“Le soffiate verso i vertici” Giglio magico alla sbarra
Indagini chiuse Nei guai i renzianissimi: il generale Saltalamacchia, Luca Lotti e il fiorentino Vannoni. Dissero a Marroni dell’inchiesta
C’è profumo di giglio e di grigliata di carne nella parte di inchiesta Consip che attraversa Firenze e dintorni. Riguarda alcuni degli uomini più vicini a Matteo Renzi e al suo entourage, i fedelissimi del Giglio Magico, come il deputato ed ex ministro Luca Lotti, che hanno condiviso ascesa e caduta dell’ex premier, o Filippo Vannoni, presidente di Publiacqua, società idrica fiorentina. Riguarda un alto ufficiale dei carabinieri, il generale Emanuele Saltalamacchia, all’epoca comandante della Legione Carabinieri Toscana, che secondo una testimonianza del sindaco di Rignano sull’Arno, Daniele Lorenzini, fu ospite nell’ottobre 2016 a un barbecue a casa di Tiziano Renzi e in quell’occasione conviviale avrebbe avvertito babbo Renzi di non parlare al telefono.
MA I FIORENTINI non finiscono mai. Perché nell’indagine romana c’è anche Carlo Russo, piccolo imprenditore che andava a Medjugorje coi genitori di Matteo Renzi e che entrava e usciva dagli uffici di via Pallacorda a Roma della Romeo Gestioni: per i pm è un millantatore per aver assicurato a Romeo interventi miracolosi in Consip grazie a Tiziano e ai suoi agganci, in cambio della promessa di 100 mila euro annui da parte del facoltoso imprenditore campano. Della grigliata non c’è traccia nell’avviso di conclusa indagine (l’accusa a Lotti e Saltalamacchia riguarda una presunta soffiata all’ex Ad di Consip Luigi Marroni), ma dopo quella testimonianza Lorenzini e Tiziano Renzi non si parlano più, si sono fatti la guerra nel Pd e fuori, e Lorenzini è stato rieletto sindaco di Rignano sull’Arno, senza il simbolo dei dem.
Intanto per l’ex ministro Lotti e il generale Saltalamacchia si prospetta un’imputazione di favoreggiamento.
A tirarli in ballo è Luigi Marroni, lo stesso silurato dopo aver ribadito le sue accuse davanti ai pm. Marroni ai carabinieri di Napoli che il 20 dicembre 2016 chiedono perché abbia tolto le cimici dal proprio ufficio, racconta: “Ho appreso in quattro differenti occasioni – dichiara Marroni – da Filippo Vannoni, dal generale Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato”.
SULL’EX MINISTRO, a dicembre 2016, Marroni punta dritto: “Sempre a luglio 2016 – dice agli investigatori napoletani – durante un incontro Luca Lotti mi informò che si trattava di un’indagine che era nata sul mio predecessore Domenico Casalino e che riguardava anche l’imprenditore campano Romeo.
Delle intercettazioni ambientali nel mio ufficio l’ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collaboratore”.
Per i pm Marroni è un teste attendibile. A riprova delle sue parole, ossia che sapesse delle indagini, c’è agli atti una telefonata del 20 dicembre 2016, con il capo dell’ufficio legale di Consip: “A me l’avevano detto... dice... sa è da 4 o 5 mesi che ogni tanto qualcuno ce lo diceva”.
Ma lo stesso Marroni odora di Giglio Magico: prima di andare in Consip è stato fino al 2012 direttore generale dell’Asl di Firenze. Vicino a Renzi, ma non vicinissimo, come ha precisato l’ex premier ai pm: “Io stesso scelsi Marroni proprio perché non era della mia stretta cerchia”. Vannoni invece è un esponente doc del Giglio Magico. Amico di Renzi dai tempi dei boy scout, consigliere economico di Palazzo Chigi durante il suo governo, è tuttora presidente di Publiacqua, dove il Comune di Firenze del renziano Dario Nardella detiene il 21,67%.
L’intercettazione L’ex ad di Consip al telefono: “È da 4 o 5 mesi che ogni tanto qualcuno ce lo diceva”
È PASSATO attraverso la tempesta Consip senza bagnarsi e la sua foto campeggia sul sito della società pubblica che dal 2002 gestisce il servizio idrico integrato di un territorio di Firenze e quattro province toscane. Marroni, che ha tenuto il punto sulle accuse sia a Napoli sia a Roma, è stato dimissionato dal suo incarico. Vannoni, che a Roma le ha ritrattate, è rimasto al suo posto.