I due maghrebini e l’italiano Caccia al quinto del branco
Desirée, gli arrestati chiamano in causa i tunisini. Al vaglio anche la posizione di un romano Oggi a Cisterna di Latina i funerali della 16enne. Proclamato il lutto cittadino nella Capitale
Gli investigatori la chiamano “la pista araba”. Uno degli africani arrestati nei giorni scorsi, infatti, ha puntato il dito contro due tunisini, tali Hitem e Samir. “Il container è il loro”, avrebbe confidato, negando sia di aver fatto sesso con Desirée sia di averla violentata. Una pista che potrebbe portare a ulteriori sviluppi nelle indagini.
I NORDAFRICANI non sono stati identificati ufficialmente dalla polizia, ma si trovano ancora a San Lorenzo e difficilmente si muoveranno prima di essere ascoltati in Questura. È probabile che gli inquirenti vogliano interrogarli prima come persone informate dei fatti. D’altronde, loro stessi sanno che una loro eventuale fuga sarebbe un indizio di colpevolezza. Già nei giorni scorsi, una delle testimoni, Giovanna, aveva riferito agli investigatori che Samir aveva avuto un rapporto sessuale con Desirée in cambio di droga, episodio avvenuto però la mattina del 18 ottobre, dunque prima che la ragazza assumesse il mix letale che l’ha uccisa. Un elemento che chi indaga non vuole trascurare. Non è un caso, infatti, che da giorni in Questura si parli di un possibile “quinto violentatore” o comunque di un’altra persona coinvolta, anche se i riscontri non sono ancora sufficienti. A tirare in ballo l’altro tunisino Hitem, è stata invece già la congolese Muriel. “Quella sera mi aveva invitato – si legge nel verbale – a seguirlo all’interno dell’adiacente container in quanto nello stesso vi era una ragazza sdraiata, su di un materasso priva di conoscenza” e “in quella circostanza mi invitava a rivestirla”. Un manufatto richiamato da uno de- gli africani arrestati come “il container dei maghrebini”.
Diversa, al momento, la posizione degli altri presenti. Gli inquirenti stanno approfondendo la figura di un italiano, tale Marco. “Uno di corporatura più grossa, con la barba, che andava anche a rubare”, ha raccontato nella sua testimonianza il bulgaro Nasko. Marco potrebbe essere colui che riforniva di droga gli africani e, in particolare, avrebbe venduto gli psicofarmaci poi ceduti a Desirée da Youssef quando questa era in crisi di astinenza. “A volte – ha detto ancora Nasko – andava per conto di Koffy a Tor Bella Monaca per comprare della cocaina”. Fonti inquirenti, tuttavia, affermano che “al momento Marco non è una nostra priorità”, in quanto non avrebbe recitato un ruolo determinante nell’omicidio della ragazza. Stesso discorso per Koffy, altro africano richia- mato nelle testimonianze che “era lui che vendeva la cocaina” ed è stato poi lui il primo ad accorgersi delle condizioni critiche di Desirée. Intanto, dopo le prime dichiarazioni spontanee fornite il giorno dell’arresto, il senegalese Paco è tornato ad ammettere il rapporto sessuale “consenziente” – a suo dire – avuto con Desiree “vestita con una maglietta rosa e una gonna”, mentre la ragazza quel giorno indossava una maglietta bianca e dei pantaloni della tuta.
PER ORA in carcere a Roma ci sono i due senegalesi, Mamadou Gara e Brian Minteh, e il nigeriano Chima Alinno, soprannominati rispettivamente Paco, Ibrahim e Sisco. A Foggia, invece, resta in isolamento Yusif Salia, la cui posizione appare essere quella più grave, essendo stato additato da tutti come colui che avrebbe ceduto la sostanza stupefacente e il metadone alla ragazzina, per poi farci sesso. Il 32enne ghanese, fermato venerdì scorso a Borgo Mezzanone, sarà interrogato nei prossimi giorni.
Intanto, ieri pomeriggio, la pm Maria Monteleone ha ricevuto la mamma e la nonna di Desirée e ha dato il nullaosta per la restituzione del corpo alla famiglia. L esequie che si svolgeranno oggi alle 15.30 a Cisterna di Latina. La sindaca di Roma Raggi ha proclamato una giornata di lutto cittadino: “Roma vuole manifestare la vicinanza ai familiari. Tutti i cittadini partecipano al loro profondo dolore”, ha fatto sapere la prima cittadina.
I nordafricani Non identificati ufficialmente, sono ancora a San Lorenzo e saranno ascoltati