OTTIMO BERGAMO, PESSIMI I 5 STELLE CONTRO I GIORNALI
Domenica pomeriggio, guardando su Rai3, Mezz’ora in più di Lucia Annunziata, ho pensato (come spero molti): ecco un modo civile, e utile, di discutere. Da una parte del tavolo c’erano le sei donne promotrici di “Roma dice basta”, la manifestazione contro la “cattiva amministrazione” della giunta Raggi, che il giorno prima aveva raccolto in piazza del Campidoglio migliaia di persone. Di fronte, il vicesindaco Luca Bergamo, che ha detto di essere lì perché (riassumo) i cittadini vanno sempre ascoltati anche quando chi governa non condivide le critiche che gli vengono rivolte. Al centro, la conduttrice impegnata a indirizzare il dibattito sui temi concreti. Così è stato, e anche se ognuno dei partecipanti, probabilmente, non avrà cambiato opinione, il pubblico avrà potuto meglio comprendere le ragioni che fanno di Roma una metropoli difficile da governare: per la sua estensione, per la dimensione del debito accumulato nei decenni, per la scarsità dei fondi di cui oggi la Capitale dispone. Anche se tutto ciò, dopo due anni e mezzo di giunta del “cambiamento”, non può continuare a costituire un alibi per le gravi e spesso insopportabili carenze che si registrano nei trasporti, nella raccolta dei rifiuti, sulla manutenzione delle strade, sul degrado di molte zone anche centrali ( San Lorenzo) sottratte alla legalità.
IL TUTTO È STATO argomentato con rispetto reciproco, senza alzare inutilmente la voce, con lo spirito di chi cerca possibili soluzioni e non facili risse. Il vicesindaco Bergamo ha cercato di rimediare, con la sua stessa presenza, alla prima impulsiva e sbagliatissima reazione di Virginia Raggi, che ha liquidato la protesta come espressione del Pd e degli “orfani di Mafia Capitale”. Terminata la trasmissione pensavo che comunque si fossero create le basi per avviare, come si dice, un confronto costruttivo della cittadinanza del “basta” con la giunta e anche col M5S. Purtroppo, non tenevo conto dell’irresistibile impulso del movimento a mandare tutto in vacca e a spararsi sui piedi. Poche ore prima, infatti, il Blog delle Stelle aveva informato il milione e 300 mila follower che “comprare Repubblica equivale a finan- ziare il Pd”. Citando come prova inconfutabile di questo geniale scoop il resoconto della manifestazione (con annesse foto della piazza gremita), pubblicate nelle pagine romane del quotidiano. In questi casi ci soccorre un’antica massima secondo cui la stupidità è di colui che danneggia gli altri senza procurare alcun vantaggio a se stesso. Qui però abbiamo qualcosa di peggio poiché il “vantaggio” di simili, ripetute uscite contro i giornali fuori linea appare evidente: rafforzare l’immagine di un movimento così insofferente a qualsiasi critica da volere imporre il bavaglio alla libera stampa.
A CHE PRO? Per fare contenti i pasdaranpentastellati e magari distogliere la loro attenzione dal dietrofront sul Tap, che si farà lo stesso malgrado le solenni promesse elettorali? Fatica sprecata visto che i detti pasdaran detestano i giornali molto più di quanto già facciano i loro capi politici (garante compreso). Oppure, si vuole fare breccia in quell’Italia che non vota 5stelle, ma neppure gli è ostile, e che cerca di capire, con crescente preoccupazione, dove stiamo andando? Per dimostrare così che la grande stampa non racconta la verità perché troppo impegnata ad avvelenare i pozzi del suddetto cambiamento (insieme, s’intende, ai vari Soros, Juncker, Moscovici, Draghi)? Se così fosse sarebbe una palese dimostrazione di autolesionismo visto che quell’Italia, diciamo così, alla finestra la solfa dei giornali cattivi l’ha già sentita da Berlusconi e Renzi, quando erano alle corde, e non si può dire che gli abbia portato bene. Senza contare che i bersagli di simili attacchi sollevano la giusta e immediata solidarietà di giornali e giornalisti che pensano: oggi tocca a Repubblica, domani potrebbe toccare a noi. Con la stessa franchezza va ricordato che quando toccò al Fatto Quotidiano, e ai suoi giornalisti, di essere messi alla gogna nella Leopolda renziana, non si ricordano espressioni di altrettanto incontenibile sdegno da parte di colleghi e testate oggi sotto tiro. Acqua passata, abbiamo le spalle robuste tanto più che stiamo parlando di un principio – la libertà di manifestazione del pensiero – tutelato dalla Costituzione (art. 21).Valori che dovrebbero essere cari anche al M5S, o almeno alla sua componente più saggia o se preferite meno impulsiva. Non il ministro Barbara Lezzi e il suo video contro la nostra Tiziana Colluto, colpevole di aver raccontato la sua giravolta sul Tap. Con uno stile molto diverso da quello mostrato dal vicesindaco Bergamo, e dal premier Conte, sempre disponibile nei confronti dell’informazione tutta (anche di quella che non perde occasione per deriderlo). Loro dimostrano di conoscere la differenza tra comandare e governare. Tra insultare e ascoltare.
Questi gesti rafforzano l’immagine di un movimento così insofferente a qualsiasi critica da volere imporre il bavaglio
La sindaca Raggi, ha liquidato la protesta come espressione del Pd e degli ‘orfani di Mafia Capitale’
Il ministro Lezzi fa un video contro la nostra Colluto, colpevole di aver raccontato la giravolta sul Tap