“Tav, ora si chiude” Partito degli affari contro Appendino
Loscontro Lo stop all’opera votato in Consiglio comunale scatena Pd, FI, sindacati e Confindustria. Di Maio: “Applicheremo il Contratto” Partita l’analisi costi-benefici
■Il consiglio comunale boccia l’Alta velocità. Il Pd si fa espellere. Confindustria guida la protesta. Di Maio al M5S: siamo sotto assedio
Se in Puglia il Movimento 5 Stelle cede su due temi chiave, Ilva e Tap, a Torino invece fa quadrato intorno al No alla Torino- Lione rianimando così il partito del cemento. Si ricomincia dal Palazzo di Città dove la sera del 19 giugno 2016 i No Tav “assalirono” festosamente il municipio per festeggiare l’elezione di Chiara Appendino.
Ieri pomeriggio in Consiglio comunale è stato approvato, con 23 voti favorevoli e due contrari, un ordine del giorno che impegna l’ amministrazione a chiedere al governo alcune azioni contro la Torino-Lione :“Rendere pubblici e verificabili i criteri, le procedure e le modalità di attuazione di una rigorosa analisi costi- benefici” dell’ opera ;“sospendere qualunque operazione indirizzata all’ avanzamento dell’opera finché non sia terminato” lo studio; “ridiscutere gli accordi con lo Stato francese” secondo i quali l’Italia deve pagare una percentuale maggiore del tunnel, nonostante si trovi soprattutto in territorio transalpino. Poi il M5S vuole la revoca di due incarichi a uomini vicini al Pd: Mario Virano, direttore generale di Telt, azienda che sovrintenderà alla realizzazione, e Paolo Foietta, commissario straordinario del governo. I fondi risparmiati, per i 5Stelle, dovrebbero andare alla mobilità sostenibile.
LA MOSSA serve al M5S per ricucire con la base elettorale. Anche se i rapporti coi No Tav sembrano ormai deteriorati. Fuori dal municipio Giulia Ferro, referente del comitato di Torino, spiegava che “i No Tav non sono il Movimento 5 Stelle”: “Non abbiamo bisogno di nessuno che ci rappresenti”. Alberto Perino, storico portavoce del movimento della Val di Susa, ricorda che “Il Movimento No Tav ha un principio fondamentale: non ci sono governi amici”.
Il primo effetto, per così dire, visibile della mossa di ieri è stato il ritorno in grande stile del partito favorevole al Tav: si rivedono insieme Pd e centrodestra, associazioni imprenditoriali (soprattutto industriali, costruttori e artigiani) e sindacati dei lavoratori edili (Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil). Per questi ultimi il voto dell’aula rappresenta “un oltraggio al futuro della città, delle imprese, dei lavoratori. Un colpo basso per il territorio e per le sue speranze di ripresa”, ma anche una “dimostrazione dell’ottusità di chi sta governando questa città e questo Paese”. Durissima la Cisl. Come anche Confindustria, che convocherà in città un consiglio generale straordinario: “Così ci condanniamo alla marginalità per i prossimi 200 anni”.
Perse le Olimpiadi, ci si aggrappa alla Torino-Lione. In aula i 327 emendamenti del l’opposizione vengono accorpati e bocciati e gli esponenti del Pd, tra cui Piero Fassino, vengono espulsi per aver esposto dei cartelli di protesta. Eleonora Artesio, consigliera eletta con la lista di sinistra “Torino in Comune”, fa notare che il 5 dicembre 2016 era stata votata una mozione con “cose ben più impegnative” contro il Tav. Cosa è cambiato? Il timore del coacervo di interessi che da sempre gravita intorno alla Torino-Lione è che i 5Stelle, ora al governo, faranno di tutto per evitare un’altra débâcle come la Tap.
Per questo l’intervento più atteso in Consiglio era quello di Fabrizio Ricca, consigliere del Carroccio: “La Lega con- tinua a essere favorevole all’opera”, spiega giudicando l’atto “una fuga in avanti del Movimento 5 Stelle” rispetto al contratto che prevede una valutazione dopo l’analisi costi benefici: “È un atto inutile e non penso che Salvini o Di Maio abbiano il tempo di ascoltare Appendino su questo ordine del giorno. Il governo del cambiamento andrà avanti anche senza queste sceneggiate”. Con un tweet, però, il vicepremier Luigi Di Maio annuncia: “Presto io e Danilo Toninelli (ministro delle Infrastrutture, n dr ) incontreremo Appendino per continuare a dare attuazione al contratto di g o v e r no ”. Per l’analisi costi-benefici ci vorrà un mese: gli esperti hanno cominciato a lavorarci da pochi giorni, dopo aver concluso lo studio sul Terzo Valico.
UNA COSA è esclusa: non ci sono penali. Ieri Foietta ha spiegato che “i costi di uno stop per il Paese saranno di oltre 4 miliardi contro i 2,9 previsti per realizzare l’opera”. Uscita azzardata, visto che l’accordo bilaterale con la Francia non prevede penali in caso di recesso e di grossi contratti coi privati (passibili di risarcimenti) finora non ne sono stati firmati.