IL DEBUTTO Jon Spencer canta da solo il (nuovo) blues
Non una raccolta di successi, ma 12 pezzi reinventati mescolando vecchi stili
Jon Spencer è per i cultori del rock’n’roll più rumoroso e deviato un’autentica leggenda. Uno dei più scomodi e ostici antieroi musicali degli ultimi anni, che ha fatto dell’estremismo sonoro la sua bandiera.
PERSONAGGIO di culto e caposcuola della scena punk-blues, nella sua carriera ultratrentennale ha segnato profondamente l’underground americano con band quali i Pussy Galore (alfieri della “bassa fedeltà” e di un approccio “rumorista” al r’n’r) e i Boss Hog (con a fianco la moglie Cristina Martinez). Ha raggiunto la notorietà con quella indomabile macchina da guerra rispondente al nome di Blues Explosion, una delle band più affermate e stimate nel panorama del cosiddetto “rock alternativo”: senza di loro sarebbero impensabili gruppi come i ben più fortunati White Stripes e sulla loro scia tutto il filone del garage revival. Jon Spencer ha il merito di aver traghettato il blues nel Terzo millennio, ridandogli nuova linfa ed energia, attingendo con indole ribelle, iconoclasta (in una parola, punk) alle radici della musica nera e americana: blues e rhythm’n’blues, ma anche soul, funk e r’n’r, spogliati di ogni orpello e riportati alla loro cruda, originaria essenza.
È un blues primordiale, maltrattato e stravolto, a tratti psicotico, che rilegge la tradizione del Delta con spirito moderno, dissacrante e irriverente e fa confluire in una miscela incendiaria Elvis e Rolling Stones, Stooges e Captain Beefheart, Cramps e Sonic Youth. Con il suo debutto da solista l’artista newyorchese torna al blues scarno e cattivo degli esordi e il risultato è all’altezza dei suoi migliori lavori.
NON UNA RACCOLTA di “successi”, come il titolo dell’album lascerebbe intendere, ma dodici brani nuovi, che rimescolano con ritrovata verve e ispirazione gli elementi tipici del suo stile: suoni sporchi, chitarre graffianti e distorte, percussioni tribali e la sua inconfondibile voce roca e sexy. Gli ingredienti sono gli stessi, ma il tutto suona sempre irresistibilmente eccitante. Insomma, lui è tornato ed è più vivo che mai. Lunga vita a Jon Spencer!