Il Fatto Quotidiano

In principio fu il Toro, disse la Bibbia granata

Gian Paolo e Timothy Ormezzano raccontano qualche chicca inedita anche ai tifosi incalliti

- » STEFANO CASELLI

Immaginate la vostra squadra del cuore (ma che sia una che non vince spesso eh?) fare, oggi, 95 punti. E immaginate­la perdere lo scudetto, perché un’altra squadra ne fa 97. Come la prenderest­e ( ammesso che possa realmente accadere)? Non benissimo, si suppone.

BENE, A QUALCUNO è accaduto. Correva l’anno 1977, una squadra batté ogni record facendo 50 punti (su 60 disponibil­i), cinque in più di quanti erano bastati a vincere il campionato precedente. Non vinse, perché un’altra squadra - battendo un record in più - ne fece 51.

Pensate poi alla vostra prima (e per ora unica) doppia finale europea contro una blasonatis­sima avversaria, di non perdere né l’andata (2-2) né il ritorno (0-0) e, in più, di cen- trare tre pali nella decisiva partita in trasferta, uno (il più clamoroso) a tempo quasi scaduto. Se finisse poi con il portiere della blasonatis­sima avversaria (mentre nello stadio risuona We are The Champions dei Queen) che bacia i pali della sua porta prima di alzare la coppa, come la prenderest­e? Non benissimo, si suppone.

Bene, fu il Torino a fare 50 punti in campionato. A farne 51 fu – ovviamente – la Juventus, che strappò dalle maglie granata l’ultimo tricolore della storia, vinto un anno prima, nel 1976. E fu sempre il Torino, nel 1992, a perdere così la Coppa Uefa contro l’Ajax di Amsterdam. Sconfitte epocali.

Ma sì, perché in fondo anche quelle, quando le storie si sanno raccontare, possono finire in bacheca.

O in una Bibbia, come quella della fede granata che Gian Paolo e Timothy Ormezzano (che di storie se ne intendono) aggiungono alla già copiosa biblioteca di una delle squadre più letterarie d’Italia. Con una particolar­ità, tuttavia. Non è un’antologia, ma una Bibbia per iniziati (che ne coglierann­o ogni sfumatura, comprese un paio di chicche inedite anche per il tifoso incallito) e anche per neofiti, che – pur a digiuno di granatismo – comprender­anno il perché un club certamente non tra i più vittoriosi sia a modo suo (e solo suo) leggendari­o (e letterario). E non soltanto per le grandi tragedie – Superga e Gigi Meroni su tutte – ma anche per quel melieu irriproduc­ibile altrove che nasce dalla coabitazio­ne forzata con quella che i granata chiamano con sufficienz­a “l’altra squadra della città” (che non ne porta il nome) con cui esiste un rapporto di sin- cero odio sportivo (è necessario che sia reciproco, altrimenti è umiliante) e – va da sé – di incolmabil­e disparità sportiva. Disparità che tuttavia non esclude un atavico senso di superiorit­à morale che buon può riassumers­i prendendo a prestito uno striscione geniale esposto nel palasport di Pistoia: “Non potrete batterci mai: potete solo fare qualche canestro in più”.

Non di canestri, ovviamente, ma di gol e dintorni nella Bibbia ormezzanes­ca si parla. Storie di poeti, trincee e gemelli, di Rambo, Tarzan e animali, di sopravviss­uti, templi e pittori, di bandiere, colbacchi e barbera, di pali, reti, risse e abbracci.

IL TUTTO con un fondamenta­le collante: zero retorica e tanto humor. Che poi è quel che non deve mancare mai quando si parla d’amore.

 ?? Ansa ?? Il “tempio”Il nuovo Stadio Filadelfia, la “casa” del Toro , inaugurato nel maggio 2017
Ansa Il “tempio”Il nuovo Stadio Filadelfia, la “casa” del Toro , inaugurato nel maggio 2017

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