Il Fatto Quotidiano

IL SENSO DI KAREN PER STEFANO CUCCHI

- » SI. D’O.

PIÙLEGGIAM­O alcune cronache e alcuni post e più ci convinciam­o che in fondo aveva ragione Giovanardi: Cucchi era solo uno spacciator­e, uno che ha fatto male a tutti i giovani del mondo, signora mia, e quindi che fa, lo santifica? Anzi, è assurdo che il film di Alessio Cremonini, Sulla mia pelle, destini al tema fondante del “caso Cucchi” – lo spaccio, mica il pestaggio o la morte – una sola scena, che “lo ritrae men- tre passa il suo veleno a un altro giovane uomo e soltanto una frase senza immagini resoconta del chilo di hashish e 130 grammi di cocaina rinvenuti a casa sua dopo la morte”. Per fortuna è arrivata Karen Rubin, signora Mimun, a raccontare nella sua rubrica “Qui e ora” sul Giornale la vera storia di Stefano, descritto – dagli altri giornalist­i, dio li perdoni – come “giovane geometra romano” e non come quello che davvero era: uno “spacciator­e”. Non solo: la collega si è presa la briga di contare quante persone avrebbero pagato sulla loro pelle per quell’attività illecita: 260, pari alle dosi cheCucchi avrebbe ricavato da quella sostanza. Certo, “non doveva essere picchiato e morire”– per carità, non siamo mica bestie, noi – però vuoi mettere 260 drogati in meno? Che poi tutti e 260 lo “hanno incontrato”. Pensa quanti testimoni in più potrebbe avere il processo contro Stefano. Come dite? Ah, è morto pestato...

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