La Cgil ai ferri corti La scelta su Landini (per ora) è rinviata
Direttivo spaccato L’ex Fiom, sostenuto da Susanna Camusso, resta in stand by. “È stato evitato un golpe” dicono gli oppositori
Le condizioni per una spaccatura netta erano tutte sul tavolo del Direttivo nazionale della Cgil convocato ieri. All’ordine del giorno, la decisione di indicare Maurizio Landini come futuro segretario generale dopo Susanna Camusso. La spaccatura alla fine non si è consumata formalmente per una serie di tattiche che solo i gruppi dirigenti possono capire. Ma c’è stata. Tanto che gli oppositori parlano di “golpe evitato” e di “partita ancora aperta”, mentre Camusso incassa un rinvio che non rende esplicita la frattura. L’indicazione di Landini resta così in sospeso fino al prossimo direttivo che si terrà probabilmente il 4 novembre.
PER CAPIRE LA DUREZZA dello scontro interno e decifrare la tattica di ordini del giorno presentati e ritirati occorre armarsi di pazienza. Al terzo punto dell’ordine del giorno del direttivo figura quello più importante: il futuro della Cgil. Susanna Camusso fa un relazione introduttiva molto dura, irritata con gli oppositori i quali, contemporaneamente, fanno circolare all’esterno un loro documento. In questo ordine del giorno, firmato da importanti segretari di categoria - i Pensionati, con Ivan Pedretti, gli Edili, con Alessandro Genovesi, i Chimici e Tessili, con Enrico Miceli, la Comunicazione, con Fabrizio Solari, e poi i segretari di Milano, Napoli, Firenze, Lazio e la potente Emilia Romagna - si specifica che sulla proposta di Landini la segreteria nazionale non è unitaria e che dunque l’elezione del segretario generale dovrà essere affidata all’Assemblea generale che scaturirà dal congresso convocato a Bari dal 22 al 25 gennaio. Insomma, Camusso ritiri la sua proposta e si trovi una soluzione unitaria oppure ci si conterà.
L’irritazione della segretaria generale è ben rappresentata da un fatto inedito: la pubblicazione della sua relazione sul sito di Rassegna sindacale, il giornale della Cgil. Nel testo si accusano gli oppositori di aver costruito, per vie esterne all’organizzazione, “una candidatura occulta” organizzando su di essa “una vera e propria campagna elettorale”. Il riferimento è alla candidatura di Vincenzo Colla sostenuta dai firmatari del documento in dissenso. Camusso insiste su Landini, frutto di una “campagna di ascolto” effettuata durante l’estate tra i gruppi dirigenti soprattutto quelli delle Camere del lavoro. Metodo che finora le è stato contestato.
L’ordine del giorno degli op- positori viene pubblicato, contemporaneamente, su vari siti e blog e inizia a circolare la notizia che sarebbe un modo per sfiduciare Susanna Camusso. La segreteria, dal canto suo, presenta un proprio ordine del giorno e ci si avvia così a votare su testi contrapposti. Una spaccatura il cui esito nessuno è in grado di prevedere, visti i numeri risicati. È la segretaria della Fiom Cgil a chiedere una scelta netta, proponendo di passare subito ai voti e farla così finita con la tattica.
MA A QUESTO PUNTO l’ordine del giorno di opposizione viene ritirato. “Per senso di responsabilità ed evitare una conta interna” dicono gli anti-Camusso. “In realtà si sono accorti di non avere i voti” replicano i sostenitori della segreteria. La riunione viene così rinviata, non prima di aver chiesto agli oppositori di redigere un comunicato in cui precisano di non aver voluto presentare nessuna sfiducia al segretario generale uscente ma solo la volontà di rispettare le regole.
Come si vede, la sostanza è quella di una spaccatura netta, mentre la forma parla di un rinvio. Una settimana, forse, per trovare una via d’uscita unitaria che, al momento, non sembra visibile se non al prezzo di un ritiro della candidatura Landini. A ogni modo la Cgil non riesce più a nascondere una crisi interna che dura da tempo e che non è stata messa a verifica degli iscritti, visto che tutti i contendenti sostengono lo stesso documento congressuale. Nei congressi di base, poi, non si vota sul futuro segretario e quindi la dialettica è chiusa nel dibattito tra i gruppi dirigenti. Un gioco a incastri che potrebbe far implodere, così come sono implosi i partiti della sinistra, anche il più grande sindacato italiano.
Nessuna decisione
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