Luigi Marattin, l’esimio sconosciuto economista Dem
Non riesci a dormire? Niente paura: accendi La7 quando è ancora mattina e bevi tutto d’un fiato l’amaro calice Marattin. Chi è? Un renziano di quarta fila, che è quasi come dire meno di niente. Cravatta livida e toni da bullo freddato nella prima sequenza di un film minore con Vin Diesel, Luigi Marattin è un Luciano Nobili in diesis minore, che è a sua volta un Genny Migliore che non ce l’ha fatta. Insomma: una matrioska renziana qualsiasi. Una settimana fa, ospite di Omnibus, Marattin ha trattato il giornalista Fabio Dragoni ( La Verità) come un mezzo idiota, definendolo “ignorante” e “cialtrone”. Già che c’era, in collegamento da un luogo che poteva essere Ferrara ma pure Stocazzo, non ha mancato di attaccare la conduttrice Alessandra Sardoni, rea di invitare al tempo stesso gli “llluminati” (Marattin) ma pure gli “Stolti” (tutti tranne Renzi e Marattin). L’effetto era doppiamente straniante, perché oltretutto la brava Sardoni non è certo mai stata antipatizzante nei confronti del renzismo, e in questo senso l’intemerata subita da Marattin (a cui la Sardoni ha reagito con troppo garbo) è stata una sorta di buffo contrappasso.
BENCHÉ IGNOTO ai più, Marattin dimostra nel suo piccolo tutta la propensione tronfia all’implosione del Pd. Nel suo sito irrinunciabile, Marattin ci informa d’esser nato a Napoli, per poi vivere a Brindisi fino ai 9 anni. Quindi si è trasferito a Ferrara. Liceo Scientifico, Erasmus, laurea in Economia. Master, dottorati, statue equestri: Marattin vive e regna in mezzo a noi. Consigliere comunale a Ferrara dal 2004 al 2009 e ora deputato, ha “scoperto la passione per la cosa pubblica al Liceo, dove sono stato rappresentante di classe, rappresentante d’istituto, coordinatore del sindacato studentesco di Ferrara e presidente della Consulta provinciale degli Studenti”. La sua vita privata, che peraltro non interessa a nessuno, “è fatta di passioni (nuotare o correre la mattina presto, spiegare le cose chiaramente e vedere che sono comprese, ascoltare la musica giusta al momento giusto, la storia italiana della seconda metà del Novecento, godermi l’estate in estate e l’inverno in inverno, il succo d’arancia fresco, la sauna), di grandi, uniche e immortali passioni (la Juventus), di amicizie (poche ma preziose)”. Pochi concetti e confusi, con quel gusto antico per una punteggiatura orgogliosamente a casaccio. L’Alopecico Marattin ci informa poi di non essere “incline all’invidia, tranne che per una categoria di persone: quelle che hanno potuto conoscere personalmente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. Nel suo percorso politico non c’è nulla di rilevante, e questo è normale. In compenso, in almeno due occasioni l’insigne economista Marattin ha mostrato tutta la sua statura di statista. Per esempio il 14 agosto, dopo il crollo del Ponte Morandi, quando ha scritto su Twitter: “Preghiere per le vittime e i feriti. Con quello che rimane delle preghiere, la speranza che – la prossima volta ci sarà occasione – gli italiani con il proprio voto rimandino nella fogna quelle miserabili teste di cazzo che hanno il coraggio di sparare fesserie su spread e a us t er i tà ”. Sontuosa anche la performance del novembre 2012 su Facebook, quando se la prese garbatamente con Vendola: “Nichi, per usare il tuo linguaggio, ma va’prosaicamente a elargire il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscriminata”. Daje Luigi: e che non si dica che i renziani insultano. Quello lo fanno gli altri: i “cialtroni”, le “miserabili teste di cazzo”, gli “elargitori di orifizi anali”. Insomma: tutti quelli che non la pensano come ‘sto fenomeno.