Il Fatto Quotidiano

Il Codice Da Vinci ricomposto In 7 mila lastre le frasi perdute

LEONARDO Fino al 20 gennaio 2019, per il 500° dalla morte, gli Uffizi espongono le 72 pagine Leicester sull’acqua. Il curatore Galluzzi: “Le parti ritrovate potrebbero essere rivoluzion­arie”

- » ALESSIA GROSSI

Settemila lastre fotografic­he dei primi del 900 che permettera­nno nei prossimi anni di completare alcune frasi, disegni o parole di Leonardo da Vinci sfumate dai suoi quaderni.

Perché non solo le brutte, ma, a volte, anche le belle notizie non vengono da sole. Con l’arrivo del Codice Leicester alle Gallerie degli Uffizi di Firenze, da oggi visibile al pubblico, è giunta anche la riprova che nelle fotografie custodite dal Museo Galileo ci fossero i pezzi mancanti di quello stesso Codice, portati via dal tempo, la luce e l’usura. Ma – chissà – “destinati a diventare strumenti fondamenta­li della ricerca sul genio di Vinci”, come spera entusiasta Paolo Galluzzi, direttore del Museo Galileo nonché curatore della mostra che resterà agli Uffizi fino al 20 gennaio come primo appuntamen­to del 500° anniversar­io dalla morte di Leonardo (Vinci 15 aprile 1452-2 maggio 1519).

È l’acqua che move il Sol e l’altre stelle...

Ma prima delle lastre fotografic­he viene il Codice, in 18 bifogli quasi tutti dedicati all’acqua. “Microscopi­o della natura” come recita il titolo dell’esposizion­e progettata dal direttore degli Uffizi, Eike Schmidt e da Galluzzi. Settantadu­e pagine giunte direttamen­te dal ca ve a u di Bill Gates che nel 1994 le comprò per 30 milioni di euro. Sulle pagine autografe esposte vergate quasi interament­e da destra verso sinistra e leggibili dai visitatori attraverso i Codescope , schermi interattiv­i da cui è possibile anche sfogliarle e zoomare sui dettagli, il mancino Leonardo appuntò ogni teoria e studio sull’elemento che quasi più dell’aria lo affascinav­a: l’acqua.

Era il tempo della Firenze che Benvenuto Cellini ribattezzò “La Scuola del Mondo”. Qui, tra il 1504 e il 1508 Leonardo si dedica a studi di anatomia presso l’Ospedale di Santa Maria Nuova; cerca di far volare l’uomo; fallisce ne ll ’ impresa di dipingere il murale La battaglia di Anghiari a Palazzo Vecchio. E soprattutt­o, studia la rottura degli argini dell’acqua dell’Arno – grande protagonis­ta del Codice –; dà vita alla teoria che accomuna il flusso dei fiumi a quello sanguigno e al percorso dell’aria nei polmoni; il moto ondoso dei mari – che Leonardo disegna a margine dei fogli come opera d’arte –; lo studio delle gocce d’acqua e le bolle di sapone.

Fino al progetto avvenirist­ico del canale navigabile s u l l’Arno, per realizzare il quale addirittur­a inventa un modo per rendere fattibili gli scavi della collina: il metodo lanterna. È lui stesso a fare i rilievi di notte. Abbiamo le prove.

Il sindaco attuale di Firenze, Dario Nardella, presente all’inaugurazi­one prende appunti. Non si sa mai.

Il primo uomo che vide la Luna e non il dito

Tra le riproduzio­ni anche in 3D delle scoperte di Leonardo, quella sulla Luna che confuta la teoria del suo tempo secondo cui il satellite sarebbe una superficie di cristallo. Se così fosse, il Sole in lei si specchiere­bbe sempre come un puntino nero. Ma così non è, la superficie luna- re sarà non disomogene­a? Già, Leonardo aveva scoperto anche la Luna.

Diluvio e altre credenze: ironia di una Genesi

“Si definiva modestamen­te ‘omo sanza lettere’, ma non era così: nella sua biblioteca c’erano classici, sia filosofici che scientific­i, 200 libri. Da Platone a Archimede, a Dante Alighieri”, spiega il direttore Galluzzi. “Ma soprattutt­o dal Codice emerge che non accettava mai il sapere in modo passivo. Si fa beffe delle credenze del suo tempo, anche di quelle religiose. Del Diluvio universale scrive: ‘ L’acqua coprì la Terra, così dice chi la misurò’”, racconta ancora Galluzzi.

Quanto è scientific­a questa pittura

“Questa non sarà l’un i c a mostra per la ricorrenza leonardesc­a – commenta il direttore Schimdt – ma qui è possibile passare dallo studio degli ostacoli che cambiano il verso dell’acqua, alla sua traduzione in arte nelle caviglie di Giovanni Battista ritratte nel B at te si mo di Cristo presente nella nuova sala di Leonardo solo due piani sopra”. Perché non c’è bisogno di chiedere indietro la Gioconda – oltretutto “intrasport­abile senza che si rischi di rovinarla”, come spiega il direttore, per ricordare il triste giorno in cui il genio morì e da allora mai nessuno lo superò.

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Tra ostacoli e battesimi Nel Codice Leicester i disegni di macchine elevatrici e impianti di scavo e gli studi sulle deviazioni dell’acqua tra gli oggetti

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