Salvini invoca la ruspa ma dimentica il prefetto
ROMA Mettere in sicurezza quei locali
Matteo Orfini e il Pd, sull’onda delle dichiarazioni della presidente del II Municipio di Roma, se la prendono con la Prefettura e con il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Sei tu – scrive Orfini – che devi spiegare perché per mesi la Prefettura non ha ascoltato gli allarmi del Municipio. Smettila di fare lo sciacallo e inizia a fare il ministro”. La questione è la messa in sicurezza dell’ex opificio di via dei Lucani 22-24, abbandonato e divenuto centro di spaccio, sgomberato, “rioccup at o” e infine teatro della morte della sedicenne Desirée Mariottini. “Il prefetto non può sostituirsi al sindaco – ha replicato Salvini – mentre una cattiva amministrazione può essere sostituita dai cittadini. Ecco perché il Pd è stato cacciato”.
Ma insomma, chi ha sba- gliato? Dal 27 marzo scorso l’Osservatorio sulla sicurezza che riunisce I e II Municipio, Comune, Prefettura, polizia, carabinieri e vigili urbani si occupa di via dei Lucani. L’ha messa sul tavolo, con forte allarme, il II Municipio, entità priva di reali poteri che comprende i 170 mila abitanti di un’area semicentrale nord-est che va dai quartieri bene del Flaminio e dei Parioli alla “povera” San Lorenzo. Qualcosa da allora è successo. Non solo gli sgomberi. Ad aprile i vigili hanno sequestrato l’area, poi dissequestrata dai giudici. Il 6 giugno la ditta che lavora per il Municipio ha chiuso gli accessi a una serie di numeri civici. Non al civico 22, spiegano dal Municipio, perché non c’era l’accordo con la proprietà. Alla proprietà, una società amministrata da Valerio Veltroni, fratello di Walter, si è deciso di chiedere guardie giurate agli ingressi perché la polizia non ce la fa. D’altro canto non ce la fa neanche ad arginare lo spaccio a cielo aperto in piazza dell’Immacolata, che prosegue anche dopo la tragedia di Desiréee e non ad opera di africani, figuriamoci in quel vicolo; certo non possono contrastarlo Comune e Municipio. Non è chiaro se la richiesta sia partita, i vigilantes non sono arrivati.
SECONDO la presidente del II Municipio, Francesca Del Bello, il “rischio evidente per la sicurezza pubblica” è stato “s ot tov alu ta to dalla Prefettura”. “Volevamo la demoli zi one ”, dice. Alla riunione del 25 settembre si è presa in considerazione la “messa in sicurezza in danno del proprietario”. Il provvedimento, articolo 54 comma 4 del Testo unico degli enti locali (267/2000), può rientrare nelle ordi- nanze che spettano al sindaco per proteggere la sicurezza urbana anche dallo spaccio di droga, richiamato al comma 4 bis. Qui sembra che abbia ragione Salvini. Però il provvedimento, per non essere facilmente impugnato, dev’essere concordato con la Prefettura, la quale però secondo i tecnici del Viminale non può agire direttamente, in base all’articolo 2 del Testo unico di pubblica sicurezza, perché ha solo poteri di emergenza. Se un po’ di inerzia c’è stata si deve al Comune, che rimanda a lunedì tutte le spiegazioni, almeno quanto alla Prefettura. Mentre Salvini invocava le “ruspe” a favore di telecamere, forse senza conoscere la vicenda.
ALLA RIUNIONEdel 25 settembre, si legge nel verbale, il viceprefetto Nicola Di Matteo “suggerisce che il Municipio inoltri una diffida ai proprietari intimando la bonifica entro 60 giorni”, necessaria perché “il Municipio” effetti poi “i lavori con esecuzione in danno”. Per il proprietario, oltre alle spese, c’è una multa da 154 a 929 euro. La Prefettura, dicono dal Viminale mentre la prefetta Paola Basilone non risponde, in ogni caso non può anticipare le spese. E Comune e Municipio non navigano n e ll ’ oro. Sembra che la diffida sia partita ma non sia arrivata. Ad ogni modo sarebbe stato tardi, Desirée è morta il 19 ottobre, molto prima dei 60 giorni dalla corretta notifica.
Le procedure Riunioni su riunioni da marzo in poi ma solo a settembre la diffida per ripulire il tugurio