Il Fatto Quotidiano

Alitalia, arrivano le Fs (e i colossi statali)

Il piano Le Ferrovie presentano l’offerta per il 100%, ma poi entreranno partecipat­e e un vettore estero

- » CARLO DI FOGGIA

Il complesso e arduo salvataggi­o dell’Alitalia entra nel vivo. Siamo, come si suol dire, alle battute finali per mettere nero su bianco l’interesse delle Ferrovie nell’ex compagnia di bandiera, secondo il piano studiato dal governo, o meglio dagli uomini del ministero dello Sviluppo economico guidato da Luigi Di Maio.

IERI SERA il cda dell’azienda dei treni guidata da Gianfranco Battisti ha vagliato l’offerta che sarà presentata mercoledì, ultimo giorno disponibil­e. Lo schema sarà in due tempi. Le Fs formalizze­ranno ai commissari di Alitalia, da quasi due anni in amministra­zione straordina­ria, un’offerta sul 100% degli asset, destinati a confluire in un successivo momento in una nuova società ( newco) scorporata dalle passività. Sarà “vincolante”, ma non troppo. Nel senso che sarà subordinat­a alla realizzazi­one del successivo step, cioè l’ingresso di altri “investitor­i istituzion­ali” e“privati”. Per i primi, risulta al Fatto, il ministero dello Sviluppo economico coltiva l’idea di far entrare le grandi partecipat­e pubbliche: sicurament­e la Cassa Depositi Prestiti, ma l’ipotesi è di coinvolger­e anche Poste, l’ex Finmeccani­ca (Leonardo) e l’Eni, che peraltro è il principale fornitore di carburante di Alitalia (voce che nel bilancio della compagnia vale almeno il 35% dei costi). Tra i secondi rientra invece una compagnia aerea, che si occuperà della parte gestionale. In corsa c’è ancora EasyJet, ma anche gli americani di Delta e i tedeschi di Lufthansa. Questi ultimi due sono più avanti nello studio del dossier e la scorsa settimana hanno di nuovo avuto accesso alla Data room (il presidente di Delta, Glen Hauenstein conosce il vettore italiano, di cui è stato direttore generale e commercial­e durante l’era Mengozzi).

Insomma, le Fs faranno un’offerta ma la trattativa con i commissari proseguirà poi insieme agli attori interessat­i. O non se ne farà nulla. Le Ferrovie infatti hanno intenzione di diluire la quota di capitale il prima possibile (restano, insomma, concentrat­e sul loro core business, senza distoglier­e risorse dalle Frecce o dal trasporto regionale). La percentual­e di capitale del vettore estero non sarà superiore al 49%, perché il governo vuole che la maggioranz­a resti in mani italiane. Probabile che alla fine della giostra l’azienda dei treni e le altre partecipat­e pubbliche deterranno una quota intorno al 60% del capitale, e il restante 40 andrà alla compagnia aerea straniera, che però avrà un peso rilevan- te nelle scelte managerial­i. Al momento non sono note le cifre, ma alla newcoserve un importante investimen­to finanziari­o per poter progettare un rilancio che punti sul lungo raggio. Si parla di almeno 1,5 miliardi.

QUESTO complesso schema serve al governo per evitare due grossi problemi nell’immediato. Il primo riguarda il prestito ponte pubblico da 900 milioni (800 di cassa più 100 di interessi da versare) che va restituito al governo entro metà dicembre, e che la Commission­e Ue è pronta a bocciare come aiuto di Stato illegale. Presentars­i con un’offerta vincolante servirà a prendere tempo (a quanto filtra, Bruxelles non avrebbe chiuso la porta all’ipotesi nelle interlocuz­ioni informali avute finora). Il secondo è studiare un’ipotesi che non preveda gli esuberi corposi che sarebbero arrivati con le offerte “spezzatino”, avanzate nei mesi scorsi dai vettori che si erano mostrati interessat­i solo alla parte aerea a lungo raggio. Parte degli esuberi, sempre nelle intenzioni, dovrebbe essere assorbita dagli “investitor­i istituzion­ali”. Tutto questo senza che ci sia ancora un piano industrial­e per rilanciare l’ex compagnia di bandiera, ormai al suo terzo fallimento.

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Ansa Salvataggi­o In scadenza c’è anche il rimborso di 900 milioni di prestito ponte dello Stato

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