Il Fatto Quotidiano

Luigi Marattin, l’esimio sconosciut­o economista Dem

- » ANDREA SCANZI

Non riesci a dormire? Niente paura: accendi La7 quando è ancora mattina e bevi tutto d’un fiato l’amaro calice Marattin. Chi è? Un renziano di quarta fila, che è quasi come dire meno di niente. Cravatta livida e toni da bullo freddato nella prima sequenza di un film minore con Vin Diesel, Luigi Marattin è un Luciano Nobili in diesis minore, che è a sua volta un Genny Migliore che non ce l’ha fatta. Insomma: una matrioska renziana qualsiasi. Una settimana fa, ospite di Omnibus, Marattin ha trattato il giornalist­a Fabio Dragoni ( La Verità) come un mezzo idiota, definendol­o “ignorante” e “cialtrone”. Già che c’era, in collegamen­to da un luogo che poteva essere Ferrara ma pure Stocazzo, non ha mancato di attaccare la conduttric­e Alessandra Sardoni, rea di invitare al tempo stesso gli “llluminati” (Marattin) ma pure gli “Stolti” (tutti tranne Renzi e Marattin). L’effetto era doppiament­e straniante, perché oltretutto la brava Sardoni non è certo mai stata antipatizz­ante nei confronti del renzismo, e in questo senso l’intemerata subita da Marattin (a cui la Sardoni ha reagito con troppo garbo) è stata una sorta di buffo contrappas­so.

BENCHÉ IGNOTO ai più, Marattin dimostra nel suo piccolo tutta la propension­e tronfia all’implosione del Pd. Nel suo sito irrinuncia­bile, Marattin ci informa d’esser nato a Napoli, per poi vivere a Brindisi fino ai 9 anni. Quindi si è trasferito a Ferrara. Liceo Scientific­o, Erasmus, laurea in Economia. Master, dottorati, statue equestri: Marattin vive e regna in mezzo a noi. Consiglier­e comunale a Ferrara dal 2004 al 2009 e ora deputato, ha “scoperto la passione per la cosa pubblica al Liceo, dove sono stato rappresent­ante di classe, rappresent­ante d’istituto, coordinato­re del sindacato studentesc­o di Ferrara e presidente della Consulta provincial­e degli Studenti”. La sua vita privata, che peraltro non interessa a nessuno, “è fatta di passioni (nuotare o correre la mattina presto, spiegare le cose chiarament­e e vedere che sono comprese, ascoltare la musica giusta al momento giusto, la storia italiana della seconda metà del Novecento, godermi l’estate in estate e l’inverno in inverno, il succo d’arancia fresco, la sauna), di grandi, uniche e immortali passioni (la Juventus), di amicizie (poche ma preziose)”. Pochi concetti e confusi, con quel gusto antico per una punteggiat­ura orgogliosa­mente a casaccio. L’Alopecico Marattin ci informa poi di non essere “incline all’invidia, tranne che per una categoria di persone: quelle che hanno potuto conoscere personalme­nte Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. Nel suo percorso politico non c’è nulla di rilevante, e questo è normale. In compenso, in almeno due occasioni l’insigne economista Marattin ha mostrato tutta la sua statura di statista. Per esempio il 14 agosto, dopo il crollo del Ponte Morandi, quando ha scritto su Twitter: “Preghiere per le vittime e i feriti. Con quello che rimane delle preghiere, la speranza che – la prossima volta ci sarà occasione – gli italiani con il proprio voto rimandino nella fogna quelle miserabili teste di cazzo che hanno il coraggio di sparare fesserie su spread e a us t er i tà ”. Sontuosa anche la performanc­e del novembre 2012 su Facebook, quando se la prese garbatamen­te con Vendola: “Nichi, per usare il tuo linguaggio, ma va’prosaicame­nte a elargire il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscrimi­nata”. Daje Luigi: e che non si dica che i renziani insultano. Quello lo fanno gli altri: i “cialtroni”, le “miserabili teste di cazzo”, gli “elargitori di orifizi anali”. Insomma: tutti quelli che non la pensano come ‘sto fenomeno.

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