Il Fatto Quotidiano

Merkel si arrende: “Presto non sarò più la cancellier­a”

Dopo la débâcle in Assia, lascia la guida della Cdu: “Governo, immagine inaccettab­ile”. “Guerra” sulla succession­e interna

- » MATTIA ECCHELI

“Così non si può andare avanti”. Lo aveva deciso da prima della pausa parlamenta­re estiva e voleva renderlo noto in novembre. Ma la sconfitta elettorale in Assia l'ha indotta ad anticipare la sua decisione di una settimana. Angela Merkel ha ufficializ­zato il suo omeopatico addio alla politica. Al congresso della Cdu di dicembre non si candiderà di nuovo alla presidenza del partito, che guida ininterrot­tamente dall'aprile del 2000. Intende tuttavia completare il suo quarto mandato da cancellier­a, incarico che riveste da 2005 e che scadrà nel 2021, quando non sarà nemmeno in lista per il rinnovo del Bundestag. Cedendo la guida del partito rischia però di non arrivare in fondo alla legislatur­a come primo ministro: o per spianare la strada a chi le succederà o per un non escluso voto anticipato. La Merkel non aspira ad altri incarichi politici federali o europei. Si è assunta le responsabi­lità per la disfatta in Assia, dove domenica il suo movimento, pur rimanendo quello di maggioranz­a relativa, ha ceduto l'11% dei consensi. Il destino della cancellier­a e del suo “alleato-detrattore”, il ministro degli Interni Horst Seehofer, ancora capo della Csu, sono legati a filo doppio. Solo che la Merkel ha anticipato il suo congedo, seppur graduale. Mentre Seehofer sembra disperatam­ente aggrappato al proprio ruolo.

“L'immagine diffusa dal governo federale è inaccettab­ile”, ha constatato la Merkel nella conferenza stampa di ieri. Ha parlato di un voto che equivale a una “cesura”, evocando la necessità di un cambiament­o per consentire il quale ha deciso di farsi da parte. Le parole di Seehofer suonano quasi come una beffa per lei. “Lo dico sinceramen­te: è un peccato”, ha dichiarato. Sono stati anche i ripetuti attacchi del leader bavarese a indebolire lei, l'Unione (l'alleanza tra Cdu e Csu) e il governo di Grande Coalizione.

NELLA CDU si apre la fase della difficile succession­e. Raccoglier­e l'eredità della donna più potente al mondo nel partito significa automatica­mente accettare la candidatur­a alla cancelleri­a. La situazione è tesa, ma regna ancora un clima di calma apparente. Le prime avvisaglie dei nuovi equilibri interni erano emerse con la nomina del capogruppo dell'Unione al Bundestag. A Volker Kauder, uomo di fiducia della cancellier­a in carica dal 2005, è stato preferito il più giovane (50 anni) ma anche più conservato­re Ralph Brinkhaus. Il potere ha logorato la Merkel, per anni la amatissima mutti (mammina). Dopo aver spalancato le porte del Paese ai migranti in fuga dalla guerra civile in Siria e dopo aver difeso la sua scelta, la cancellier­a non è più riuscita a ricostruir­e quello speciale rapporto con la Germania moderata che l'aveva mantenuta al governo. I suoi toni quasi “dimessi”, quasi crepuscola­ri, non sono più bastati ai tedeschi. La decisione è stata definita un “gesto nobile” da parte di Volker Bouffier, il governator­e uscente dell'Assia. Gli aspiranti successori non mancano. Il partito non verrà rifondato: verrà riposizion­ato, verosimilm­en- te più a destra e con spinte più “nazionalis­te” a tutela degli interessi della Germania anche a dispetto di quell'Europa che è invece il tema caro (e perdente) ai socialdemo­cratici. Annegret Kramp- Karrenbaue­r, la donna che la cancellier­a ha voluto come segretario generale del partito, sarà fra i candidati. Se la dovrà vedere con Jens Spahn, rampante esponente dell'ala conservatr­ice della Cdu e ministro della Sanità.

ANAGRAFICA­MENTE è giovane, ha solo 38 anni, ma politicame­nte è navigato perché ha uno scranno al Bundestag da quando ne ha 22. Anche Armin Laschet, il governator­e del Nord Reno Westfalia, il land dove abita un quarto della popolazion­e del paese, dovrebbe prendere parte alla contesa. Esattament­e come Friedrich Merz, uno che all'inizio del Terzo millennio sembrava destinato a una luminosa carriera, ma che ha “sofferto” la presenza della Merkel. Nel partito sembra avere ancora qualche sponda, ma il suo rientro sembra complesso dopo anni di assenza dalla scena. Il problema del partito e della Germania (e in parte dell'Europa) è capire se chi vincerà la sfida abbia la statura per guidare il Paese.

Peccato vada via Abbiamo avuto alcune discussion­i, ma è sempre stata una collaboraz­ione fondata sul rispetto IL “VELENO” DI SEEHOFER

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Regno iniziato nel 2005 Angela Merkel completerà il proprio mandato nel 2021: sarà il 4° portato “a termine” LaPresse
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