Rai, Consob & C. Il metodo nomine in epoca Salvimaio
Trattative Come Lega e MS5 scelgono i vertici delle aziende di Stato: i contrasti con Tria e Colle. Il ruolo del premier Conte e l’ombra di B.
Che fatica produrre le nomine, distribuire il potere, occupare le sedie in epoca gialloverde. Ci sono gli azionisti di governo: la monolitica Lega e il variegato Movimento. Ci sono i capi e i presunti capi, i sensali e i presunti sensali. Ci sono i garanti, le istituzioni politiche e burocratiche: il presidente Giuseppe Conte, il Quirinale di Sergio Mattarella e quelli che si muovono sinuosi tra Chigi e Colle, per esempio il Tesoro di Giovanni Tria. E soprattutto ci sono decine di posti da assegnare nei prossimi giorni: una caterva per la Rai, e poi Consob, Invimit, Antitrust, Intelligence. “Noi abbiamo più poltrone che culi”, è l’icastico aforisma di Stefano Buffagni, la versione pentastellata di Giancarlo Giorgetti, il sottosegretario dei Cinque Stelle, l’esaminatore di candidati per conto di Conte e per i conti di Di Maio. Il metodo gialloverde per le nomine è complesso, una cadrega più o meno ciascuno per non scontentare nessu- no, però a volte s’inceppa, i leghisti rallentano, il Tesoro esonda, il Movimento è cacofonico. I Cinque Stelle reclutano e– assicurano – valutano i profili dei papabili; il Carroccio propone, insiste e propone ancora lo stesso. Ecco un florilegio del metodo.
Viale Mazzini
Il rigore dietetico di Salvini – l’unico vincolo esterno che gli garba – vacilla dopo la sequenza di cene con Di Maio (stasera replica) e un piatto unico e troppo ricco: la Rai. Ormai da tre mesi Viale Mazzini è immobile, l’emergenza nazionale è il direttore del Tg1 e il presidente leghista Marcello Foa già sfida l’amministratore Fabrizio Salini. Viale Mazzini è il solito pantano che affonda gli azionisti perché Di Maio ha deliberato ciò che vuole, ma Salvini fa ostruzionismo perché in palio c’è tanta roba e non è sazio. Il metodo gialloverde, efficiente altrove, è fallito in Viale Mazzini. Tant’è che l’azienda non ha previsto per l’ultimo Cda di ottobre – quello dei Tg – la scelta dell’ad di Rai Pubblicità, una società da 700 milioni di euro di ricavi affidata ad interim da gennaio al leghista non di rito salviniano Antonio Marano. L’ex Sipra è rivendicata dal Carroccio per blandire Silvio Berlusconi, l’alleato a periodi alterni e interessi costanti.
Io non parlo delle cose della Rai. Ci sono i vertici Ma sono tutti contro il governo, serve più equilibrio
MATTEO SALVINI L’ANSIA DI RIEMPIRE TUTTE LE CASELLE Tanti posti, mille candidati da valutare e una difficoltà: “Abbiamo più poltrone che culi”, disse Buffagni
Consob e Antitrust
Estirpato il presidente Mario Nava, che s’è dimesso un mese e mezzo fa, per questioni di agenda e pure di pesi, la Commissione che vigilia sui mercati s’incastra col capo dell’Antitrust, assente da ottobre per il trasferimento di Giovanni Pitruzzella alla Corte di giustizia europea. I presidenti di Camera e Senato scelgono per l’Antitrust, cioè il pentastellato di minoranza Roberto Fico e la berlusconiana di culto Elisabetta Casellati devono costruire un accordo e indicare il successore di Pitruzzella. Più semplice chiudere le frontiere. Mediaset sorveglia, Berlusconi gongola e Salvini pretende un presidente non ostile né a Berlusconi né a Mediaset. I Cinque Stelle di governo non si fidano assai di Fico e dunque aspet- tano inermi. Allora è la Consob, appunto, la risorsa del Movimento. Al momento, il racconto è lineare e però non brillante: Di Maio ha investito Marcello Minenna, Giorgetti fa le barricate. Fine.
Invimit e Sogei
Il ministro Tria incassa sornione le critiche pubbliche, ma nei fatti non lesina ruvidi duelli con la coppia Salvini/Di Maio e non fa mai arretrare il Mef. Invimit è una società controllata dal Tesoro che gestisce il patrimonio immobiliare. I soci gialloverdi hanno concordato il nuovo Cda da mesi, ma Tria li blocca e sfrutta la consulente Claudia Bugno: ex membro del Cda di Banca Etruria e direttrice del comitato per le Olimpiadi con Renzi a Chigi, Bugno è l’ennesimo motivo di scontro fra i viceministri e il Tesoro. I Cinque Stelle non perdonano a Tria neanche la conferma dei vertici di Sogei (servizi informatici) e temono di non riuscire a esordire in gennaio con l’obbligo di fatturazione elettronica.
Intelligence
Non ha competenze specifiche, ma è Salvini che ha ordinato la rimozione di Alessandro Pansa, capo del Dipartimento che coordina l’Intelli
gence (Dis) e di Alberto Manenti, direttore dell’Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna (Aise). Anche se Manenti considerava terminato il suo ciclo.
Il Movimento ha sostenuto Salvini, non il premier. Conte ha la delega all’Intelligence e, per non irritare il Colle, ha rinviato la pratica all’indomani della conferenza di pace sulla Libia che si terrà in novembre a Palermo.
MERCOLEDÌ IL CDA DELLA TV PUBBLICA Stasera cena Salvini-Di Maio su Viale Mazzini per Tg e reti Invimit, scontro con il Mef per l’ostruzionismo di Bugno