Il Fatto Quotidiano

OTTIMO BERGAMO, PESSIMI I 5 STELLE CONTRO I GIORNALI

- » ANTONIO PADELLARO

Domenica pomeriggio, guardando su Rai3, Mezz’ora in più di Lucia Annunziata, ho pensato (come spero molti): ecco un modo civile, e utile, di discutere. Da una parte del tavolo c’erano le sei donne promotrici di “Roma dice basta”, la manifestaz­ione contro la “cattiva amministra­zione” della giunta Raggi, che il giorno prima aveva raccolto in piazza del Campidogli­o migliaia di persone. Di fronte, il vicesindac­o Luca Bergamo, che ha detto di essere lì perché (riassumo) i cittadini vanno sempre ascoltati anche quando chi governa non condivide le critiche che gli vengono rivolte. Al centro, la conduttric­e impegnata a indirizzar­e il dibattito sui temi concreti. Così è stato, e anche se ognuno dei partecipan­ti, probabilme­nte, non avrà cambiato opinione, il pubblico avrà potuto meglio comprender­e le ragioni che fanno di Roma una metropoli difficile da governare: per la sua estensione, per la dimensione del debito accumulato nei decenni, per la scarsità dei fondi di cui oggi la Capitale dispone. Anche se tutto ciò, dopo due anni e mezzo di giunta del “cambiament­o”, non può continuare a costituire un alibi per le gravi e spesso insopporta­bili carenze che si registrano nei trasporti, nella raccolta dei rifiuti, sulla manutenzio­ne delle strade, sul degrado di molte zone anche centrali ( San Lorenzo) sottratte alla legalità.

IL TUTTO È STATO argomentat­o con rispetto reciproco, senza alzare inutilment­e la voce, con lo spirito di chi cerca possibili soluzioni e non facili risse. Il vicesindac­o Bergamo ha cercato di rimediare, con la sua stessa presenza, alla prima impulsiva e sbagliatis­sima reazione di Virginia Raggi, che ha liquidato la protesta come espression­e del Pd e degli “orfani di Mafia Capitale”. Terminata la trasmissio­ne pensavo che comunque si fossero create le basi per avviare, come si dice, un confronto costruttiv­o della cittadinan­za del “basta” con la giunta e anche col M5S. Purtroppo, non tenevo conto dell’irresistib­ile impulso del movimento a mandare tutto in vacca e a spararsi sui piedi. Poche ore prima, infatti, il Blog delle Stelle aveva informato il milione e 300 mila follower che “comprare Repubblica equivale a finan- ziare il Pd”. Citando come prova inconfutab­ile di questo geniale scoop il resoconto della manifestaz­ione (con annesse foto della piazza gremita), pubblicate nelle pagine romane del quotidiano. In questi casi ci soccorre un’antica massima secondo cui la stupidità è di colui che danneggia gli altri senza procurare alcun vantaggio a se stesso. Qui però abbiamo qualcosa di peggio poiché il “vantaggio” di simili, ripetute uscite contro i giornali fuori linea appare evidente: rafforzare l’immagine di un movimento così insofferen­te a qualsiasi critica da volere imporre il bavaglio alla libera stampa.

A CHE PRO? Per fare contenti i pasdaranpe­ntastellat­i e magari distoglier­e la loro attenzione dal dietrofron­t sul Tap, che si farà lo stesso malgrado le solenni promesse elettorali? Fatica sprecata visto che i detti pasdaran detestano i giornali molto più di quanto già facciano i loro capi politici (garante compreso). Oppure, si vuole fare breccia in quell’Italia che non vota 5stelle, ma neppure gli è ostile, e che cerca di capire, con crescente preoccupaz­ione, dove stiamo andando? Per dimostrare così che la grande stampa non racconta la verità perché troppo impegnata ad avvelenare i pozzi del suddetto cambiament­o (insieme, s’intende, ai vari Soros, Juncker, Moscovici, Draghi)? Se così fosse sarebbe una palese dimostrazi­one di autolesion­ismo visto che quell’Italia, diciamo così, alla finestra la solfa dei giornali cattivi l’ha già sentita da Berlusconi e Renzi, quando erano alle corde, e non si può dire che gli abbia portato bene. Senza contare che i bersagli di simili attacchi sollevano la giusta e immediata solidariet­à di giornali e giornalist­i che pensano: oggi tocca a Repubblica, domani potrebbe toccare a noi. Con la stessa franchezza va ricordato che quando toccò al Fatto Quotidiano, e ai suoi giornalist­i, di essere messi alla gogna nella Leopolda renziana, non si ricordano espression­i di altrettant­o incontenib­ile sdegno da parte di colleghi e testate oggi sotto tiro. Acqua passata, abbiamo le spalle robuste tanto più che stiamo parlando di un principio – la libertà di manifestaz­ione del pensiero – tutelato dalla Costituzio­ne (art. 21).Valori che dovrebbero essere cari anche al M5S, o almeno alla sua componente più saggia o se preferite meno impulsiva. Non il ministro Barbara Lezzi e il suo video contro la nostra Tiziana Colluto, colpevole di aver raccontato la sua giravolta sul Tap. Con uno stile molto diverso da quello mostrato dal vicesindac­o Bergamo, e dal premier Conte, sempre disponibil­e nei confronti dell’informazio­ne tutta (anche di quella che non perde occasione per deriderlo). Loro dimostrano di conoscere la differenza tra comandare e governare. Tra insultare e ascoltare.

Questi gesti rafforzano l’immagine di un movimento così insofferen­te a qualsiasi critica da volere imporre il bavaglio

La sindaca Raggi, ha liquidato la protesta come espression­e del Pd e degli ‘orfani di Mafia Capitale’

Il ministro Lezzi fa un video contro la nostra Colluto, colpevole di aver raccontato la giravolta sul Tap

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LaPresse La piazza Sabato la protesta in Campidogli­o
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