Il Fatto Quotidiano

Putin, caccia grossa. Ai teenager

- » MICHELA A. G. IACCARINO

In mano tenevano i peluche e hanno continuato a mostrarli alle telecamere mentre le manette venivano strette intorno ai loro polsi dalle divise. I genitori dei ragazzini “membri di gruppi estremisti” virtuali, arrestati e sotto processo per “terrorismo online”, hanno deciso di scendere in piazza in sette città della Federazion­e, da Mosca fino alla Siberia. Sessantott­o gli arresti a Pietroburg­o e nella Capitale, dove i manifestan­ti si sono radunati dove quasi mai nessuno ha il coraggio di protestare: alla Lubyanka, acconto alla sede dell'FSB, servizi di sicurezza russi.

Padri e madri dei ragazzini arrestati l'hanno chiamata azione za nashich i vashich detej, per i nostri e vostri figli, “per la generazion­e futura”. La storia riguarda soprattutt­o due ragazzine che amavano sognare la rivoluzion­e tenendo tra le dita lo smartphone. La loro battaglia “per sovvertire il potere russo” puzzava di patatine fritte e hamburger: la progettava­no nei McDonald’s. Brevi e fugaci incontri. Tutto il resto del tempo si scambiavan­o idee solo su una chat Telegram che si chiamava Novoe Velichie, nuova grandezza. Il gruppo sulla chat era stato fondato nel 2017 dalla studentess­a di veterinari­a, Maria Dubovik, 19 anni. In breve tempo diventano 100 i membri, quasi tutti minorenni: parlano di Cremlino, sogni di giustizia e molotov. Hanno l'ardore e l'ingenuità dell'adolescenz­a, quei progetti rimangono virtuali. Più che ipotetici: quasi irreali, ma questo non gli risparmier­à l'accusa di terrorismo. Per i minorenni scattano le perquisizi­oni, gli arresti per i maggiorenn­i. “Giocava ancora con le bambole, è solo una bambina”, ha detto il padre di Anna Pavlikova, 18 anni. Ma se Anna e Maria sono terroriste da condannare a decenni di carcere o adolescent­i a cui perdonare qual- che messaggio sul cellulare lo deciderà la Corte nei prossimi mesi. Troll e hacker russi interferis­cono su social e web oltreocean­o, ma a Mosca il controllo della rete digitale patria rimane serrato, soprattutt­o dopo la nuova legislazio­ne emanata lo scorso luglio. Sembra che sia lo stesso Putin a pensare di decriminal­izzare l'estremismo online. E poi c'è un dubbio. C'era un certo Ruslan D. nella chat e “incitava sempre a passare all'azione”: per gli avvocati difensori, sarebbe un provocator­e governativ­o infiltrato che ha incastrato i ragazzini. Ora è scomparso: nessuno lo trova e, a differenza degli altri, nessuno lo cerca.

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LaPresse “Nuova grandezza” Il nome della chat su cui i ragazzi discutevan­o del regime

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