TRIA E IL FOGLIO, LA VENDETTA DELL’EX
Il ministro, già collaboratore del giornale, delude il direttore e difende la manovra
Lo scorso fine settimana abbiamo scoperto un personaggio che la cronaca attuale, tra lazzi e acrobazie da Commedia dell’Arte e foschi presagi di sventura, aveva finora colpevolmente oscurato: il ministro Tria.
Sabato Tria era a Firenze alla Festa dell’Ottimismo del Foglio, giornale con cui ha collaborato e che forse lo ha invitato sperando si sentisse indotto dall’antica amicizia nella tentazione di parlare un po’ male di quegli esagitati incompetenti e maneggioni del governo (anticipiamo gli haters: quest’ultima è una nostra illazione destituita di ogni fondamento, alla prova del fact checking ci dichiariamo obiettori civili).
Chi si aspettava da Tria l’opaca difesa della superiorità dei numeri e dei trattati sugli ideali o forse sulle chimere della nota al Def è rimasto deluso: intervistato dal direttore del Foglio Claudio Cerasa,
Tria, con quella faccia da Ragionier Filini, ha fatto brillare tutti gli inneschi che gli erano stati messi sotto la sedia. Il direttore pianta un paletto: “Perché la Bce, il Fondo monetario internazionale ecc. sono così pessimisti?”. “Mah”, fa Tria, rivelando una miopia da burocrate dostoevskijano, “io non vedo tutto questo pessimismo”. E la prima carica è neutralizzata.
La seconda se la innesca da solo, per scaldarsi: “Cottarelli ha detto che una crescita dell’1,5% è plausibile solo se l’economia mondiale cresce del 6%. Le stime del precedente governo per il 2019 erano dell’1,4, e non mi pare che allora si parlò di una crescita del 6%”. La questione sarebbe chiusa, ma Ce- rasa tira fuori l’arma fine di mondo: “E lo sp re ad ?”. Tria sospira: “Lo spread deriva da un’incert ezza politica, perché non c’è una manovra di rottura dei conti pubblici che lo giustifica”. Sì, vabbè, ma il deficit al 2,4%? Tria rincara: “Da economista avrei chiesto il 2,5 perché credo serva contrastare un rallentamento dell’economia”. Sì, ma la spesa? “Per il reddito di cittadinanza è stata stanziata una cifra inferiore che per gli 80 euro, quelli erano 10 miliardi, questi 9”. Cerasa inchioda il ministro: “Ma se nel primo trimestre del prossimo anno dovessimo scoprire che la crescita è completamente diversa da quella prevista che fate, aumenterete il deficit?”. Tria ha una comunicazione da fargli: “Ma, Claudio, mi devi scusare ma la domanda non è realistica, non si può verificare l’andamento della crescita in un trimestre. Lo sapremo sei mesi dopo. È una domanda non realistica”. Poi si toglie pure il ghiribizzo di citare suoi pezzi usciti sul Foglio.
Quindi, dopo aver detto che “questo è uno dei governi più stabili d’Europa dal punto di vista della maggioranza parlamentare”, Tria spacca il sorriso dei presenti: “So che il Foglio fa una battaglia contro questo governo e ha fatto una difesa quasi disperata dei precedenti protagonisti della politica italiana; del resto è una caratteristica del Foglio buttarsi in maniera avventurosa, però poi bisogna pure guardare i fatti”. Nel salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, dove sono appena passati il cuoco Bottura e Farinetti con la loro balsamica presenza e dove Renzi l’ottimista, da sindaco, si mise in testa di trapa- nare gli affreschi del Vasari in cerca di un’inesistente Battaglia di Anghiari di Leonardo, scende il gelo. Gli ottimisti corrono a guardare Cottarelli da Fazio, che li rassicura spiegando come tutto andrà a rotoli.
( Disclaimer: noi non parteggiamo per il ministro contro il Foglio. È diritto e dovere dei giornalisti fare domande, sperabilmente realistiche. Da pessimisti della ragione, speriamo che Tria non si sbagli).