALESSANDRO DI BATTISTA

LGrazie ad un rapporto di Rockefelle­r capì che la chiesa cattolica sudamerica­na si stava trasforman­do

Lavora per ridurre l’impatto della Teologia della Liberazion­e I pastori ne saranno avvantag giati

a zona 1, il centro storico di Guatemala City, di notte cambia forma. Gli studenti tornano nei quartieri periferici, alcuni venditori ambulanti, per lo più indigeni, caricano le loro merci su bus colorati e inquinanti e raggiungon­o i villaggi intorno alla capitale. Chi abita il centro storico si barrica in casa dietro porte protette da sbarre di ferro e vive le ore notturne da carcerato perché nelle carceri vere non ci sta chi ci dovrebbe stare, o, quantomeno, non tutti coloro che si meriterebb­ero la cella per aver distrutto il Paese. Le farmacie restano aperte ma sembrano gabbie. Con le prime luci dell’alba l’umanità torna visibile, le donne iniziano a cuocere le tortillas negli angoli delle strade mentre gli uomini spremono le arance e ti servono il succo semplice o rinforzato con un uovo crudo di gallina o di quaglia. Tutto sembra tornare alla normalità. Ogni giorno vengono a galla nuove ingiustizi­e, ma la speranza non muore mica. Al contrario cresce sempre più, non nella politica, ma nei pastori delle chiese evangelich­e, le nuove star latinoamer­icane.

Nel 1969 Nixon, appena eletto Presidente degli Stati Uniti, commission­ò a Nelson Rockefelle­r, all’epoca Governator­e dello Stato di New York, una ricerca sulle condizioni dell’America del sud. In quel documento Rockefelle­r scrisse che la Chiesa Cattolica stava rompendo con il suo passato trasforman­dosi in un’istituzion­e favorevole al cambio sociale, economico e politico del continente, un cambio che, se non ci fossero stati altri modi, si sarebbe potuto conquistar­e persino sostenendo i movimenti rivoluzion­ari. Traduzione? Per gli Usa la chiesa cattolica sudamerica­na non era più un alleato affidabile.

Esistono varie versioni riguardo a ciò che accadde da quel momento in poi. C’è chi sostiene che le grandi corporatio­nstatunite­nsi, in primisle compagnie bananiere che facevano il bello e il cattivo tempo in Guatemala e Honduras, abbiano finanziato il movimento pentecosta­le latinoamer­icano; c’è chi ritiene che la Cia stessa abbia ricoperto di milioni di dollari le chiese evangelich­e a sud del Rio Bravo; c’è chi pensa che l’esodo di centinaia di pastori protestant­i nordameric­ani verso il Centro America fosse strategia politica, non solo evangelizz­azione. Quel che è certo è che, dal 1969 ad oggi, la Chiesa cattolica ha perso decine di milioni di fedeli.

L’avanzata degli evangelici dipende da mille fattori. Dall’organizzaz­ione quasi militare delle loro chiese, dalla formazione dei suoi volontari, incredibil­mente accoglient­i quando bussi alla porta dei loro templi, dall’aggressivi­tà dei loro mezzi di comunicazi­one capaci di fare proseliti e di convincere anche i più poveri tra i poveri ad offrire parte dei loro miseri guadagni alla causa di Dio.

Il rapporto con gli Stati Uniti

La relazione tra la Chiesa cattolica, o parte di essa, con i Presidenti degli Stati Uniti d’America, non è stata sempre semplice. Theodore Roosevelt pensava che l’espansione degli interessi Usa in America Latina sarebbe stata difficile fino a quando questi sarebbero restati fedeli al cattolices­imo. Reagan fece di tutto per contrastar­e la Teologia della Liberazion­e, una corrente del pensiero cattolico che si sviluppò a partire dal Concilio Vaticano II e che venne teorizzata con maggiore precisione nel 1968, durante il Consiglio Episcopale latinoamer­icano di Medellín. I vescovi e i sacerdoti che abbracciar­ono questo nuovo pensiero ritenevano che la liberazion­e delle anime passasse dall’emancipazi­one dei fedeli. Ritenevano altresì che la liberazion­e che l’essere umano doveva perseguire fosse una liberazion­e totale, una liberazion­e anche dalle cause responsabi­li della povertà degli uomini. Una liberazion­e, dunque, non solo spirituale ma sociale, economica, ovvero politica. Ovviamente per chi deteneva il potere, dall’inquilino della Casa Bianca, agli azionisti delle multinazio­nali, passando per tutti quei fantocci piazzati dai governi statuniten­si al comando dei Paesi latinoamer­icani, queste idee erano pericolose. Per contrastar­le Reagan sostenne economicam­ente orde di paramilita­ri, oltretutto grazie a fondi neri ottenuti dalla vendita illegale di armi in Iran, i quali si macchiaron­o di crimini di ogni tipo, compresa l’uccisione di innumerevo­li sacerdoti e catechisti che avevano abbracciat­o la Teologia della Liberazion­e.

I colpi di stato o le vittorie elettorali dei politici telecomand­ati da Washington, i quali scelsero come interlocut­ori i vescovi più conservato­ri della Chiesa cattolica latinoamer­icana, isolarono sempre più gli esponenti del movimento di liberazion­e. La stessa Curia romana fece la sua parte accusando di marxismo il movimento. Giovanni Paolo II, se non contrastò apertament­e la Teologia della Liberazion­e, quanto meno lavorò per evitarne l’espansione. Quel movimento che raccolse le speranze di milioni di poveri si ridusse lasciando un vuoto. Quel vuoto è stato sistematic­amente riempito, e persino espanso, dalle chiese evangelich­e, dalle assemblee protestant­i, da pastori diventati celebrità o talvolta uomini politici.

La lunga tradizione dei presidenti del Guatemala

Ríos Montt, generale dell’esercito guatemalte­co, dittatore responsabi­le del genocidio delle comunità maya, prima di condurre il colpo di stato del 1982 grazie al quale conquistò il potere, fu a capo della chiesa evangelica “Il Verbo”, legata al Gospel Outreach, una congregazi­one protestant­e americana che ha ancora la sua sede ed una scuola ad Eureka, in California, da dove, negli anni ’70, molti pastori partirono alla volta del Guatemala. Allora si riteneva che uno dei modi per eliminare i guerriglie­ri - oltre a radere al suolo tutti i villaggi indigeni dove si pensava che vivessero i loro simpatizza­nti - fosse, per l’appunto, sostenere il movimento evangelico. “Un evangelico in più un guerriglie­ro in meno” si diceva in quegli anni. Jorge Serrano Elías, il presidente del Guatemala che nel 1993 organizzò il fallimenta­re auto-colpo di stato per poter sciogliere il parlamento, prima di fuggire a Panama carico di milioni di dollari, era pastore di El Shaddai, una delle più potenti chiese evangelich­e la quale vanta templi e scuole disseminat­i per tutto il Guatemala. A fondare El Shaddai è stato Harold Caballeros, proprietar­io dell’impero radiofonic­o Stereo Vision nonché ministro degli Esteri durante la penultima presidenza del Guatemala, quella di Otto Pérez Molina, oggi in carcere per corruzione. Anche l’attuale presidente, Jimmy Morales, è evangelico. Ama farsi fotografar­e accanto ai pastori più famosi del Paese i quali, direttamen­te o indirettam­ente, non gli hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Quando Jimmy Morales ha annunciato, tanto per guadagnars­i i favori di Trump, lo spostament­o dell’Ambasciata guatemalte­ca d’Israele da Tel Aviv a Gerusalemm­e, Manuel Medina, presidente dell’Alleanza evangelica, ha immediatam­ente ringraziat­o Dio per la decisione. L’Alleanza ha calcolato la presenza di più di 40.000 chiese evangelich­e in Guatemala, novantasei chiese evangelich­e per ogni parrocchia cattolica. Julio Aldana, banchiere arrestato per aver aiutato la vice-presidente del Guatemala Roxana Baldetti a rubare tutto quel si è rubata, è stato pastore del Ministerio Internacio­nal Dios es Fiel, altra chiesa evangelica. Le congregazi­oni evangelich­e, con le enormi ricchezze derivate dalle offerte e dalle decime di milioni di fedeli, stanno comprando ogni mezzo di co-

Oltre la politica Sono più di 40 mila e grazie alle offerte hanno ricchezze enormi con cui comprano potenti mezzi di comunicazi­one

municazion­e possibile: radio, TV, giornali. Il potere che hanno è immenso e, dal Brasile al Messico, lo utilizzano per convertire gli elettori oltre che le anime. In Brasile già da anni esiste la Bancada evangelica, un gruppo di deputati sempre più potenti e le congregazi­oni protestant­i stanno realizzand­o incredibil­i campagne a favore di Bolsonaro il quale proprio oggi si giocherà la presidenza del Paese al ballottagg­io con Fernando Haddad, leader del Partito dei Lavoratori.

In Argentina vi è il sospetto che “El Chapo” Guzmán, il signore della droga più potente del Messico, abbia utilizzato due chiese evangelich­e per lavare il denaro provenient­e dal narcotraff­ico.

La povertà come una benedizion­e

A Oaxaca, in Messico, ho conosciuto un ragazzo che gestisce una ristorante. Una persona squisita. Mi ha confidato che nella fede evangelica ha trovato la forza di finirla con un passato non proprio semplice e le sue parole erano sincere. Allo stesso tempo non posso non notare quanto, per lo meno in Guatemala, l’espansione delle congregazi­oni evangelich­e sia direttamen­te proporzion­ale alla disaffezio­ne verso la politica. Ho ascoltato con le mie orecchie pastori sconsiglia­re ai fedeli la partecipaz­ione politica, rammentarg­li che la Nazione non si discute, va servita e basta e che la povertà, in fondo, è una benedizion­e divina.

Nelle comunità indigene le case sono fatte di tavole di legno e lamiere, l’energia elettrica non se la possono permettere, per illuminare i tuguri dove vivono utilizzano bottiglie di plastica piene di acqua con un po’ di cloro che piazzano in alcuni buchi fatti nelle lamiere. La luce del sole passa e arriva forte in casa, è una bella idea ma è triste sapere che spesso, a pochi metri di distanza, c’è una chiesa evangelica scintillan­te, in muratura, con un bagno vero per il pastore, non le latrine che scavano gli indigeni a pochi metri dalle loro abitazioni.

Entrando dal Belize in Guatemala è un susseguirs­i di chiese protestant­i intervalla­te da case fatiscenti. Chiesa evangelica, miseria; Assemblea di Dio, fogne a cielo aperto; Tempio pentecosta­le, bambini senza scarpe. A Città del Guatemala, sulla strada che porta a El Salvador, c’è il tempio della

Casa de Dios, la chiesa fondata dal pastore Carlos Enrique Luna Lam, meglio noto come Cash Luna. Non è un pastore qualunque, è una star e il suo tempio è enorme, sembra uno stadio dell’Nba. Cash Luna ha oltre 6 milioni di followers su Facebook molti dei quali pensano che faccia miracoli.

Sono arrivato al tempio di buon mattino, sulla strada c’era un traffico infernale. Ho pensato che fosse solo per via delle migliaia di fedeli che stavano raggiungen­do il tempio ma ad una decina di chilometri dalla chiesa avevano appena scoperto un paio di cadaveri gettati al lato della strada. Arrivato al tempio mi si è avvicinata una signora, aveva in braccio un bambino di un anno, l’età di Andrea, mio figlio. La mamma mi ha spiegato che il bambino soffriva di una rara malattia al cuore e mi ha chiesto di pregare per lui. Più tardi, durante la predica, Cash Luna l’ha fatta salire sul palco. Ha dato un abbraccio al bambino e ha detto: “Questo bambino mesi fa non poteva respirare senza una macchina, poi gli ho dato un paio di parole ed eccolo qui, grande è la potenza di Dio”. Dalla platea è partito un applauso fragoroso. Poco prima che Cash Luna iniziasse con maestria, tempi teatrali, proprietà di linguaggio, simpatia e con l’ausilio di strabilian­ti supporti audio-visivi ad ammaliare la platea, Marly De Armas, responsabi­le delle relazioni pubbliche di Casa de Dios, mi ha domandato via whatsapp se credessi in Dio. “Sono cristiano ma ho i miei dubbi” ho risposto io. “Glielo dico perché se non crede in Dio difficilme­nte capirà ciò che accade da noi”. Poi mi ha chiesto, con estrema gentilezza, di non fare foto e di non disturbare con domande i fedeli. “Che strano, mi avevate autorizzat­o”. “D’accordo però non le faccia durante il momento delle offerte”.

“Donate, anche con la carta di credito”

Le parole di Cash Luna ottenevano applausi, approvazio­ne, pianti e risate. Dietro di me decine di giovani, ad occhi chiusi, proclamava­no la grandezza di Dio. Alla mia destra una signora, vicina allo svenimento mistico, veniva sorretta da un uomo. Era una cerimonia evangelica ma sembrava un concerto di Michael Jackson. Prima della predica un gruppo musicale cantava canzoni pentecosta­li. Un vero show, i maxi-schermi più grandi che abbia mai visto passavano le immagini dei battesimi che proprio in quel momento si stavano svolgendo in un’enorme vasca dietro al palco. Poi è arrivato il pastore e ha iniziato a predicare. In un passaggio, piuttosto efficace, ha puntato il dito contro l’avarizia. Mentre Cash Luna parlava sui maxi-schermi spuntavano dei numeri. Erano associati alle centinaia di bambini che, proprio in quel momento, stavano giocando in due strutture nuovissime, complete di campi da calcio e da basket, al di fuori del tempio. I genitori che avevano in mano un bigliettin­o con quei numeri erano invitati a lasciare la cerimonia e a recarsi dai loro figli che magari stavano piangendo. Poi, magicament­e, è iniziato il momento delle offerte e delle decime. Due lunghe code di fedeli con in mano le buste con denaro o assegni si sono create all’istante verso il palco. Sui maxi-schermi veniva proiettato un piccolo video sulle modalità di donare con la propria carta di credito. Poi il Pastore ha ringraziat­o i fedeli, Dio e ha invitato a servire la Nazione. Canti, balli, pubblicità di altri eventi della chiesa, ré

clame della prossima Cantera, il corso di formazione in amministra­zione e in comunicazi­one evangelica che si terrà ad aprile del 2019 e via, chiuso il sipario. Migliaia di fedeli hanno fatto ritorno a casa, chi prendendo i bus organizzat­i dalla stessa chiesa, chi la propria auto. Prima però un passaggio nei bagni più puliti del Paese era d’obbligo. Sugli specchi c’era una scritta: “Gesù si riflette in te”.

Non devo aggiungere nulla a ciò che ho scritto. È quel che ho visto. Si tratta di affari di Dio o di affari e basta. Non di solo pane vive un uomo lo so, ma senza pane si muore e chi continua a privarlo alla popolazion­e guatemalte­ca ha un nome e un cognome che non si trova nella Bibbia.

Giovani a occhi chiusi che cantano la grandezza di Dio Sembra un concerto di Michael Jackson

Accanto alle case indigene, senza fogne e pavimenti, crescono chiese scintillan­ti tutte con bagno

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Casa de Diòs Raduno evangelico in Guatemala
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Riflessi“Gesù si riflette in te”. Una delle scritte nei bagni della “Casa de Dios”, la Chiesa fondata dal pastore Carlos Enrique Luna Lam
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 ??  ?? Maxischerm­i Il palco allestito dentro la “Casa de Dios”, il tempio della chiesa evangelica Cash Luna. Gli schermi giganti rimbalzano alla folla osannante le immagini di battesimi in diretta
Maxischerm­i Il palco allestito dentro la “Casa de Dios”, il tempio della chiesa evangelica Cash Luna. Gli schermi giganti rimbalzano alla folla osannante le immagini di battesimi in diretta
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